Nemico invisibile

12 novembre 2021, Enzo Pettinelli
Sono passati quasi due anni da quando la minaccia di un nemico invisibile ha bloccato i gesti maniacali dell’uomo. Strade deserte, silenzi irreali, solo il canto degli uccelli e i profumi della natura. Anche la palestra del ping-pong vive la solitudine. I 12 tavoli solitari sembrano vivere la pace dell’anima. In assenza di giocatori superbi come teatranti, a replicare gli stessi gesti logori e decadenti. Sono come pavoni senza penne, con il bisogno di disturbare o allontanare i nuovi frequentatori dallo spirito ancora puro. E coltivare il proprio sogno, come in passato i vecchi pavoni hanno tentato. Il rettangolo con i 12 tavoli aspetta i frequentatori che lasciano i problemi fuori dalla porta d’ingresso, e giocano come persone normali. Perché le parole non sostituiscono le pene, né tantomeno le illusioni.

Approfondimento 100 Metri e Ping-Pong

30 agosto 2021, Enzo Pettinelli
Facciamo una veloce riflessione sull'uomo più veloce delle ultime olimpiadi di Tokyo. Alla partenza 8 atleti. Dopo il pronti, senza aspettare lo sparo, l'atleta più vicino all'italiano parte. Lo seguono altri sei. Solo uno non si muove, Jacobs. Un allenatore di ping-pong dovrebbe essere facilitato a capire.

I fantasmi seguono le ombre, l'uomo aspetta, senza attenzione. L'allenatore vede i particolari di ogni gesto, vede se nel percorso del giocatore ci sono dei tratti inutili che disturbano e rallentano l'azione, costringendo ad arretrare, anche quando il gioco non è veloce.
Il centometrista non arriverebbe in finale, se con severità non avesse pulito la propria gestualità. Dall'appoggio dei piedi alla spinta delle spalle fino alle mani.

Il fantasma che alberga nella mente è irrequieto. Quattro anni di allenamento per la vita. Una manciata di secondi per afferrare la luce alla fine del tunnel. Oppure il buio che allunga il tunnel di quattro anni. Solo per chi ha corso, ed era già un uomo non ha bisogno della luce dell’arena, perché l’ha dentro di se ed è in pace con se stesso. Nel ping-pong di casa nostra, il tunnel della verità non l'hanno mai visto. Troppo lontani da Atene e dei suoi filosofi. Il ping-pong non è così rapido come i 100 metri. Il percorso può diventare uno stillicidio denso di ombre e di fantasmi, dove tutti si fermano senza poter dare uno sguardo ai finalisti. E non scatta nemmeno l'illusione di poter mettere piede all'ingresso del tunnel della speranza.

Olimpiadi

12 agosto 2021, Enzo Pettinelli
Le Olimpiadi di Tokyo si sono chiuse. Per l’Italia si è aperto un nuovo capitolo, fatto di sorrisi e facce pulite. A Wimbledon, un viso sereno più bello di quello del vincitore, ha trasmesso una serenità mai assaggiata. Anche gli Europei di Calcio ci hanno impresso nella mente una camicia luminosa. Una lezione per molti dirigenti, che con le facce senza luce, e con comportamenti maniacali, cercheranno di frenare la rinascita dello spirito, che si sta diffondendo nello sport italiano. La marea di sorrisi veri è partita. Il nostro sport non sarà più come lo abbiamo conosciuto.

Centro Estivo di Ping-Pong

07 agosto 2021, Enzo Pettinelli
Senigallia, il volo dei giochi e degli sport.
Con la fine di luglio è terminato il primo ciclo della colonia estiva. Grazie alla struttura, progettata per l'attività motoria e per l’accoglienza sociale, si sono contate 1500 presenze di bambini dai 6 agli 11 anni.
Il Centro Tennistavolo è stato ideato con un grande giardino antistante che ha permesso di praticare attività motoria all'aperto con giochi come frisbee, caccia al tesoro, palla prigioniera, corsa con i sacchi, giochi d’acqua ecc…
Nella hall, pensata per accogliere, si sono svolti giochi come la dama, scacchi, disegno, lego e piccoli laboratori creativi.
Poi in palestra tutti a giocare a ping-pong, badminton, pallamano e calcetto con palla di gommapiuma.
Una volta a settimana un appuntamento sulla vicina spiaggia per un bagno, giochi con la sabbia e un po’ di ginnastica. Poi una passeggiata al parco vicino, dove è possibile trovare tanti giochi per diverse età, compreso il basket.
Tutte le attività sono state guidate da Sabrina Moretti con l'aiuto di quattro ragazzi del servizio civile italiano e altri tre volontari della società Tennistavolo Senigallia. Straordinaria la coincidenza delle Olimpiadi dove i bambini davanti allo schermo si sono ritrovati ad applaudire l'Italia.

Allenatore più Famoso

03 giugno 2021, Enzo Pettinelli
L'allenatore tormentato chiede allo specchio: "Specchio delle mie brame, chi è l'allenatore più famoso del reame?" Risposta: "Non sono lo specchio. Cosa sei rincoglionito! Stai guardando la foto di tuo nonno appesa al muro."

Seconda Pausa

16 novembre 2020, Enzo Pettinelli
La prima è stata molto interessante dal punto di vista psicologico. La palestra con i suoi 16 tavoli ha spento le luci ed è piombata nel silenzio. Un’interruzione durata diversi mesi, dopo 35 anni di suoni e di parole. Un tunnel inaspettato e irreale. Dopo un primo periodo, dove i tavoli nella penombra, sembravano circondati da fantasmi inquieti, sono svaniti. Così questo luogo lentamente ha purificato lo spirito. La lancetta dell'orologio all'improvviso si è bloccata. L'orizzonte è scomparso. Mentre il passato vede l'orologio con le lancette che si muovono all'indietro. Creando un vuoto che non potrà essere colmato con la materia.
Con la seconda interruzione, la precarietà si rinnova. Le vecchie abitudini ancora di più perdono consistenza. Lo sport come compensazione emotiva non trova più la cultura dell'io. Gli organizzatori dello sport del passato non possono avere le conoscenze per impostare il nuovo sentiero.

Ugo Luccio - Il mio ricordo

28 ottobre 2020, Enzo Pettinelli
L'ho conosciuto alla fine degli anni 60, la prima impressione è stata quella del Piccolo Sceriffo, personaggio affascinante dei fumetti. Preciso composto e misurato. Ci si parlava bene. Anche se il suo pensiero era sempre compiuto. I miei ragionamenti erano troppo dell'esploratore. In comune quando dovevamo ascoltare l'oratore di turno, ci annoiavamo sempre. Noi ci sedevamo vicini e giocavamo ad indovinare i quattro numeri, un passatempo. Non ci piaceva molto ascoltare. Ugo aveva la sua vita. Io ne cercavo una nuova. Era consigliere nazionale e commissario tecnico. Gestiva il settore tecnico da casa, compresa tutta la corrispondenza internazionale. Un ufficio che aveva creato e non poteva essere gestito a Roma. Quando nel 1958 nasce la racchetta Sandwich che in breve tempo dilaga in tutto il mondo rivoluzionando il gioco, la nazionale italiana ha provato a sostituire la vecchia racchetta puntinata.

DECISIONE CORAGGIOSA
Dopo molte insistenze di Luccio, i giocatori hanno provato e riprovato ma alla fine c'è stato il rifiuto. Così Luccio prende una decisione coraggiosa. I giocatori non cambiano racchetta allora si cambiano i giocatori. Così forma una nazionale assoluta con giocatori di categoria giovanile, con questa formazione si partecipa all'attività internazionale per apprendere. La Federazione ancora era g.i.t.e.t affiancata alla Federazione Tennis. Mancavano risorse economiche. Di allenamenti collegiali non se ne parlava nemmeno. Il ping-pong doveva arrangiarsi da solo anche nelle trasferte all'estero. Luccio aveva tutto sulle sue spalle. C'era anche Magni che gli dava man forte. Ma la situazione era difficile. Passa un po’ di tempo fra curiosità di come si gioca il ping-pong all'estero. Qualche racconto un po' fantasioso, ma le notizie giravano con grande curiosità e meraviglia.

UN MODELLO DA SEGUIRE
I giovani giocatori della nazionale rappresentavano un modello di gioco per tutti. Ravini, primo produttore italiano di articoli da ping-pong e grande appassionato, aiutava economicamente lo sviluppo. Aveva sponsorizzato alcuni giocatori. A noi aveva regalato tre tavoli Joola. Il mio rapporto con Ugo è stato sempre corretto ma si era creata una tensione politica tra la società e la Federazione siccome Luccio oltre ad essere commissario tecnico era anche consigliere nazionale, e quindi non poteva sentirsi libero.

RICORDO
Si ricorda che ci sono state tre squalifiche a vita, in pochi anni. Un fatto che non ha precedenti non solo nel nostro sport. Lo stesso consiglio, con l'arrivo del nuovo segretario, organizzerà in Italia importanti manifestazioni internazionali che daranno grande visibilità in tv e sulla stampa. Tralascio la politica, e parlerò solo del ricordo personale con Ugo. Trascinato dalle mie caratteristiche, gli parlo delle mie esperienze da allenatore. Gli racconto che Ravini mi aveva fatto avere un abbonamento alla rivista giapponese Butterfly, dove venivano pubblicate le sequenze fotografiche di gioco dei migliori giocatori del mondo. Quindi gli spiego che i migliori giocatori si muovevano con armonia gestuale che per me era la linea base, movimenti come passi di danza. Ugo mi stoppa subito, e mi risponde che i colpi migliori sono quelli che entravano. Ho provato ad insistere sulla mia teoria. Nulla da fare, irremovibile. Ho evitato altri confronti. E dentro di me pensavo che una linea tecnica istintiva fosse completamente sbagliata.

PARLAVAMO DI TUTTO
Così con il tempo quando ci incontravamo nei tornei, parlavamo di tutto e mai della nostra diversità tecnica. Passa del tempo, Ugo in ogni occasione era sempre presente. Era importante per le società e per gli allenatori, e per i giocatori che ci parlavano tutti volentieri. E aveva sempre un messaggio sull’evoluzione del gioco che veniva praticato nel mondo. Testimonianze che piacevano e incuriosivano anche me. Col passare del tempo come allenatore portava sempre un suo allievo. Sempre ragazzi bravi sia nel gioco che nel comportamento. Ogni giocatore era diverso dall’altro. Siccome facevano dei buoni risultati, ho iniziato a riflettere sulla frase che mi aveva detto quando ci siamo confrontati tecnicamente: “il colpo migliore è sempre quello che entra”. Mentre per me il colpo migliore era quello che esteticamente era più armonioso. Così aspetto che attraverso i risultati si potessero confrontare queste due scuole di pensiero.

INTANTO IL TEMPO SCORRE
Col passare del tempo mi rendo conto che la scuola di Ugo è impostata su un solo giocatore alla volta, che con il tempo sostituisce. Giocatori tutti diversi tra loro. Tutti bravi e efficaci nel gioco e di carattere eccellente. Alcuni giocatori sono entrati in nazionale, mantenendo questo ruolo nel tempo. Qualità che non riscontro tra i miei giocatori. Faccio un'analisi, i miei giocatori non sono stati scelti attraverso una selezione, questo può essere una causa. Mi rendo conto che ho puntato su un percorso tecnico complesso e preciso. Che sentivo emotivamente. E comincio a pensare che anche la mia scuola può essere un’utopia. Troppo complessa nella ricerca del gesto e della musicalità, che mi trascinava emotivamente, ma probabilmente difficile da assimilare. Mentre Ugo sceglieva il giocatore in sintonia, accoglieva le qualità innate e le allenava.

L’IMMAGINE
Oggi nella mente mi è rimasto il ricordo del piccolo sceriffo gentile e determinato che è stato il promotore e il fondatore del Tennistavolo dell'era moderna. Dedicando tutto il suo tempo libero con infinita dedizione e senza scopo di lucro, per far crescere l'Italia nel contesto internazionale. Ciao piccolo sceriffo, ti ringrazio di cuore e con affetto. Ora che hai preso un nuovo cammino, in silenzio e in punta di piedi come il tuo spirito. Il destino ha voluto segnare questo momento fermando la danza e il suono della pallina. Un saluto di cuore alla compagna di Ugo che ricordo sempre misurata ed elegante, nelle rare comparse durante i tornei nazionali.

Un abbraccio con profondo rispetto
Enzo

Sogno

03 settembre 2020, Enzo Pettinelli
Il referendum sul taglio dei parlamentari ha dato esito positivo. Il risparmio sarà di mezzo miliardo di euro. I parlamentari eletti discutono come spenderli. Una prima proposta, viene motivata: “poiché ora siamo di meno, dobbiamo lavorare di più. Propongo di aumentare lo stipendio”. Un secondo parlamentare propone: “con questi soldi possiamo regalare sei pizze a tutti gli italiani, così al ristorante possono festeggiare e capire che lavoriamo per il popolo”. La terza e ultima proposta, il parlamentare dice: “questi soldi risparmiati non sono pochi, possiamo costruire 1000 palestre. Una media di 10 per provincia. Così potranno essere utilizzati per le scuole al mattino, e per lo sport e salute durante tutto il pomeriggio”. Si apre la discussione tra i parlamentari e poi si passerà alle votazioni. All'improvviso vedo una luce negli occhi. E’ l'alba, un raggio di sole filtra dalla finestra e mi sveglia.

Ombrellone 2021

17 agosto 2020, Enzo Pettinelli
Fra un anno in questo periodo saremo distanti dalle Olimpiadi che si terranno in Giappone. La pandemia sarà stata aggredita dai vaccini mai così numerosi che anche questi cercheranno di salire sul podio. Per il ping-pong 86 uomini e 86 donne per 5 gare: sing. M.F, doppio misto e doppio M.F. Per valore sono già qualificati 22 uomini e altrettante donne. Per completare il tabellone si svolgeranno le qualificazioni.

UNA NOTIZIA STRANA ARRIVA DALLA CINA
Pur avendo due atleti già qualificati, questi hanno fatto una gara di qualificazione interna, che può avere il valore di una verifica. Ma se le Olimpiadi si faranno fra un anno, ci dovrà essere una ragione.

CAMBIO DI PALLINA
E’ un po' di tempo che la pallina ha avuto delle variazioni, sia nella dimensione che nei materiali. Oggi si gioca con una pallina che va più piano e prende meno effetto. Con la pallina più grande ma sempre di plastica, il gioco si è rallentato. Questo ha allungato la vita sportiva dei giocatori alla via del tramonto. Poi la pallina è diventata di plastica e arriviamo ai tempi di oggi. La pallina prende poco effetto e per fare un buon gioco la palla deve abbassare la parabola. Semplice a dirlo, ma un giocatore ha degli automatismi. Così i cinesi si ritrovano con problemi fisici.

CONSULENZE AMERICANE
E’ da qualche tempo che hanno assoldato degli esperti americani per risolvere questo problema. Forse la gara di qualificazione per le Olimpiadi è servita per testare le condizioni fisiche degli atleti.

Ricordi da spiaggia

13 agosto 2020, Enzo Pettinelli
Uno dei punti più sensazionali. Mondiale a squadre maschile. Cina e Corea. Siamo sul quattro pari. Ultima partita e set. 20 a 19 per la Corea. Durante lo scambio al coreano arriva una palla alta. La palla del tetto del mondo. Il coreano si avventa con tutta la forza, schiaccia e finisce con una capriola sul pavimento. Si alza con un salto, con i pugni in cielo e con un sorriso esplosivo rivolto alla sua panchina. Giocatori e tecnici seduti hanno le mani in testa, con l'espressione funerea. La schiacciata era finita dove il cinese aveva la sua racchetta, senza speranza. La palla viene rinviata come un proiettile. 20 pari la storia finisce qui. Il coreano aveva festeggiato. Nella delusione non troverà più la concentrazione. Non conosciamo la storia successiva di questo giocatore. Però sappiamo che un coreano vincendo l’oro alle Olimpiadi ha avuto tutti gli onori in patria e un vitalizio per una vita felice.

Sotto l’ombrellone di Bargagli parte l’eco silenzioso

11 agosto 2020, Enzo Pettinelli

Londra 1936, mondiali. Siamo ancora figli legittimi del tennis. Il punteggio è uguale al tennis. Solo il servizio troppo offensivo è stato modificato con il doppio rimbalzo, ma eseguito in diagonale.

I CLUB SPERIMENTANO
Si giocano gli incontri un solo set fino a 100, fino a 50 ecc. Poi la federazione stabilisce il punteggio fino a 21. A squadre 2 set su 3 in 60 minuti e per il singolo 3 su 5 in 100 minuti. Ma se non si completa il punteggio, i giocatori vengono scacciati. Una punizione.

CAMBIO ANCORA
Ogni set avrà 20 minuti e chi sarà più avanti vince il set. In caso di parità di punti, verranno concessi altri 3 minuti. Ma se saranno ancora in parità scatta la squalifica per entrambi i giocatori. Una vera e propria persecuzione ai palleggiatori.

ATTACCO FORZATO
Nel 1963 se un set non finisce entro 20 minuti ci sarà lo stop. Se al giocatore che serve, gli ritornerà la pallina sul suo campo per la tredicesima volta perderà il punto. Con questo sistema dovranno terminare l’incontro. Il servizio sarà alternato ad ogni punto. L’anno successivo i 20 minuti diventeranno 15.

LA RACCHETTA DI OGIMURA
Alla fine degli anni ’60 nasce la racchetta con le gomme lisce come le attuali. E i palleggiatori dopo pochi anni verranno spazzati via. Mentre i cinesi con le racchette tradizionali con puntini, ma attaccanti, domineranno la scena mondiale. Un’analisi su questa anomalia non è mai stata pubblicata.

Gli eroi del passato

10 agosto 2020, Enzo Pettinelli
Ai mondiali del 1937 a Praga una rumena e una polacca sono ancora 0 a 0. Al primo punto l'arbitro sconvolto si fa sostituire. Un francese contro un rumeno terminano l'incontro dopo 8 ore e 30 minuti. Ricordiamo Pisano che diventa Campione Italiano vincendo contro Moretti al terzo set per 1 a 0, fermato dopo 20 minuti.

Mutamenti

18 luglio 2020, Enzo Pettinelli
I campi da bocce, oggi, sono vuoti e abbandonati. Non ci sono più i lavoratori che facevano crescere le case, mettendo un mattone sopra l'altro con i muscoli del corpo. Nemmeno i contadini che muovevano la terra, sotto il sole cocente, con gli attrezzi degli avi. Le nuove generazioni si sono ingentilite. Parlano con il linguaggio della tv e hanno dimenticato il colore delle parole, che trasmettevano messaggi naif. Anche nel calcio, gli appassionati hanno inventato il calcetto, per non rincorrere la palla diventata troppo veloce che toglie il respiro. Nel calcetto possono emulare Maradona senza strapparsi il sudore dal corpo. Anche il tennis ha ridotto il campo e si è chiuso con le pareti, per un gioco di sponda, dove la palla non scappa e non finisce nelle siepi fuori campo, dove per cercarla dovresti diventare un cacciatore di funghi. Per ironia della sorte anche i tifosi del calcio non urlano più con gesti ginnici esagitati, nello stadio. Oggi guardano con distacco il goal, sprofondati in poltrona. Anche un po' annoiati, perché i giocatori senza boati e rumori, non possono andare a spogliarsi sotto la curva senza voce e senza vita. Anche i giovani vivono la mutazione dei tempi ma, senza una propria storia, è semplicemente l'inizio della loro esistenza. Rappresenterà le radici della loro vita futura, dove gli educatori, con le loro esperienze, risulteranno impotenti. Occorre un’analisi scientifica sui mutamenti avvenuti e che verranno. Questo è un problema molto complesso.

Il Giardino del Ping-Pong

16 luglio 2020, Enzo Pettinelli
Siamo in piena estate. Il ping-pong giocato con moderazione fa risaltare il giardino di accoglienza. Alberi in fiore, api che danzano nella chioma. Due tortorelle, che ritornano da anni, cercano il ramo per fare un nido. Quest'anno abbiamo visto uno scoiattolo salire veloce e saltare da un albero all'altro. Fermarsi, mangiare un frutto e poi un salto che a volte sembra un volo. Nel cielo le rondini sfrecciano. I passeri col tipico battito veloce delle ali giocano e volteggiano. In alto per la prima volta, vediamo volteggiare quattro gazze ladre che, a differenza dei gabbiani, hanno un contorno scuro nell’ala. Nell'ombra del giardino fili d'argento e di luce che ci fanno ammirare la varietà dei colori. È un’estate che ci fa sentire più vicini alla natura. E sentirci un tutt’uno, respirando l'aria piena di vita e di profumi. Nel giardino del ping-pong si può sognare. Sogni che non sentono il bisogno della materia, perché vivono con serenità nello spirito e volano senza ali.

Ping-Pong - Pensiamo a sport e salute

14 luglio 2020, Enzo Pettinelli
Lasciamo scorrere in serenità questo periodo di vacanze e di mare. Nel mese di settembre, contemporaneamente all'inizio dell'anno scolastico, riprenderemo l’attività del ping pong, con indirizzo di formazione motoria insieme a qualche novità. E’ importante sapere che quest’anno anche la scuola dell'obbligo pianificherà più attività fisica, come stabilito dal ministero della salute, e che interesserà i bambini dai 3 fino ai 18 anni. Lo scopo è armonizzare il corpo con la mente.
Noi come società ci impegneremo a mettere a disposizione l'impianto anche per le scuole. Organizzeremo anche incontri domenicali con finalità ludico motorie. Ricordiamo che l'attività fisica armonizzata con la mente ci rinforza il corpo. Arrivederci a settembre, intanto godiamoci l'estate.

Il Villaggio del Ping-Pong - Radici

30 giugno 2020, Enzo Pettinelli

LA STORIA DEL PENSIERO INNOVATIVO
Quando anni fa Senigallia ha raggiunto i vertici nazionali, le condizioni dell'habitat sono di uno spazio di 3 tavoli. Con lo sviluppo del gioco, si toglierà un tavolo. Il pensiero tecnico è rivolto alla ricerca e alla sperimentazione. Sei giocatori più grandi e più avanzati, godono della precedenza per allenarsi ed essere seguiti nel progetto che cresce e si modella attraverso la continua ricerca tecnica e psicologica. Il pensiero tecnico è chiaro e si intuisce la limpidezza della proiezione. Tutto avviene in un piccolo spazio, che si trasforma come un'isola serena carica di entusiasmo. Il gioco nel resto d'Italia è vecchio. Ci sono alcuni giocatori di talento che hanno una propria potenzialità. Ma sono penalizzati perché non hanno una scuola rigorosa di aiuto nei dettagli formativi per il loro futuro. I ragazzi dell'isola in breve tempo scalano i vertici nazionali. Il modello di gioco porterà un cambiamento nella posizione al tavolo e nel gesto di colpi. Raggiunti i massimi risultati in base alle capacità dei giocatori, si intravede lo stallo. Anche se la ricerca produce nuovi pensieri, i giocatori non riescono più ad assimilarli. I risultati riempiono di felicità e entusiasmo dirigenti e gli stessi giocatori. Ma la carica propulsiva si è interrotta. Alcuni giovani che si trovano dietro il drappello di punta, sono cresciuti nei ritagli che potevano trovare nel piccolo spazio della bottega del ping-pong di Senigallia. Però questi giovani oramai cresciuti, non sono all'altezza perché l’habitat non ha potuto dare a loro la pari opportunità.

IL PROGETTO DEL VILLAGGIO
Dopo anni di coinvolgimento tecnico e di ricerca, affiancato da 4 e 5 collaboratori attenti ed efficaci, rimango solo perché lasciano per lavoro. Così ritorno alle origini. E ripenso a tutta la storia passata: la cosa più triste il ricordo di troppi giovani che assistevano agli allenamenti seduti, in attesa che si liberasse uno spazio per loro. E tanti altri che arrivavano con la speranza di poter essere accolti, ma lo spazio non dava loro la speranza. Mentre la società si inebriava consumando la torta di successi, per me il boccone era amaro. Troppi sono stati i giovani che non hanno realizzato il proprio sogno. Ripensando mi viene in mente un giovane già pronto con racchetta in mano, seduto per ore, in attesa che si liberasse un tavolo. A volte passava la serata a guardare senza giocare. Poi lo rivedevo il giorno dopo, dove spiccava il pantaloncino bianco e il viso paziente delicato, mentre teneva la racchetta in mano sempre pronta. Intanto la società festeggiava i risultati ed io ero turbato dai ricordi. E pensavo sempre che l'habitat dove ho lavorato per anni è un luogo ostile. Anche perché avevano usufruito del meglio di quello che la società aveva offerto, in molti non si avvedono dei problemi. E non per loro colpa erano complici. La conseguenza di aver conquistato una posizione di prestigio, fa scattare lo spirito di sopravvivenza, con comportamenti ostili contro chi può mettere a rischio il proprio ruolo. Questo comportamento dei giocatori si amplifica, quando prendono coscienza, che le loro capacità di apprendimento si sono fermate.

È OPPORTUNO ANALIZZARE
L'analisi vuole mettere in luce che se non si vive in un habitat che può accogliere pari opportunità, l'uomo fa emergere i tratti negativi per mantenere le conquiste. Mentre la ragione consiglia di cercare e risolvere la causa di questo malessere. Così nella solitudine guardavo i festeggiamenti e ho deciso di abbandonare il ruolo di allenatore, che oramai poteva assolvere ad un ruolo di mantenimento, senza possibilità di sviluppo e di ricerca successiva.

L'HABITAT
Libero dagli impegni e dalle tensioni che avvertivo, ho pensato solo ad un ambiente dove poter lavorare e accogliere tutti senza barriere psicologiche di spazio. Sono passati circa 40 anni da quando ho immaginato e progettato un luogo ideale dove riprendere non l'attività interrotta, ma iniziarne una nuova che fosse al passo con i tempi. Oggi le famiglie seguono di più i figli. Le condizioni sociali ed economiche sono migliorate. Non si gioca più per un biglietto ferroviario, per fare un viaggio e fuggire dalla propria realtà. Mentre prima gli allenamenti non erano seguiti dai genitori e le società spesso si trovavano all'interno delle parrocchie, tutti consideravano il ping-pong come un gioco dei ragazzi. Pertanto un habitat solo per questo sport non esisteva al di fuori delle parrocchie. Per la realizzazione andiamo a parlare con il sindaco. Tralascio l'approccio e gli incontri che sono durati un paio d'anni. Constatata la nostra determinazione, alla fine il sindaco ci apre una finestra e ci dice: “presentateci un progetto costruttivo, poi lo porterò in Giunta”. Con questo risultato è come aver posato la prima pietra. Non avendo i mezzi economici per affidare il progetto ad uno studio, cominciamo a pensare di farlo per conto nostro.
In quest'ultima fase, i contatti politici li tengo con Ubaldi, che è l'unico che appoggia la mia utopia, forse più per amicizia, che per convinzione.

IL PROGETTO E LA SUA FILOSOFIA
Facciamo una ricerca se esistono realizzazioni finalizzate al nostro sport. Ci rendiamo conto che nemmeno all'estero esistono esempi che ci possono aiutare. Esistono solo volumi che contengono tavoli o palestre con tribune finalizzate a manifestazioni per tutti gli sport. Così ci mettiamo al lavoro con due idee chiare. L'utilizzo del prefabbricato più economico che viene usato per il tessile perché la copertura a shed permette di far entrare la luce solare. Così si crea un ambiente chiuso con le caratteristiche luminose dell’aperto. La luce naturale, con lo spettro cromatico, non affatica la vista e non soffoca il comportamento psicologico e fisico. Con l'utilizzo di materiali prefabbricati si possono scegliere volumi modulandoli con i costi di realizzazione. Con queste analisi si decide che occorrono due volumi di accoglienza: il primo, la palestra di gioco, il secondo uno spazio di accoglienza e di permanenza, come un club o un circolo di tennis. Pertanto si rinuncia alle solite gradinate che hanno solo lo scopo di intrattenere un pubblico per qualche ora. Così con la scelta di un’area di soggiorno posizionata leggermente rialzata e adiacente alla palestra, i due volumi si fondono visivamente. Ma sono separati acusticamente, perché fra i due volumi viene posta una vetrata che li rende autonomi per la propria funzione associativa. In seguito si è constatato che anche durante le gare giovanili, le famiglie si fermano volentieri per seguire la manifestazione. E con comportamenti distaccati e distesi. Lasciando che i figli si esprimano in libertà. In questo spazio di accoglienza. Si organizzano compleanni degli associati e cene legate a ricorrenze o associative con ragazzi e famiglie. Non è raro che alcuni giovani portino i compiti o studino o ripassino la lezione scolastica. Una società sportiva progettata per far vivere nelle ore libere uno spazio che è studiato per accogliere e trattenere le persone favorisce la comunicazione e il confronto sociale e culturale. Questo può essere considerato come una piccola città all'interno della città. Così che nella piccola città tutto è più dinamico e creativo. E l'utopia si libera dove giovani giocano per liberare il proprio sogno. Mentre i genitori osservano tranquilli e forse ripercorrono la propria gioventù.

RELAZIONE DI ESPERIENZE E DI PROIEZIONI
Il ping-pong si sviluppa pensando all'armonia e alla libertà individuale che collabora in un contesto di gruppo. L’habitat dove si svolge l’attività deve favorire la socializzazione. Questo vale per tutti gli sport, ma nel nostro è più importante. Nel nostro sport è consuetudine che giovani si allenino con gli adulti. Così come le ragazze si allenino con i ragazzi. Per completare l’accoglienza è necessario che l’habitat del ping-pong abbia uno spazio per accogliere genitori e amici dei giocatori durante gli allenamenti. Questo spazio svolge il ruolo di socializzazione fra i giocatori, famiglie e amici degli associati. Creando un ambiente condiviso e dinamico dove un gruppo di atleti, attraverso lo sport, avvicina altre persone e crea una piccola comunità. L’impianto sportivo come una piazza coperta recupera la comunione della vita dei borghi o delle campagne del passato, dove tutti si conoscono, parlano, si confrontano nello stesso luogo come nei tempi preindustriali.

L'AGONISMO

Il gioco per un giovane è il percorso naturale di crescita fisica e psicologica. In questo periodo il ragazzo prende conoscenza del rapporto fra mente e corpo. L’addestramento specialistico riduce la variabilità gestuale trasformando i gesti meccanici e limitati nella sua varietà. Bloccano la creatività e limitano lo sviluppo espressivo del corpo. L'approccio al gioco dovrà avere spazi liberi e istintivi, così che attraverso gli errori c’ è la coscienza dei propri difetti, che sono prodotti dall'intenzione o dal gesto. Così in libertà cercherà di correggersi. In questo caso l’aiuto sarà di capire il percorso che intende fare per dargli supporto. Facendolo parlare in modo che spieghi la sua intenzione. Così l’allenatore potrà dare un ordine ai suoi desideri.

L'ALLIEVO
Il giovane che si avvicina alla piccola città del ping-pong deve trovare un ambiente che pensa al suo futuro come uomo libero. Il ping-pong, per noi deve rimanere la causa del suo avvicinamento. Non è il fine. A volte non è la scelta definitiva. Pertanto l'ambiente e la scuola dovranno puntare sulla flessibilità nell'accoglienza e negli esercizi fisici. Mentre lo sport che gli proponiamo può attrarlo di più e potrà cambiare indirizzo sportivo, portandosi dietro un ricordo importante per proseguire verso il suo cammino. Bisognerà tenere presente che tra i giovani che fanno attività sportive, per la maggioranza lo sport che hanno appreso diventerà l'hobby della propria vita. Saranno pochi quelli che lo faranno diventare il proprio obiettivo. Mentre la maggior parte entrerà nel mondo del lavoro dove una sana formazione sportiva li aiuterà nella formazione e maturazione del loro modo d'essere. Così lo sport appreso potrà accompagnarli nella vita con lo scopo di mantenere attivi fisico e mente. Se c’è un ambiente stabile, magari quello stesso dove è cresciuto e formato potrà portare anche un contributo da adulto e di esperienze. Perché la piccola città nella città, o cittadella dello sport è una stazione dove i giovani trovano un collegamento fra la famiglia e la città dove viviamo. Può essere rappresentato come un ponte che parte dalla famiglia verso la cittadella, dove crescono e si maturano per entrare nella vita sociale della propria città e poi per il resto del mondo.

ANCORA SULL'AGONISMO
Per frequentare una scuola per agonisti, occorrono allievi che abbiano partecipato a corsi di formazione generale, dove il gioco e l'apprendimento tecnico abbiano messo in luce attitudine spontanea e piacere all’agonismo, che nella gara non trovino sofferenza e abbiano capacità di apprendimento continuo e curiosità. In più, un fisico forte ed elastico. Nella scuola per agonisti, i giocatori oltre al talento dovranno avere una forte motivazione. Gli allenamenti dovranno essere personalizzati. Si dovrà fare un check-up per ogni singolo giocatore per valutare lo stato tecnico, fisico e psicologico di ognuno. Su questa base si dovrà capire la potenzialità e programmare il percorso di perfezionamento, che possa prepararlo nel gioco futuro, in modo che non trovi ostacoli. Quindi in questi casi, non si può parlare di alta specializzazione. Ma di alta interpretazione. Perché il giocatore nel suo modo d'essere, libera le potenzialità innate. Mentre la tecnica appresa dovrà essere migliorata. Per intenderci nella preparazione non si devono immettere colpi o strategie di gioco che contrastano con la personalità del giocatore.

ORDINE PROGETTUALE
Dopo aver tracciato i punti salienti del progetto, si vuole tornare alla base di partenza. L'habitat che è la casa di ogni frequentatore e contemporaneamente la casa di tutti (il villaggio) è la somma che contiene e contemporaneamente raccoglie il pensiero vitale dell’uomo. Il piano dell'accoglienza che si trova subito dopo è l'ingresso, si ispira alla piazza della città italiane, dove i cittadini si incontravano nei giorni delle festività, per godersi il riposo dalle fatiche del lavoro e raccontare e ascoltare i cambiamenti e le novità della vita. Un momento di cassa di risonanza che attraverso la comunicazione genera la comunione fra gli uomini del luogo. È questa la funzione del primo spazio che accoglie la piccola comunità del ping-pong. Con la facilità di poterla frequentare anche giornalmente con la famiglia. Dove il secondo spazio volume è attrezzato per praticare lo sport indistintamente per tutti. Soprattutto per i giovani, che un tempo si adattavano nei cortili, nelle strade o negli spazi abbandonati della periferia. Con l'area del gioco la piazza coperta Interpreta e raccoglie a sé una comunità che ha in comune la passione per la stessa disciplina. La quale è portatrice di cultura che favorisce lo scambio di pensieri e riflessioni, creando un legame forte con tutti gli appartenenti del sodalizio. Ritornando alla funzione della piazza coperta, è importante che con lo sguardo il frequentatore possa osservare per intero tutto lo spazio di appartenenza. Ma che favorisca l’incontro personale senza appartarsi o isolarsi. L'utilizzo di pareti fonoassorbenti nell’area di gioco è appropriato. Le due coperture sono di andamento mosso e non piatte per evitare il senso dello schiacciamento. Pertanto l’ambiente non si mostra, ma accoglie ed i colori dovranno essere caldi e modulati nelle proporzioni. Perché i colori si specchiano e generano sfumature cromatiche, che investono l'osservatore trasmettendo serenità e piacere. Una condizione psicologica che è percepita dallo spirito. Dove la mente non si sofferma per capire ma raccoglie spontaneamente per la gradevolezza che produce. Il villaggio ideale è collocato nel verde. Soprattutto prima di raggiungere l'ingresso. Il percorso della natura depura le tensioni e modifica le immagini della vita quotidiana. Così varcando l'ingresso, per entrare nel villaggio, l'immagine dell'esterno accompagnerà il frequentatore o il visitatore. Così che i suoni si fonderanno con l'ambiente che apparirà più aperto.

ORDINE E FUNZIONE DEL VILLAGGIO
Il primo impatto del giovane che inizia a frequentare il villaggio sarà quello di inserimento nel gruppo. Confrontarsi per conquistare un proprio ruolo. Molti compagni di gioco e le diversità contribuiscono ad arricchire le sue informazioni nella vita sociale. Mentre i contatti con gli allenatori e dirigenti completano le informazioni sull'ordine della comunità. La sua preparazione psicologica formativa, fin qui bipolare (madre e padre) si amplia. L'ambiente porta con sé un confronto e una elaborazione della propria cultura personale. Queste si confrontano tra loro portando riflessioni, modificazioni e cambiamenti. Anche i dirigenti portano una novità sull' educazione formativa bipolare. Tanto che l'ambiente nel suo insieme si presenta innovativo, rappresentando una rinascita emotiva. Dove il giovane per sua natura vive ancora nel sogno di bambino mentre la realtà non è definita come nell'adulto. Così nello sport ludico, si recuperano le fantasie della prima infanzia, migliorando la vita astratta e virtuale. Mentre nel bambino, che non conosce confini, sviluppa flessibilità del pensiero attraverso il proprio mondo virtuale, che col tempo diventerà inventiva e applicazione costruttiva nel mondo.

Nonostante che sia passato molto tempo, rimane in me il ricordo di quel bambino seduto, dal viso delicato con la racchetta in mano e dai calzoncini bianchi, che aspettava, aspettava e aspettava. Nella mia mente si delineava l'immagine dell’utopico villaggio di tutti, che alimentava la speranza di un nuovo sogno.

Riprende il Sogno

18 giugno 2020, Enzo Pettinelli
Presto si riapriranno le palestre per il ping pong. I soldati del top spin nel frattempo si sono adattati giocando nei giardini, nelle soffitte e nelle cantine dove, per necessità, facevano qualche pausa e stappavano qualche bottiglia. I più fortunati hanno smontato la sala e hanno piazzato al centro il tavolo del ping pong. Nel frattempo, le palestre si stanno organizzando, nel rispetto delle nuove regole mondiali. Tutti i giocatori dovranno prenotare prima di poter superare la porta d'ingresso. Poi dovranno essere disinfettati. Ci sarà un interrogatorio personale. Dovranno recitare a memoria tutte le norme, senza sbagliare. Altrimenti verranno respinti e torneranno a studiare. Una volta accolti e rigorosamente in tuta, si cambieranno le scarpe negli appositi box. Esploderà la gioia al suono della campanella, mettendosi in fila indiana e iniziando a muoversi con passo turistico verso la palestra. I tavoli li aspettano impazienti da mesi. Degli addetti al controllo, come secondini, controlleranno ogni movimento, dall'ingresso fino al gioco e, a questo punto, potranno liberarsi della maschera e godersi l'ora d'aria di libertà. Poi entrerà in azione il personale altamente specializzato per non guastare l'allegria dei nostri eroi. Moniti di spray profumati per i giocatori, ma letali per gli intrusi, cominceranno a rincorrere le palline che hanno perso il controllo, inondandole di liquido paralizzante per mantenere tale momento idilliaco e spensierato. Il gioco verrà accompagnato da musica psichedelica ed effetti di luce, con l'arcobaleno in segno di pace e fratellanza. Al termine dell’ora di svago, finalmente sudati, si rimetteranno la maschera in fila indiana sotto una delicata pioggia profumata di rose e ciclamini, ritornando a casa col pensiero fisso di ricominciare il più presto possibile.

Ping-Pong e Fantasia

02 giugno 2020, Enzo Pettinelli
Per la pandemia, come tutti gli sport, anche il ping-pong sta osservando uno stop forzato. La federazione che dovrebbe trovare una soluzione e non ci riesce, è diventata democratica. Sta organizzando conferenze telematiche con società e regioni. La pandemia ha già spostato l'attività a squadre, si parla che si possa iniziare a gennaio. Mentre a primavera i Campionati Italiani. Invece sarebbe opportuno pensare ad un’attività individuale organizzando, da subito, per esempio dei top 8 per i migliori giocatori e puntare sulla televisione, che in questo periodo è carente di sport. La Germania ha già iniziato qualcosa di simile. Per l'attività di massa è meglio aspettare che passino i rischi. Perché sciupare tutto questo tempo fino a gennaio? Siamo sicuri che dopo gennaio si ritorni alla normalità come quella passata? Ora ci sono già difficoltà con le palestre e incompatibilità fra protocollo e regolamento attuativo.

La Guerra alla Pandemia

17 maggio 2020, Enzo Pettinelli
Alla fine della seconda guerra mondiale, la vita normale riprese come un’esplosione. Locali da ballo come funghi. Osterie, canti, rumori di braccianti con un bicchiere di vino. Nei bar, gare di biliardo e giochi di carte, fino a tarda notte. I poveri dalla faccia consumata e vestiti di stracci, impegnati solo a qualsiasi furto per la sopravvivenza. I giovani dediti a comportamenti violenti. Fra rioni scontri di gruppi con lancio di sassi. Mentre alla sera le tensioni si scaricavano ancora con lanci di sassi verso le fioche lampadine stradali. Nelle scuole elementari, obbligatorie, le iscrizioni venivano pilotate, fra buoni e cattivi. Le bambine a casa come monache, a cucinare e cucirsi la dote, in attesa del matrimonio per scappare. Ma per la distanza culturale, quasi sempre si ritrovava in una seconda prigione. Durante la guerra il vuoto d’affetto verso i giovani, sostituito con il clima della guerra e della paura, aveva prodotto una società che si confrontava con i residui culturali che avevano vissuto. Mentre i giovani venivano giudicati come figli della guerra. I contestatori del 68 erano figli di questo periodo. Gli americani avevano tratto benefici dalla guerra perché non era arrivata nelle loro case. La rivoluzione ha creato il movimento dei figli dei fiori.
Con la pandemia oggi possiamo fare solo un accostamento, e pensare come i giovani di oggi dovranno pagare il prezzo. Quando tutto sarà un ricordo e si tornerà alla “normalità”. La società sarà diversa, e potremo toccare con mano i problemi che emergeranno. Intanto ci sarà la fase intermedia per gli sport di palestra, che sarà vissuta come l’ora d’aria del carcerato. Uno squarcio di cielo che ci osserverà, come un guardiano. Mentre l’orizzonte dovrà essere immaginato.

Rinascita, Sport e Salute

10 aprile 2020, Enzo Pettinelli
Sono passati molti anni da quando hanno inventato in Svezia la Marcia Longa. E hanno investito sullo sport e salute per tutto il paese. Col tempo l’investimento economico ha portato un risparmio sulla sanità e sull’efficienza produttiva. In Italia dopo un primo momento esplosivo, il nuovo pensiero è andato lentamente scemando. È mancato lo Stato che doveva cogliere. Perché un movimento spontaneo, non poteva svilupparsi dove lo sport è in mano ad un ente (Coni) che si preoccupa soprattutto di vincere medaglie nelle competizioni internazionali. Così tutto rimane immutato. I presidenti federali e quelli delle società promuovono l’attività sportiva con l’obiettivo del risultato sportivo. E distribuiscono medaglie e diplomi ai sopravvissuti della selezione. E naturalmente riconoscimenti importanti a dirigenti e presidenti che, quasi sempre delusi dalle proprie prestazioni agonistiche giovanili, colgono la personale rivincita. A Senigallia sono due anni che abbiamo aperto una sezione di sport e salute con l’ausilio di sei giovani che svolgono il servizio civile. Approvato dall’Unione Europea e dall’Italia. Il progetto ha trovato dei dissensi fra i cultori della selezione, che armeggiano la clava nei loro argomenti, contro lo sport purificato. L’Italia ora è ferma, quando i rischi che viviamo in questo momento saranno a quota zero, si riprenderà il progetto di sport e salute per tutti, come obiettivo della rinascita culturale.

Il Cannibale guarda la Luna

10 febbraio 2020, Enzo Pettinelli
In ogni giocatore c’è sempre una parte negativa e una positiva. Queste due parti, possono essere molto bilanciate, in questo caso se prevale la negatività, non ci sono possibilità di miglioramento. Questo vale anche per la vita normale. E’ come un buco nero che oscura e inghiotte tutto quello che c’è di buono. Occorre una presa di coscienza e ridurre gradualmente la parte negativa, così da far emergere e sviluppare le qualità migliori. L’ambiente dove la persona vive è fondamentale per la correzione, perché il confronto chiarisce e aiuta. Altrimenti prima o poi arriverà il muro che ferma il progresso personale. L’ambiente e la cultura fanno la differenza sulla qualità del pensiero. Mi viene in mente l’innocenza senza coscienza, l’uomo può diventare stupido. Dove i risultati negativi diventano una casualità, o colpa altrui. Una riflessione: un cannibale, per la cultura dell’ambiente dove vive non è forse innocente? Probabilmente anche cosciente.

Approfondimento di Sport e Salute

22 dicembre 2019, Enzo Pettinelli
Due nostri amatori che frequentano da qualche mese, due volte alla settimana, nel passato weekend hanno iniziato la stagione sciistica. Appena mi vedono al centro, mi vengono incontro con espressione soddisfatta e mi dicono:” Siamo andati a sciare, il primo giorno abbiamo sciato mattina e pomeriggio senza riposarci. Appena messi gli sci abbiamo sentito subito sicurezza e stabilità muscolare. Il ping-pong che abbiamo giocato è stata una formidabile preparazione presciistica. Abbiamo ripercorso tutti gli esercizi che abbiamo fatto e gli accostamenti utili fra le due discipline. Siccome quest'anno si sono avvicinate persone che non avevano mai giocato a ping-pong e alcuni con problemi fisici, abbiamo modificato la didattica. La prima notizia impartita è stata: ogni volta che prendete in mano la racchetta per fare esercizi, al tavolo o fuori tavolo, l'azione del gioco dovrà partire dopo aver piegato le ginocchia. Anche per me è stata una sorpresa, il ping-pong può rappresentare un divertimento ma anche una medicina preventiva. Che già da anni viene utilizzato dalla Cina e dall'America per la riabilitazione motoria. Questi sono solo esempi. Ma se pensiamo allo sport e salute, il ministro Spadafora ha un compito epocale. L’applicazione della legge su tutto il territorio potrebbe portare ritorni economici, meno impegni per ospedali, meno medicina, meno assistenza, meno giornate di lavoro perdute e meno sofferenza.

Ping-Pong Sport per Tutti

20 dicembre 2019, Enzo Pettinelli
È da circa un anno che lo sport nazionale è passato dal CONI al Ministero dello Sport. Il ministro incaricato è Spadafora. La nuova linea politica principale è lo sport per tutti. Con la denominazione SPORT E SALUTE. Mentre lo sport agonistico dovrà risultare la conseguenza volontaria e non l’obiettivo. Cinquanta anni fa circa la Svezia ha fatto un cambiamento che potrà risultare simile. Il principio è stato: Investimento in sport e salute, per il benessere dei cittadini svedesi. Ma l’investimento economico, come in seguito avrebbe dimostrato, ha avuto un risparmio di gran lunga superiore sulla sanità. Sport e salute, così come è impostata, dovrà prendersi cura dei giovani e degli anziani. Attraverso Federazioni e Società. Sotto la tutela del Ministero. Mentre per le società lo sport agonistico dipenderà dal CONI tramite le Federazioni. Lo scopo è di preparare atleti per l’attività internazionale, olimpiadi, mondiali ecc…Per questa fascia il CONI fornirà il proprio supporto. Mentre per le società di indirizzo agonistico, per quello che si è capito, dovranno autogestirsi e finanziarsi. Perché questa non può essere un’attività di stato, come la salute pubblica. In attesa di nuove notizie, abbiamo completato il quadro con una proiezione verosimile. P.S.: Se il cambiamento andrà in questa direzione la tabella voti sarà ridisegnata.

Ping-Pong - Sport e Salute - Proposta

21 novembre 2019, Enzo Pettinelli
Lo sport italiano ha cambiato rotta. Le società sportive devono proporre uno sport che guarda alla salute del cittadino. Come la scuola dell'obbligo chiaro obiettivo di diffondere la cultura per tutti. Il cambiamento è voluto dal governo. È una novità per l'Italia. Ma nelle nazioni più evolute esiste già da molti anni. Si sta avvicinando il momento delle elezioni per votare gli uomini della federazione che dovranno guidare la nuova via. Sono cambiati anche i meccanismi elettorali. In attesa che arrivi il momento delle nuove elezioni, vorrei lanciare una proposta: facciamo un sondaggio libero e aperto a tutti i tesserati da 16 anni in su. I candidati sono tutti gli aventi diritto a ricoprire le cariche federali. Senza la necessità che questi si candidino. È solo un elenco di gradimento del mondo del ping-pong. Uomini che abbiamo il piacere di mettere alla guida della nostra federazione. Cosa ne pensate? Un saluto a tutti.

Nuovi obiettivi e inquinamento involontario

08 ottobre 2019, Enzo Pettinelli
L'ultimo post ha creato qualche sussulto. Per parlare di casa nostra, è da tempo che stiamo realizzando un nuovo progetto che abbiamo intitolato “Il villaggio del ping-pong”. Questo presuppone una scuola di tennistavolo per i principianti, che si basa sul divertimento e sulle curiosità tecniche. Scoraggiando rivalità e selezioni. Non è di certo una novità. A parole sono decenni che se ne parla. Ma applicare questa scuola di pensiero significa cambiare la didattica e seguire l’evoluzione di ognuno che vive all'interno del gruppo. È evidente che all'interno della società si creino dei contrasti filosofici con il gruppo che è cresciuto per tradizione dentro la teoria darwiniana. Per fare un esempio, nella palestra i tavoli da gioco, hanno una disposizione, che alcuni siano più visibili alimentando una selezione psicologica fra i giocatori. I più giovani, che si trovano ad allenarsi ai margini, possono subire una spinta emotiva per arrivare al tavolo che rappresenta l'obiettivo. Trascurando il valore del gioco nella sua purezza dell'apprendimento. Occorre evitare che con l’attrazione imitativa naturale del giovane si rischi di sviluppare un gioco non proprio.

Scuola di ping-pong e inquinamento

03 ottobre 2019, Enzo Pettinelli
Con la nuova pallina di plastica il gioco è cambiato. I vecchi giocatori si stanno adattando con mutazioni istintive, esprimendo un gioco ibrido di sopravvivenza. Nelle società con l’anno nuovo si riaprono le scuole per impostare i nuovi allievi. L’insegnamento oggi si basa su fondamenti diversi e nuovi. Perché l’obiettivo dovrà essere la proiezione ragionevole di quello che la nuova pallina permette. Le difficoltà della nuova scuola sono nei club, dove ci sono anche i vecchi giocatori che esprimono un gioco superato ed inquinano i nuovi insegnamenti. Queste immagini di giocatori adulti creano confusione o nei peggiori casi dei modelli devastanti sui giovani. Per evitare che questo succeda occorre che durante i corsi di orientamento durante la scuola dei giovani, in palestra non ci siano i vecchi giocatori standardizzati in un mondo tecnico che non esiste più. Ma i disturbi involontari non sono finiti. Non sono mai disponibili con i principianti, ma quando crescono nel gioco, con atteggiamento narcisistico, diventano generosi di parole e consigli. Senza capire quale dovrà essere il gioco nel divenire, ma inquinando il percorso fin qui fatto.

Il Villaggio del Ping-Pong

10 settembre 2019, Enzo Pettinelli
Si chiude la stagione, con la fine dell'estate al Centro Olimpico del ping-pong. È anche il momento di riflessioni. Sono passati tre anni che la società ha lanciato il progetto “Il villaggio del ping-pong” aprendo le porte all'inserimento dei giovani che chiedono di fare il servizio civile. Ora stiamo inaugurando il quarto anno. Il progetto è stato approvato prima in Italia, poi dalla comunità europea. Così che il Centro si è dotato di quattro giovani italiani e di due stranieri residenti nella Comunità Europea.

LA PIACEVOLE SORPRESA
I ragazzi che svolgono i compiti scolastici presso il centro di tennistavolo, ricevono aiuto dai giovani del servizio civile, anche per la lingua inglese. Grazie al supporto del servizio civile, quest'anno abbiamo aperto la colonia estiva, per giovani delle scuole elementari, dove i risultati favoriscono la continuità anche per gli anni a venire. Aggiungendo un tassello di utilità sociale. È importante sottolineare, un risultato imprevisto.

BENEFICIO INASPETTATO
I giovani del servizio che hanno collaborato come supporto alla vita sociale, sono stati i beneficiari inconsapevoli. Infatti, i giovani del servizio si sono mescolati con i giochi spontanei degli adolescenti e hanno ripercorso la propria adolescenza trascorsa. Questo ha permesso di rivisitarla e completarla o di correggerla. Questo è l'aspetto che più mi ha colpito, aprendo nuove riflessioni. Sulla funzione della pratica sportiva dove i dirigenti vivono tensioni emotive tra le diverse discipline. Che si riflettono fra i giovani e i genitori anche nella stessa disciplina. Lo sport ha bisogno di fare un salto culturale. Dove lo sport deve essere al servizio dell'uomo e della società civile. E non per compensazioni personali.

Ping-Pong, Vacanze e Tecnica

05 settembre 2019, Enzo Pettinelli
L’estate volge al termine. Per noi le vacanze sono state vissute giocando a ping-pong, con i vacanzieri. Dalle 8:00 alle 13:00 con i giovani delle scuole elementari e nel pomeriggio immersi fra pongisti che hanno abbinato alla vacanza anche il mare, con un impegno pomeridiano dalle 16:00 alle 21:00. Abbiamo rivisto i vecchi amici: primo fra tutti Alessandro Ciceri presidente onorario del TT Senigallia, Marcello Cicchitti, Marco Lucini e la storica Emanuela Audisio soci onorari, Luca De Luca, Fabio Tulli, Massimo Filippi e tanti altri. Inoltre, Renato Casini è stato ricevuto dal sindaco, che gli ha consegnato un diploma di benemerenza per aver trascorso le vacanze a Senigallia ininterrottamente per 35 anni dall'inaugurazione del centro a oggi. Poi, un paio di stage, soprattutto per stranieri, uno organizzato da Stefan Stefanov e l’altro dal russo Vladimir Kaprov. Durante questo periodo si sono scambiate delle opinioni tecniche sia con i vecchi frequentatori che con i nuovi. L'argomento principe è stato la vittoria del titolo cinese di un giocatore di 39 anni (Hou Yingchao) che porta la novità non solo per gli anni, ma anche perché ha un gioco prevalentemente di difesa. Un argomento che avevo trattato in funzione della nuova pallina e dei probabili sviluppi.

Il gatto, la volpe e la fata turchina

20 luglio 2019, Enzo Pettinelli
Una società sportiva vive la sintesi della società reale. Ogni giocatore pensa al proprio gioco per far salire la propria posizione. O per mantenerla quando capisce che ha raggiunto il proprio massimo. Alcuni giocatori salgono e hanno fretta e trascurano il percorso culturale. In questo mondo tipico delle società di ping-pong, dove piccoli e grandi si trovano a giocare nella stessa palestra e anche fra di loro, si creano deviazioni tecniche rispetto alla scuola.

APPROFONDIMENTO E RIFLESSIONE
È raro che un giocatore adulto giochi con un principiante per aiutarlo nella crescita. È invece frequente che l'adulto giochi con giovani in via di maturazione per dimostrare che lui è più bravo. Usando il proprio gioco come frustate psicologiche.

ANOMALIE DA NON SOTTOVALUTARE
Il ping-pong è l'unica disciplina che favorisce la promiscuità di sesso ed età, questa è una ricchezza. Ma ha anche un punto debole, come già detto. Inoltre, la condizione si può aggravare se i giocatori ancora minorenni vengono attratti da altre società che hanno sponsor e prive di attività giovanili. Deturpando club che hanno vivai con scuola, che è il valore principale di ogni cultura.

LA FITET NON PUÒ SOLO GUARDARE
La Fitet deve tutelare le società che curano il vivaio e proteggere i giovani, che per la giovane età, sono facile preda di società senza scrupoli. Perché deve avere la priorità istituzionale, tutelare libertà e serenità dei minori.

Il ritorno di Lucignolo

16 luglio 2019, Enzo Pettinelli
Dal primo luglio si è aperto il nuovo anno agonistico. Molte società cercano nuovi giocatori per completare l'organico in base ai propri progetti societari. O per soddisfare le ambizioni di crescita individuale. Tutto questo è normale, se la necessità si basa su progetti compatibili, sulle esigenze del giocatore e della nuova società. Spesso a pagare sono le società che curano i vivai. E si trovano sottratti giocatori che non hanno terminato la formazione. La stessa attrazione di crescita coinvolge anche i giocatori, che cercano altre società che possono creare illusioni per migliorare la propria prestazione agonistica. Molto spesso c'è dietro un lucignolo che illude “Pinocchio” a trasferirsi nel “paese dei balocchi”. Vedete voi come accostare i personaggi di Collodi: Pinocchio, Lucignolo, Il gatto e la volpe, Mangiafuoco ecc...

Ping-pong a Riccione - Buffa parodia

27 maggio 2019, Enzo Pettinelli
Nel ventennio fra le federazioni sportive riconosciute c’è anche il GUF, Gruppo Universitario Fascista che ha organizzato ad Ancona i campionati nazionali di ping-pong. Ma sarà la prima e ultima gara. Perché il fascismo considera questo sport non virile. Anche se in Germania esisteva questa disciplina dal 1905 e mai cancellata, mentre in Italia cesserà di esistere. Solo in tutte le parrocchie d’Italia si giocherà ancora. Si dovrà aspettare il 1948 e la nascita della Costituzione e libere elezioni. Così anche il ping-pong, diventerà sport aderente al CONI e non solo per gli universitari.

COINCIDENZA
In questi giorni si svolgono i campionati italiani a Riccione per i 2°,3°,4°,5° e 6° categoria. Contemporaneamente in Italia si vota per le elezioni europee. E pure nel 1948 dopo le prime elezioni libere in Italia è nato il ping-pong come sport. Invece di incoraggiare all’esercizio del voto, esso viene scoraggiato. Forse ci vogliono far dimenticare che le elezioni per la nostra federazione non sono più come alle origini. Le società avevano un voto per ogni tesserato, poi si è passati all’accumulo dei voti. È da una quarantina di anni che 40 società decidono per tutti. Le sorti del nostro sport sembrano le riedizioni buffe della marcia su Roma. La coincidenza vuole che il Duce, proprio a Riccione, trascorreva le vacanze estive.

La cartina tornasole

18 maggio 2019, Enzo Pettinelli
È da qualche anno che la pallina è passata da celluloide alla plastica. Gioco meno veloce con meno effetto. La tecnica di gioco è ripartita da zero. Le nazioni più avanzate perdono i vantaggi accumulati. Quelle più arretrate non hanno più il gap da recuperare. Con la nuova pallina tutte le nazioni partono dalla linea di partenza senza vantaggi pregressi. Agli ultimi mondiali l’Italia è ancora fra gli ultimi. Aspettiamo una spiegazione dal presidente di Federazione, che è subentrato con il cambio della pallina. Non dallo staff tecnico che sono decenni che hanno l’incarico e hanno ottenuto lo stesso risultato negativo di sempre. Di risentire ancora i vecchi piagnistei e le vecchie promesse, ne facciamo volentieri a meno.

Mondiale 2019 a Budapest

02 maggio 2019, Enzo Pettinelli
Ma Long, cinese, si laurea campione del mondo per la terza volta consecutiva. Meglio di lui Barna con quattro titoli. Mentre eguaglia Chuang Tse-tung, un altro cinese che ha dominato la scena mondiale dal 1961 al 1966. La sua carriera si interrompe per la rivoluzione culturale. In Cina si chiudono le porte della grande muraglia fino al 1971. Per Ma Long non ci sono ostacoli, può puntare nei prossimi mondiali ad eguagliare il record dell’ungherese Victor Barna. Con la via della seta la Cina è entrata nel mondo globale. Ma Long può continuare il suo cammino. A Budapest in finale ha battuto Mattias Falck, svedese. Un metro e novantacinque di altezza, fisico proporzionato, dal gesto agile. Gioca con gomma puntinata sul dritto. Sono circa 50 anni che i cinesi hanno abbandonato la gomma con i puntini corti per passare alle lisce. Non è la sola novità. I due finalisti hanno giocato con la posizione più spostata a sinistra per favorire il gioco di dritto. Un recupero del passato in controtendenza della evoluzione in corso che aveva portato i giocatori a pilotare il gioco dal cento del tavolo. Mentre rimane velocità, non della pallina, ma nel ritmo. Dove il suono tra tavolo e racchetta si sono avvicinati. Però limitando tutti i giocatori muscolari. Dal mio punto di vista il gioco è ancora alla ricerca di un suo equilibrio. Si sono notati dei residui di gesti che risentono del gioco passato. Forse si troverà uno spazio anche per i difensori. Purché i tagli vengano fatti con più anticipo naturalmente o alternati con colpi d’attacco. Possiamo concludere che Giappone e Corea si siano avvicinati, con la propria scuola, alla Cina. Si sono viste alcune individualità degne di nota, come il francese Simon Gauzy e naturalmente lo svedese finalista.

Nuovi suggerimenti e vecchie certezze

03 aprile 2019, Enzo Pettinelli
La pallina di plastica è stata adottata da qualche anno. Tutti si sono accorti che la tecnica di gioco non è più la stessa. I vecchi giocatori si stanno adattando. Ma la gestualità del corpo non è facile da modificare. Così nelle palestre si vedono degli ibridi di gioco che generano confusione. Soprattutto per i giovani che giocano da poco tempo. Perché l'apprendimento visivo è involontario ma anche implacabile. È inevitabile che un giovane si specchi su un giocatore più forte di lui. Così la sua impostazione mentale accumula notizie contraddittorie e frastagliate. La cosa migliore è di far giocare i giovani fra di loro ed evitare che giochino con i giocatori più grandi. Il confronto non è utile, perché il gioco è scaduto. E toglie al giovane la freschezza al nuovo percorso tecnico in evoluzione. Mentre gli allenatori devono osservare la spontaneità dei giovani, per cogliere nuovi suggerimenti e dimenticare le loro certezze.

I predoni, i falsari e il giardino

18 febbraio 2019, Enzo Pettinelli
Un giocatore si forma sulle potenzialità genetiche proprie. Queste possono essere migliorate. Ma non possono mutare. Se vogliamo fare un esempio, pensiamo alla composizione di un mosaico. Il giocatore possiede le pietre colorate per la composizione. Nella prima fase di gioco, dovrà capire la sua dotazione. E con questa dovrà costruire il suo quadro. Purtroppo, c’è spesso l’illusione di comporre il quadro, pensando di utilizzare materiali di altri giocatori. In questo caso si otterrà un falso. Alla verifica della gara, l’avversario vero lo saprà smascherare. Mentre il falsario si troverà in uno stato di confusione, nel gioco e nella giustificazione.

MORALE
Il giocatore o l’istruttore, non devono trasformarsi in predoni. Occorre studio, conoscenze e umiltà. Perché quello che non è tuo non sarà mai tuo. Coltiva con sapienza il tuo giardino. Con umiltà e perseveranza. Se vuoi crescere sereno nella mente e nel corpo dovrai nutrirti dei frutti che hai coltivato.

Ping-Pong - Riflessioni

07 febbraio 2019, Enzo Pettinelli
Lo sport è l’attività fisica che esprime il pensiero dell’atleta. La scuola informa la mente dell’allievo che esegue con il proprio corpo. L’addestramento ha il compito di prendere coscienza di quello che la mente trasmette e la capacità del corpo di eseguirla. Lo scopo dell’addestramento è il dialogo della mente col corpo. L’obiettivo è di attivare i 700 muscoli con altrettante regioni del cervello. La mancanza di una parte di questi collegamenti produce un disagio nel gesto e nella mente che limita la spontaneità creativa e delle conoscenze.

Per le cose difficili lasciamo perdere - Giovanile a Terni

10 dicembre 2018, Enzo Pettinelli
Un’analisi tecnica sul gioco espresso, con il cambio della pallina, è ancora presto per farla. Però possiamo fare qualche riflessione sull'organizzazione. Ai giocatori vengono dati i numeri di gara che vengono fissati nella schiena. Ma non viene stampato l'elenco con il nome del giocatore, la società e il numero dell'atleta. Questo servizio che ha costo e tempo per fotocopiare irrilevante, ancora non si attua. La spiegazione dell'utilità è troppo ovvia per spiegarla. Ma spiegare l'utilizzo del solo numero, è bene farlo. In caso di scorrettezza del giocatore, gli arbitri possono applicare la pena senza chiedere il nome. Si continua con il metodo assurdo per la chiamata del giocatore. L'arbitro apre il microfono e spara il nome senza preavviso. Col disagio di non sentire bene, perché gli atleti aspettano fra le voci e i rumori. La soluzione è semplice: quando si apre il microfono, questo emette un breve suono, che è il preavviso del messaggio. Sono cambiamenti semplici che cambiano la qualità della vita. Per cose più difficili lasciamo perdere. Intanto il popolo può mangiare le brioches.

Lo spigolo e lo snob

02 ottobre 2018, Enzo Pettinelli
È già da qualche tempo che si vedono incontri di ping-pong con raccattapalle. Gli esperimenti prevedono che i raccoglitori di palle non siano mai inquadrati. Però il gioco ha ridotto le pause. Mentre il set risulta più gradevole. Quando si fanno esperimenti, si fa anche ricerca. Quindi è sempre apprezzabile. Tanto più che la finalità sarà anche di guadagnare più spazio in TV. Se vogliamo fare una riflessione, tutti ci siamo accorti che nelle gare dei 100 metri delle ultime Olimpiadi chi fa partenza falsa è eliminato. Senza pietà dell'atleta che si è allenato per 4 anni per una gara che dura circa 10 secondi. Mi viene in mente che nel ping-pong quando si fa il servizio e si fa un net, il servizio deve essere ripetuto. Questo è un retaggio culturale del tennis. Però se si fa uno spigolo, non si ripete, esattamente come il tennis. Tralasciamo le ragioni un po' snob di questa regola. Ma per il ping-pong una retina fatta nel servizio è quasi sempre un vantaggio per chi deve rispondere. Perché la palla quando tocca il nastro. perde un po' d'effetto, rallenta e ha un rimbalzo leggermente più alto. Dal mio punto di vista il net non dovrebbe essere ripetuto. Oggi succede anche per la pallavolo. Con queste mie riflessioni, vorrei contribuire alle innovazioni.

Inutilità filosofica

23 settembre 2018, Enzo Pettinelli
La prossima settimana partono i campionati a squadre per tutte le categorie. Oggi con i computer si sono alleggerite le procedure burocratiche. Ma non per la FITET. Infatti, in tutti i campionati regionali si è triplicato il numero delle scannerizzazioni per le società. La FITET pretende anche i due foglietti delle formazioni delle squadre. La contraddizione sta che le formazioni devono essere riportate nel referto gara. E con le firme, due capitani alla fine dell’incontro approvano la regolarità del referto. Occorre capire perché tanta pignoleria. Visto che fino all’anno passato siamo sopravvissuti senza questa complicazione. La ragione è che nei campionati nazionali, questi doppioni ci sono da tempo. Invece di eliminarli, il regolamento maldestro è stato esteso. Questa decisione porta ben oltre 10.000 operazioni in più. Ma la gravità è che ricade sulle società che sono costrette a fare un’operazione inutile. Ma ancora più grave e sconcertante che la FITET è capace di imporre per regolamento l’inutilità. Però non lasciamoci ingannare, l’inutilità è peggiore della negatività. Perché questa crea la reazione. Mentre l’inutilità inibisce la ragione innescando un processo regressivo.

Il top-spin di Charlie Chaplin

14 settembre 2018, Enzo Pettinelli
L'argomento è scientificamente squisito. Il top spin è un problema tecnico che ha frenato l'Italia nell'evoluzione del gioco. A livello giovanile qualche risultato si è ottenuto. Ma con il tempo i giocatori passano seniores e tutto svanisce. Così la Fitet scarica gli insuccessi sui giocatori senza fare un'analisi e riprende a pompare la politica del successo su nuovi giovani. Mentre non si fa nulla per disinquinare la cultura di come deve essere formato un giocatore. Così gli allenatori allo sbando allenano facendo usare il top spin per ore e ore, trascurando il gioco nell’insieme.

CHARLIE CHAPLIN
Nei film di Charlie Chaplin “Tempi moderni” si vede bene quando si ripete continuamente un gesto, questo inibisce altri movimenti volontari. Il film mette in ridicolo la questione. Ma si sa che il ping-pong si gioca con molti colpi meccanizzati. Ma non con uno solo. Ma con più varianti possibili che devono soddisfare tutte le esigenze tattiche. Il giocatore di talento ha in sé la capacità di trovare le varianti.

DA UNA TRENTINA D’ANNI
Ma se gli si impone un solo gesto e per di più sempre forte, lentamente andrà a perdere le sue qualità. Tutto questo succede da una trentina d’anni. Oggi con la nuova pallina che prende meno spin, l’inquinamento è ancora più pesante.

CONCLUSIONE
Nelle palestre continua l’inquinamento che parte da lontano. I vecchi giocatori con il loro gioco continuano a rappresentare un modello fuorviante. I tecnici propongono quello che hanno sempre fatto. I nuovi calati in un ambiente inquinato, sono in difficoltà ad esprimere la propria freschezza. Per questa ragione ritengo che le responsabilità siano della Fitet. Forse non sono così responsabili, perché questi sono il frutto dell’inquinamento. Chi ha coltivato il proprio orto facendo crescere la mela avvelenata, farà resistenza. Occorre girare pagina e riscrivere una nuova storia.

Disinquinamento

11 settembre 2018, Enzo Pettinelli
L’attività agonistica è alle porte. Le polemiche per l'utilizzo della nuova pallina di plastica si sono spente. I giovani si stanno adattando. I vecchi giocatori ogni tanto pensano al passato, quando, ubriachi del top spin avevano smesso di pensare e tiravano colpi di seguito con più forza possibile. Mentre il gioco raffinato e di ritmo scompariva. La racchetta sandwich alla fine degli anni 70 aveva invaso il mondo. Con il top spin aveva lentamente inquinato il gioco. Solo Waldner sapeva usarla con equilibrio e maestria. Oggi con la nuova pallina è iniziato il disinquinamento. Il problema è che col nuovo gioco, tecnici e dirigenti sono così inquinati, che la vedo difficile che possano cambiare. Perché è più facile inquinare che disinquinare.

Il germe della sconfitta 2° parte

10 agosto 2018, Enzo Pettinelli
Negli anni 80 nella FITeT si inserisce il virus dell’ego. Forse ammaliata dalla visibilità del calcio, ha puntato tutto sul campionato a squadre. Trascurando la vocazione del ping-pong che è individuale. Così la nostra serie A percorre la penisola per 5000 km, in 9 mesi circa per far giocare in trasferta il giocatore meno di 14 partite. Scaricando i costi sulle società, per un campionato in agonia che soffoca lo sviluppo.

ANALISI
14 giornate di campionato che se si trasformassero in 14 tornei farebbero giocare da un minimo di 42 incontri ad oltre 100. Da questi numeri si capisce che manca l'attività individuale dei tesserati. Come si fa a pensare di crescere agonisticamente giocando un quarto di incontri ogni anno?

CAMBIARE IL MODELLO
Il modello principe dovrebbe essere l'attività individuale come il tennis, il ciclismo, l'atletica leggera, il nuoto ecc. A proposito del nuoto, pensate se per tutti i nuotatori la loro federazione facesse come attività principale la pallanuoto? Capisco l'esempio un po' forzato. Ma per un giovane costringerlo a giocare un campionato, perché la società non ha scelta per farlo giocare come vorrebbe, non è una forzatura?

LIBERTÀ PER TUTTI
Se ci sono giocatori che vogliono giocare nel campionato, lasciamoli giocare. Ma la FITeT deve curarsi dall’ego e organizzare gare vere che sono i tornei. Le società devono essere libere di scegliere e non la FITeT a costringere.

Il germe della sconfitta 1° parte

09 agosto 2018, Enzo Pettinelli
Dalla Rivista Federale N° 5° AGOSTO 2018. Relazione sui giochi del Mediterraneo. Per bocca del responsabile tecnico Deniso ci viene detto: “Proverò a fare delle lucide e oneste considerazioni… Preparazione adeguata… Non c’erano problemi tecnici e fisici… Motivazione alta per portare a casa almeno una medaglia... La sensazione era quella di dominare, ma le medaglie le hanno portate a casa gli altri… Inconcepibile”.

NOSTALGIA
Il tecnico continua: “…Tempi addietro abbiamo avuto giocatori che ferivano l’avversario… sentivano odore di sangue, poi davano il colpo di grazia come dei killer”. Non condivido questo racconto nostalgico e fuorviante. Conosco bene questi giocatori e vorrei tranquillizzarli. Per me erano bravi, ben concentrati e non subivano psicologicamente la panchina.

EGO
Tornando alla situazione attuale, il tecnico prosegue: “Questi ragazzi feriscono l'avversario, poi lo curano, lo aiutano a rialzarsi e si fanno sopraffare, soccombendo. Non posso rimproverarli perché si sono allenati bene… sia nella tecnica, nel fisico e tatticamente”. Qui emerge un po’ di ego, perché conclude che è un problema mentale del giocatore. Che sembrano dei buoni samaritani o dei medici senza frontiere. Invece chi li ha guidati ha la smania del killer.

CONCLUSIONE
Tralascio altre considerazioni. Preferisco analizzare la conclusione del responsabile tecnico: “…ora dobbiamo lavorare molto se vogliamo centrare obiettivi importati e iniziare finalmente a vincere”. Conclusione vuota di contenuti. Però dalle dichiarazioni emerge che il problema è psicologico. La FITET non capisce che la colpa non può ricadere sul tecnico che si fa prendere dall’ego e dal protagonismo di Rambo che immagina feriti e spargimenti di sangue. Perché la sindrome d’ego, che avvolge tutte le dittature, è insita da più di 30 anni nella FITET.
Nel prossimo post farò un’analisi sul perché la FITET accumula sconfitte a ripetizione. Continua….

Tempo di vacanze e incursioni

02 agosto 2018, Enzo Pettinelli
Dopo le vacanze si riprenderà l'attività. Ma questo è anche il tempo della campagna acquisti. Le società con vivaio devono fare attenzione alle società che sono a corto di giocatori. Soprattutto a quelle società che l'attività principale è a squadre. E hanno giocatori verso il tramonto.

INCURSIONI
Spesso questi giocatori, assumendo le vesti di Lucignolo illudono dei giovani per farli salire sul treno che porta nel paese dei balocchi. Ma i pericoli non finiscono qui. In circolazione ci sono anche il gatto e la volpe indaffarati ad illudere e ingannare qualche giovane. È una situazione di grande precarietà. I pochi vivai che esistono in Italia, vengono defraudati dei propri giovani in corso di formazione e maturazione, creando un primo danno al giocatore, poi alla società che ha la scuola, infine il danno si ripercuote anche sulla società che permette la politica dell'accattonaggio. Creando dissapori o accesi contrasti fra le società.

COLLABORAZIONE
Ma se il trasferimento viene concordato fra le due società, dove si prende in considerazione l'evoluzione tecnica, maturità e il nuovo impegno tecnico e psicologico, il trasferimento potrà essere utile. Perché questo non crea fratture. E mantiene un sano rapporto di collaborazione nell’ interesse del giocatore e di tutto il movimento sportivo. Evitando lo strascico dei malumori del passato.

DIFETTO STRUTTURALE
La causa degli insuccessi internazionali della Fitet dipende anche dall'attività a squadre che crea fratture fra società e distrugge i vivai. In Cina l'attività a squadre si svolge d'estate. Mentre durante tutto l'anno l'attività è individuale, come ha sempre fatto il tennis, sport simile al nostro. Se vi volete divertire, su alcuni tratti ripresi dalla favola di Collodi, potete scoprire altri personaggi. Potrebbe essere istruttivo rileggere la favola originale da adulti.

Europei giovanili - Romania

25 luglio 2018, Enzo Pettinelli
Terminati gli europei giovanili. L’italiano Andrea Puppo vince il misto allievi in coppia con la giocatrice russa Slautina. Questo è l'unico risultato che infrange il digiuno. Pertanto, pensando di fare cosa utile, un'analisi sulla FITET e i tecnici mi scappa di mano. Due le categorie in campo, cadetti e juniores. Fra gare di singolo, squadre e doppi si gioca per 7 medaglie d'oro per categoria. Quindi 7 oro, 7 argento e 14 di bronzo, perché è consuetudine che per il 3°e il 4° non si giochi lo spareggio e si assegni il doppio delle medaglie di bronzo. Per tanto le medaglie fin qui conteggiate sono in totale 56. Per Puppo il conteggio è una medaglia d'oro. Per la Fitet è mezzo titolo, poiché il misto è stato vinto con una compagna russa. Pertanto, mezza medaglia. Nota curiosa, il tecnico dell'unica vittoria italiana è sceso in campo dimissionario. Mentre la pagina online della FITET chiude gli europei con una bella foto di 6 arbitri italiani, esaltando le loro prestazioni per avere arbitrato una serie di gare fra semifinali e finali. Non sembra una federazione di ping-pong, ma di arbitri. Così si chiude il sipario di questi campionati europei. Con un settore tecnico che spende troppo e per gli arbitri troppo poco.

CONCLUSIONE
Anche Matteo Mutti ha giocato un buon europeo. I tempi della maturazione non li stabiliscono gli allenatori. L'importante è non forzare e non perdere il piacere del gioco. Questo si ottiene per chi non partecipa ai centri federali. Andrea Puppo a Genova con Alessandro Quaglia allenatore e Matteo Mutti società di Milano con Yang Ming allenatore.

Non turbare il percorso di apprendimento

20 luglio 2018, Enzo Pettinelli
Se mettiamo insieme un gruppo di giovani sappiamo che non avranno mai la stessa capacità di apprendimento. Il gruppo non sarà mai omogeneo. Per caratteristiche personali, per tempi diversi di evoluzione, per esperienze di vita personale. La soluzione migliore è l'insegnamento personalizzato. Ma anche in questo caso si possono incontrare insidie peggiori. Generando turbative devastanti. Perché in assenza del gruppo eterogeneo le difficoltà sono accentuate.

L'APPRENDIMENTO
L'apprendimento può essere mentale, fisico o psicofisico. In tutti e tre i casi esiste il problema. Occorre un'analisi più approfondita. Il fisico di un giovane è in movimento e percorre il proprio sentiero. L'insegnamento è di aiutarlo indicando il percorso. Mettere degli ostacoli deturpa il cammino. Lo può costringere a cambiare il sentiero, con la perdita della propria identità. Trasformando il giovane in un burattino.

I TEMPI
L'insegnamento deve saper aspettare il momento del desiderio e dell'accoglienza. In questo tempo, c'è nel giovane il bisogno di sperimentare le capacità del proprio corpo. Per noi può sembrare un comportamento caotico e pieno di errori. Per il giovane è capire quello che è possibile e non. È alla ricerca della sua identità.

LA COLLABORAZIONE
Quando il giovane capisce quello che può essere utile, nasce il desiderio di apprendere. Capisce l'importanza della guida. Ma se l’allenatore pensa che il metodo serva solo per il ping-pong, si è già perso. Perché l’utopia è universale quando c'è un sogno.

Ping-Pong mare nostrum

06 luglio 2018, Enzo Pettinelli
Ai giochi del Mediterraneo, l’arbitro Roberto Rossi, italiano ha diretto ben due finali. Soddisfazione della Fitet. Ma questo è possibile quando i giocatori italiani non giocano. Per la verità gli azzurri si sono fermati molto prima della finale. Aspettiamo le dichiarazioni del tecnico. Sono decine di anni che in mancanza di risultati, la motivazione è: “Siamo stati sfortunati”. E noi ancora una volta ci troviamo d’accordo con il tecnico. Forse la ragione è che gli arbitri sono troppo fortunati.

Mondiali veterani a Las Vegas

04 luglio 2018, Enzo Pettinelli
Cristina Semenza si iscrive ai mondiali veterani. Da giovane ha gareggiato per la nazionale giovanile. Così si rinnova l'emozione di rappresentare l'Italia. Le gare si svolgono a Las Vegas, la città dello svago e del gioco. Con lei c'è l'amica del cuore Michela Brunelli campionessa paraolimpica. Viaggio, camera, e incontro con altri italiani iscritti all'evento mondiale. Nell'impianto gigantesco ed elegante migliaia di tute si muovono, camminano e giocano. Guardi le scritte per cercare qualche campione: Cina, Corea, Svezia, Giappone, Germania, Francia, Spagna, Nuova Zelanda. Poi cerchi l'Italia, ma lo sai che la federazione ha dato due magliette e un pantaloncino. Se vuoi incontrare qualche italiano lo devi riconoscere dalla faccia. Su 5000 iscritti non è facile.

L’INCONTRO ATTESO
Cristina Semenza, Sabrina Moretti, Monia Franchi e Velislava Veleva si ritrovano. Finalmente si costituisce il gruppo delle ragazze. Festa, entusiasmo e spirito di appartenenza all'Italia. Questi mondiali vengono giocati dai popoli delle nazioni. Le Federazioni svaniscono, non ci sono tecnici agitati che cercano un risultato per giustificare la loro presenza. Gli atleti sono maturi nell'età e nello spirito. Con solo voglia di giocare e vincere. È un ritorno all'infanzia perché vogliono portare l'azzurro più in alto possibile.

L’ARGENTO
Cristina Semenza si aggiudica l'argento con merito, fermata in finale da una giocatrice cinese. Podio e grandi festeggiamenti di tutte le amiche che l'hanno sostenuta e seguita in gara. Moretti si ferma nei primi otto lasciando il passo a una cinese e anche Monia Franchi ha ottenuto lo stesso risultato. Completando il risultato di prestigio della nazionale in rosa. Nelle gare di doppio che si giocano ad eliminatorie diretta, per chi perde al primo turno è prevista la gara di consolazione. Così 50% continua con una seconda gara, che viene anche chiamata il mondialino. Sabrina Moretti-Laura Lorenzetti sorprendono le avversarie e amiche e arrivano prime.

LA VACANZA
I festeggiamenti continuano con escursioni nei panorami lunari, marziani e nell’area 51. Un salto nelle sale da gioco, per tentare la fortuna. Poi il ritorno alla realtà. Prima di prendere l'aereo, Cristina si ritrova un dollaro in tasca nella sala d'attesa. Una slot machine si trova a pochi metri. Si alza, e la inserisce nella fessura dei sogni. Abbassa la leva, si accendono le luci e partono i suoni. Il saluto inaspettato della dea bendata. Subito condiviso fra urla e schiamazzi delle amiche, come un segnale di buon auspicio per la prossima avventura.

Campionato al femminile anche per il maschile

25 giugno 2018, Enzo Pettinelli
Sviluppiamo il pensiero che ha portato alla modifica del campionato femminile a squadre. Il vantaggio: dimezzati i chilometri di trasferimento. Liberate sette giornate, dove si possono utilizzare per gare di singolo per sviluppare il settore femminile. Incominciare a pensare che la formula dei concentramenti può risultare utile anche per il settore maschile. Una riflessione approfondita può essere fatta sulle sette giornate che si liberano. Ad esempio, per l’A1 si potrebbero organizzare 3 fasce di 8 atleti, tutti del campionato di A1. E dar vita a tre TOP 8. Questo avrebbe la finalità di far confrontare i migliori giocatori fra di loro. Questa è la strada che fa crescere il giocatore, il proprio allenatore e il territorio dove opera. Ora che si sono liberate 7 giornate per le ragazze, organizziamo un’attività per sviluppare il settore femminile. Troppo trascurato da anni. Un confronto sarebbe la strada migliore per trovare una soluzione democratica.

La serie A1 femminile si evolve

18 giugno 2018, Enzo Pettinelli
Soddisfazione delle ragazze che giocano il campionato. Il Consiglio ha accettato la richiesta di giocare il Campionato di A1, con la stessa formula di A2. Sono state le ragazze che giocavano in A2, con la formula dei 7 concentramenti e 2 incontri ad ogni concentramento, che hanno richiesto con determinazione, l’estensione della formula anche per l’A1. Un merito va dato anche alla Fitet, che ha accolto la richiesta delle ragazze. Soprattutto perché nel passato raramente è successo qualcosa di simile. Ci auguriamo che si continui su questa strada.

Ping-Pong linguaggio del corpo

24 maggio 2018, Enzo Pettinelli
Ritengo che nel gioco del ping-pong avvenga un dialogo fra i due giocatori durante gli scambi. In questo caso la mente si esprime con il corpo. I bravi giocatori utilizzano tutti i muscoli (linguaggio raffinato). Quelli meno dotati usano una parte dei muscoli (linguaggio incompleto). Il lavoro muscolare ideale è quando la distribuzione del lavoro dei muscoli è diffuso. In molti casi questo non avviene. In altri casi, quando il gioco manifesta una chiara responsabilità, i muscoli del corpo entrano in confusione fra loro. Arrivando a momenti conflittuali di rifiuto o anche di opposizione. Nel ping-pong, durante le difficoltà il gesto tecnico si guasta e si inceppa. In questo caso penso che i problemi siano più complessi.

Il ping-pong esplora nuovi orizzonti

30 aprile 2018, Enzo Pettinelli
Anche nel ping-pong, guardando un po' al passato e un po' al futuro, si sono formate due associazioni mondiali che organizzano le loro manifestazioni. È già successo con la pallavolo, il beach, con il tennis e con il racchettone. Nel ping-pong l’hardbat ripropone le racchette puntinate Barna (5 volte campione del mondo di singolo e 22 tra doppi e squadre). Questa racchetta è stata inventata da Barna alla fine del 1920. Oggi ha molto successo in America e coinvolge molti vip di fama mondiale.

RACCHETTA BLU DUNLOP
La seconda associazione è la mondiale WCPP BLU DUNLOP. Anche in questo caso si va a recuperare una racchetta che troviamo agli albori del ping-pong. Con l'utilizzo della pallina di celluloide le racchette erano di legno e la pallina veniva colpita con il piatto di solo legno. Alcuni incominciano a ricoprirle di sughero. Ma sono state subito bandite perché il materiale non è uniforme. Altri la ricoprirono di carta vetro. Questo avveniva alla fine degli anni 1870, mentre in Italia circolavano ancora nel 1950. Questa racchetta ha la caratteristica che da poco effetto alla pallina. Ma anche il vantaggio di non consumare le superfici per il gioco. Quindi racchetta stabile e di grande durata. Adatta anche per giocare a ping-pong al mare, campeggi ecc...

MONDIALI LONDRA
A Londra si sono svolti recentemente i campionati del mondo delle WCPP. Le partite si giocano 2 su 3 set, e si arriva a 15. Un giocatore, fino ai primi 12 punti, può giocarsi un jolly. In questo caso, l'arbitro sostituisce la pallina bianca e ne fa utilizzare una gialla. Se il giocatore che gioca il jolly fa il punto, questo vale il doppio ma se perde ne perde solo uno. I mondiali di Londra si sono giocati con 8 gironi da 8 giocatori per girone. Due giocatori di ogni girone passano e formeranno il tabellone finale. Per gli incontri più importanti si utilizzano due tavoli con colori diversi. L'arredamento e le luci ricordano un po' quelle psichedeliche. Ma i tavoli sono ben illuminati. Per assistere a questa gara si paga il biglietto. Ogni giocatore può indossare tre sponsor differenti con dimensioni che prevede il regolamento. Montepremi 100.000 dollari.

ORGANIZZAZIONE
Lo spazio dove si svolge la gara è arredato in modo tale che sembra più una sala da ballo che un palazzo dello sport. Negli intervalli di gioco, musica e luci colorate. Il pubblico riempie gli spalti per tre giorni dal mattino alla sera. Sky Sport trasmette in diretta tutta la manifestazione. La chiave del successo, sono le scommesse, che animano il pubblico come in un ippodromo. I premi in denaro attirano giocatori della Germania, Francia, Ungheria, Russia, Filippine ecc...

I CINESI IRROMPONO
Quest'anno sono arrivati molti giocatori cinesi a guastare la festa, piazzandosi nei primi posti e intascandosi i premi in denaro più consistenti. Quest'anno a Roma ci sarà la manifestazione più importante, organizzata dall'associazione italiana ICPP BLU DUNLOP guidata dal bolognese Mariano Greco. La gara si svolgerà dal 30 giugno al 1° luglio e sarà valevole per il titolo italiano. Le gare in programma: assoluto, seconda, terza, doppio e a squadre. Montepremi €5500.

Ping-Pong femminile - La commedia

26 aprile 2018, Enzo Pettinelli
Campionato a squadre femminile, concentramento nazionale di A2 per salire in A1 o per scendere in B. Si sente subito che il clima è surreale. Sugli spalti alcuni gruppetti di tifosi. Sorprende che un gruppo di tifosi, invece di fare il tifo per la propria squadra, tifa per la squadra avversaria. Altri incontri si svolgono rapidamente per abbondano di alcune giocatrici. Corre voce fra gli spalti che alcune squadre se vincono salgono in A1 e in questo caso dovranno smettere di giocare per mancanza di sponsor. Perché chi vince e sale non può rinunciare. O meglio se rinunci, precipiti nella categoria più bassa, conseguenza sparisce la società. Le giocatrici rimangono con 3 o 4 tornei all'anno.

LA TRAGEDIA
Due squadre a confronto. Una squadra si presenta con tre riserve, che sanno a malapena tenere la racchetta in mano. L’altra squadra è al completo di titolari. Primo incontro, dopo qualche scambio la giocatrice più brava, si infortuna e perde. Secondo incontro, la seconda giocatrice della squadra più forte, non fa nemmeno in tempo ad arrivare al tavolo, che anche lei si infortuna. Sugli spalti parte un boato di gioia e di applausi. Con una sola giocatrice anche brava non si può più vincere. E con i pochi mezzi economici potranno continuare a giocare in A2. Le tre avversarie esordienti vincono l'incontro e scoppiano in lacrime con il loro presidente.
P.S. Visto il successo di pubblico e della critica, gli attori si preparano per una nuova rappresentazione.

Ricchi contro poveri

23 aprile 2018, Enzo Pettinelli
Arrivano voci da più parti, anche autorevoli, che il presidente federale di Napoli non si ricandiderà alla scadenza del mandato. La cosa è strana, perché mancano ancora più di 2 anni. Queste voci aprono scenari di instabilità. E molti interrogativi. All'insediamento il presidente ha fatto un discorso apprezzato e di apertura con tutte le anime del mondo del ping-pong.

SPERANZA E ILLUSIONE
Dopo un inizio di coerenza che faceva ben sperare si sono verificate alcune chiusure. Poi le voci di abbandono prematuro, come se qualche fatto nuovo sia intervenuto. Oppure la mancanza di collaborazione dei più stretti collaboratori. È vero che nei posti chiave sono rimasti gli stessi colonnelli della passata gestione, macchiati dal peccato originale della discordia e degli insuccessi.

ALTRE VOCI
Ho sentito anche delle voci che l'annuncio se pur non ufficiale venga utilizzato come strategia per far digerire i contrasti attuali fino al termine del mandato e poi ripresentarsi con la veste dell'immacolato. Riporto questa voce per dovere di cronaca. Personalmente non riesco a crederci. Ritengo però opportuno che il presidente debba chiarire con un comunicato pubblico la sua reale posizione. Ci troviamo ancora a più di 2 anni alla scadenza del mandato. Mentre il clima può scatenare una campagna elettorale anticipata.

MECCANISMO PERVERSO
Sappiamo tutti che il meccanismo elettorale è iniquo. Le società più ricche comprano i migliori giocatori. Chi fa più risultati può contare oltre 100 volte di più di troppe società povere. Così si rischia di riprendere la guerra fra ricchi e poveri, come è sempre stato.

SI SPERA SUL CONI
Mentre il Coni sta studiando una nuova tabella voti, che può vanificare accordi e complotti. Un disagio che può ripercuotersi ancora sulla Fitet. Il presidente non può lasciare circolare la voce, che alla fine del mandato getterà la spugna dando l’impressione del detenuto che aspetta solo il giorno della libertà. Mentre noi aspettiamo ancora progetto e trasparenza.

La macchina del tempo si è inceppata

16 aprile 2018, Enzo Pettinelli
1980, arriva alla FITET una proposta di organizzare una manifestazione giovanile di ping-pong a Isernia. Le spese saranno sostenute dalla propria città. Si decide per una gara con rappresentative regionali. Così in una delle province più piccole d'Italia, nasce la più bella gara giovanile per il ping-pong. In questi anni correva voce che la Federazione Italiana fosse come la federazione di Paperon dei Paperoni, ma una gara rivolta ai giovani è nata perché offerta gratuitamente dal comune di Isernia. Per quasi 40 anni la Coppa delle Regioni si è mantenuta e ha raccolto sempre più gradimento.

LE RAGIONI
Gli ingredienti sono diversi: primo una gara che non elimina e fa giocare le stesse partite a tutti. Secondo i ragazzi si ritrovano nello stesso albergo, parlano poco delle partite e prende il sopravvento la voglia di conoscersi. Il giorno dopo tutti riprendono giocare, vincitori e perdenti. Non si avvertono tensioni e tantomeno le famigerate classifiche che riducono un essere umano ad un numero di carcerato. Alimentando la tensione del diverso all'interno della propria famiglia. Poco educativo su dei giovani che si stanno formando.

MOMENTO ASSOCIATIVO
In questa manifestazione nascono amicizie che durano nel tempo e nasce anche qualche simpatia personale e scambio di indirizzi. Per gli organizzatori è solo una gara, per i giovani è un laboratorio umano dove l'entusiasmo e la socializzazione fanno da padroni.

RECUPERO SOCIALE
Oggi che il progresso lascia passare attraverso lo smartphone parole e sentimenti, si riscopre la bellezza di guardarsi negli occhi e di esplorare il prossimo, come l'uomo ha sempre fatto fin dalle origini. Perché fermarsi solo su questa gara? Facciamone altre, con le stesse regole, per le altre categorie. La FITET non avverte e non coglie, come se la propria macchina del tempo si fosse inceppata.

RICORDO PRIMA EDIZIONE
Ricordo la prima edizione, lo stupore degli accompagnatori e dei ragazzi, nel vedere le poche auto che circolavano con la targa IS e il numero che a volte non superava 100. In quei tempi le targhe delle auto venivano immatricolate dalle province. Eravamo abituati a numeri che superavano 100.000, così i ragazzi facevano a gara a chi scopriva la targa più bassa. Si aveva l'impressione che il mondo si fosse fermato all'improvviso. Mentre la manifestazione colorata di gioventù faceva ripartire le lancette dell’orologio.

Analisi di un campione

03 aprile 2018, Enzo Pettinelli
In questo momento mi sento attratto verso un'analisi sul nostro mondo del ping-pong. A ragione, siamo una parte della società Italia. Cultura, carattere, intelligenza, abitudini, storia ecc. rappresentiamo un campione che avrebbe il valore di un sondaggio. Partiamo dalla base. Il giocatore vuole vincere per salire la propria classe sociale. I dirigenti fanno altrettanto.

I TEMPI CAMBIANO
Ora sembra che sia terminato il tempo dell’improvvisazione e dell'irruenza. Mentre il passato bisticcia con il nuovo. E cerca di sopravvivere, sottotraccia, per non guardare la realtà. Ogni commedia è destinata all'epilogo. Nuovi attori riscaldano i muscoli e la platea è ansiosa del nuovo spettacolo. Molti sono pronti all’ applauso. Altri aspettano contrariati. Alcuni, già fischiano, perché non sanno fare altro.

L’ANALISI
L'analisi fin qui è molto asciutta. Vorrei aggiungere una nuova riflessione. Ritengo che l'uomo quando ha il cuore di sinistra e il cervello di destra, sia uomo di successo. Perché le ispirazioni ideali nascono dal cuore, mentre il cervello recepisce e mette ordine ai sogni per realizzarli. Qualità anche di un buon atleta soprattutto per uno sport completo come il ping-pong. Mentre nella Fitet, senza stelle, hanno ripreso a balbettare vecchie filastrocche. C'è spazio per fare approfondimenti. Ma anche per applausi e fischi. Buon divertimento.

Il palazzo blindato

26 marzo 2018, Enzo Pettinelli
È passato un anno e mezzo, da quando nella FITeT si è inserito un nuovo presidente, che era vicario. E sono stati rinnovati la metà dei consiglieri. Certo non è stata una rivoluzione. Ma il cambiamento ha portato grandi sorprese. Perché con il meccanismo elettorale in vigore, una trentina di società su seicento decidono per tutti. Questa volta cinque consiglieri dell'opposizione sono entrati nel sistema. Il presidente eletto nel discorso di insediamento ha usato parole di conciliazione e di sentimento.

ESORDIO CONCILIANTE
La prima decisione importante è stata l'apertura al dialogo con i 20 presidenti regionali. Il palazzo da tempo blindato ha aperto le porte all'Italia del ping-pong. Alla prima assemblea i presidenti hanno scelto tre di loro come coordinatori. Mentre la federazione ha incaricato un presidente eletto dall'opposizione. In seguito, si sono svolti incontri, telefonate ed email, che hanno portato a richieste concordate.

PROPOSTE DI CAMBIAMENTO
Così il presidente a capo delle regioni porta in consiglio le prime richieste. A questo punto il meccanismo si inceppa. Il consiglio rinvia il confronto per mancanza di tempo. Il presidente delle regioni che svolge il ruolo dell'ambasciatore media le resistenze.

IL PALAZZO SI BLINDA
Arriva dal Presidente FITeT la convocazione per i 20 presidenti regionali che si terrà a Molfetta. Come un fulmine a ciel sereno aggiunge che in assenza di uno dei presidenti, questo non può essere sostituito. In tutte le associazioni democratiche c'è sempre il sostituto del presidente. Compresa la Fitet. Non si capisce la lettera del presidente Fitet. Che aveva esordito con aperture concilianti e democratiche e ora si chiude.

RICOMPARE IL FANTASMA
Forse saranno gli altri inquilini del palazzo, i responsabili di aver di nuovo blindato la casa di tutti. È bene ricordare che il meccanismo con il quale sono stati eletti è antidemocratico. Il CONI sta studiando nuove regole. Se vogliamo stemperare questo clima e usare un po' di ironia, sarà il fantasma che abita dentro di noi, che cerca di placare le sue tensioni?

Il fantasma dell'allenatore

19 marzo 2018, Enzo Pettinelli
Ho già dato una risposta ad un lettore. Considerando l'importanza dell’argomento è opportuno dedicare un post. Occorre distinguere che il fantasma che albera dentro di noi, è diverso e personale. Per fare due esempi estremi, uno può avere un fantasma repressivo. L'altro in assenza del fantasma, ha un comportamento riflessivo. Naturalmente ci stanno tutte le varianti intermedie. Dove noi possiamo individuare la nostra. Mentre il giocatore per esprimersi si deve concentrare e trasferirsi dal mondo reale in quello dell’agonismo.

L’ALLENATORE
L'allenatore subirà la prestazione del giocatore. Se pensate ai migliori giocatori del mondo non vi verrà mai in mente chi sono i rispettivi allenatori. Questo accade in tutte le discipline individuali. Tennis, ciclismo, sci ecc. Il motivo è perché il ping-pong non è un gioco a squadre. Quindi? Il fantasma lo riconoscete subito. È sempre teso quando parla ai suoi giocatori. In allenamento alza sempre la voce. Durante le gare perde la testa, parla a basso tono, ma le parole sono urlate e intimidatorie. In caso di sconfitta si giustifica, incolpando i propri atleti o si lamenta per la sfortuna.

L’ORIGINE
Se il suo presidente ha un fantasma gemello al suo, il sodalizio non si interromperà. Invece l'allenatore deve essere dotato di una grande flessibilità, perché dovrà allenare molti giocatori e con personalità differenti. La capacità di riflessione è il cardine del dialogo e della comprensione di molteplici problemi.

L’INCUBO
Se nell’allenatore prevale l’incubo del fantasma, il comportamento si incanalerà sul binario della robotizzazione e della noia. Danneggiando soprattutto i giocatori di talento. Il giocatore è sotto i riflettori. Mentre l’allenatore è all’ombra. Così anche il suo fantasma, ma se questo lo reprime, ve ne accorgerete subito. Il vuoto d’affetto non può essere colmato con il comportamento emotivo. Perché questo è il prodotto del fantasma. Che ne è la causa.

Il fantasma è l'avversario

12 marzo 2018, Enzo Pettinelli
Tutti abbiamo fatto nella vita delle sfide o gare di ping-pong. Nel momento del confronto intenso, arriva il nostro fantasma che ci afferra la mano e blocca l'azione. Perdiamo il controllo del corpo. La mente si annebbia. La realtà dell'ambiente circostante diventa evanescente. Siamo immersi nella paura e nel terrore. Il sentimento è che vorremmo trovarci altrove. La ragione conservativa cerca disperatamente degli appigli per addossare le colpe a motivi futili e agli altri. Se il giocatore è giovane, può cadere in un pianto disperato. In ogni caso c'è la paura di perdere l'affetto che ci lega alla comunità a noi prossima. Ma chi è il fantasma? È il vuoto d'affetto che si è creato dalla solitudine e dalle paure del proprio vissuto. Nella vita normale il comportamento non è diverso. Il fantasma incombe, ma nel confronto con il proprio simile, si possono usare delle maschere per confondere l'interlocutore o se c'è un pubblico. Con il pubblico l'arte del confondere è più vasta. Se si capisce il fantasma degli ascoltatori si possono usare argomenti appropriati e convenienti. Dove i fantasmi vengono placati. Nel ping-pong le regole del gioco non permettono divagazioni. Così vorrei proporre un consiglio. Provate a giocare evitando la vostra programmazione. Quando vi apprestate a rispondere la pallina che ha giocato il vostro avversario, rinunciate all'azione istintiva ed eseguite il secondo pensiero che vi viene in mente. Sarete sorpresi, dalle varianti e dalla libertà di fantasia. Questo è un modo per prendere coscienza di quanto siete robotizzati e in balia del fantasma. Questa strategia di pensiero potete sperimentarla anche nella vita. Perché il comportamento nel gioco è lo specchio di quello che siete tutti i giorni.

Verso l'equilibrio tra attacco e difesa

25 gennaio 2018, Enzo Pettinelli
Il ping-pong è lo sport più diffuso e più amato perché è il gioco più completo a livello antropologico. Infatti, giocare è la trasmissione del pensiero al proprio corpo, che attraverso il gesto lo realizza. Le fasi sono tre:
1) Un pensiero che elabora.
2) Il corpo che riceve il messaggio.
3) La realizzazione che si concretizza con il colpo.
Tralasciamo tutte le riflessioni che si possono fare. Consideriamo solo la scintilla del pensiero, e il linguaggio del corpo che lo trasmette. Se lo strumento che hai in mano è aggressivo, il gioco diventerà aggressivo. Così il gioco diventa urlato e il dialogo (confronto) non si verifica. Uno sport che era per tutti, diventa per pochi. Abolire le racchette aggressive, ormai è troppo tardi, i ricercatori stanno puntando sulla pallina. Questa è la mia interpretazione. L’insorgenza di federazioni che organizzano gare con racchette degli anni ‘50 è la dimostrazione del bisogno di ritrovare uno sport che si basa sul gioco che abbia un maggior equilibrio fra attacco e difesa. Difesa oggi scomparsa. È un po' come giocare a calcio solo tirando rigori.

Ping pong e il romanticismo

24 gennaio 2018, Enzo Pettinelli
Il mio post sulla nuova pallina l'ho scritto pensando allo studio del comportamento umano nel gioco e alla tecnica di gioco basata sulla nuova realtà. Due temi affascinanti da esplorare. Poi ho pensato che dare dei chiarimenti fosse opportuno. Ritorniamo sulla chiacchierata che ho avuto con Ogimura anni fa. Siamo agli internazionali d'Italia, Verona. La discussione si sposta sulla pallina più grande che si vorrebbe introdurre. La racchetta è diventata troppo veloce. Ricordo che parlava con molta preoccupazione e con molti dubbi. Il ragionamento era concreto. Se si aboliscono le gomme che hanno dato lo sviluppo al gioco e si ritorna alle gomme con puntini avremmo contro le aziende produttrici e anche i giocatori. Quindi l'unica soluzione è la pallina più grande che rallenta il gioco. Nel 2000 la Cina propone la pallina da 40 millimetri, il congresso accoglie. Sono passati 18 anni che si sta sperimentando perché il problema che aveva sollevato Ogimura non è risolto. Le racchette che si usano oggi sono entrate nel 1960. Prima di questo cambiamento si usavano racchette puntinate che davano poco effetto. I giocatori si divertivano e il gioco ha avuto una straordinaria diffusione, entrando anche nei salotti d'Europa, circoli parrocchie ecc. Tanta era la diffusione che le ferrovie, la Sip telefonia, le poste italiane, ACLI, ecc. organizzavano i campionati italiani per i propri dipendenti. Questo mondo l'abbiamo perduto. Era un gioco più dialogato e più romantico, dove gli urlatori non trovavano spazio.

Approfondimento sulle palline di plastica

23 gennaio 2018, Enzo Pettinelli
Le palline passano da 38 millimetri di celluloide a 40 millimetri, poi a 40 con il simbolo più (40+). In seguito dalla plastica si passa al materiale ABS che è sempre della famiglia della plastica. E che viene usato anche per la costruzione di strumenti musicali. Con questi cambiamenti, si sono abbassati i costi di produzione. Con la plastica ABS, (che viene definito polimero termico plastico) probabilmente si cerca di recuperare il suono della pallina di celluloide. Ma non dobbiamo dimenticare che anche l’area di gioco è aumentata di dimensione, mettendo in difficoltà gli organizzatori dei tornei e riducendo la penetrabilità del ping-pong negli spazi occasionali delle città. Ogimura campione del mondo grazie al suo top spin, diventato in seguito presidente mondiale, era alla ricerca di una soluzione. Dato che considerava il top spin come elemento inquinante allo sviluppo popolare del nostro sport. Per le gare importanti in Giappone avevano aumentato, l’area di gioco come un campo di pallavolo quando la pallina era di 38 millimetri.

Riflessione sulle palline di plastica

18 gennaio 2018, Enzo Pettinelli
Negli anni 70 correva voce che un vecchio allenatore cinese avesse inventato il gioco delle tre palle. Nella pratica il giocatore fa il servizio e questo è 1, poi risponde quando ritorna la pallina e questo è 2. Quando la palla ritorna per la terza volta il giocatore spinge al massimo il colpo e deve tirare a punto. Gli scambi di gioco finiscono. La strategia si basa sulla considerazione che in 5 suoi servizi il giocatore dovrà fare da quattro a cinque punti. Così quando il suo avversario avrà il suo turno di 5 servizi, basta che il giocatore cinese faccia minimo un punto, che il set sarà assicurato. Negli anni 70 la pallina era più piccola di diametro (38 millimetri). Oggi è di 40 mm. Non è più di celluloide ma di plastica. Il risultato oggi è che il gioco è rallentato. Con la vecchia pallina i giocatori avvantaggiati erano gli attaccanti mentre i difensori erano penalizzati. Oggi la distanza di gioco si è ridotta tanto che gli attaccanti devono rinunciare all'aggressività a tutti i costi perché non è più efficace come prima. Così il ventaglio di giocatori vincenti si è allargato. Aprendo le porte a giocatori meno aggressivi che possono arricchire il gioco con più strategia.

Sport: Cambiamento e resistenze

05 gennaio 2018, Enzo Pettinelli
Forse non ci siamo accorti come sia cambiata la società. Nello sport i giovani non guardano, più come una volta, i campioni come modello per raggiungere successo e soldi. L’illusione della società proletaria, che vedeva l'unica via per uscire dal grigiore della vita vissuta dai loro genitori e nonni è finita. Il ciclismo, il pugilato e il calcio sono stati le grandi illusioni della giovane gleba. Milioni di giovani, dal dopoguerra, hanno lottato come gladiatori nell'arena. Poche decine hanno raggiunto l'obiettivo. Milioni di aspiranti si sono affogati nell'illusione. Oggi il progresso offre più interessi e più opportunità. Lo sport per i giovani non è più una fuga verso una favola. Forse il genitore vorrebbe realizzare il proprio sogno interrotto, attraverso il figlio. Ma la maggioranza ha capito. Anche se i residui del passato ancora permangono, la nuova via è ormai tracciata. Non più una fabbrica di sogni interrotti, ma una scuola di maturazione personale di socializzazione globale.

Auguri per un nuovo sogno

29 dicembre 2017, Enzo Pettinelli
È diventata cultura verbale che non si deve insegnare la meccanizzazione dei colpi ad un giovane, ma nella pratica nulla è cambiato. Fra cultura verbale e conoscenza, vale la pena di fare chiarezza. Quando ad un giovane insegniamo un colpo, occorre capire se questo sarà uguale quando il suo fisico sarà cresciuto di 30 cm. e il suo peso di 30 kg. Con tutti i cambiamenti del corpo e della mente che ne conseguono. La meccanizzazione precoce sarà una prigione per tutta la vita. È come cucire un vestito di metallo su un giovane. Le conseguenze sono comprensibili. È inutile cercare le colpe sugli altri. Ognuno di noi ha le proprie. Fare autocritica potrebbe essere utile per tutti. È anche un modo per chiudere l'anno 2017. E aprire il 2018 con un proprio sogno. A tutti gli amici di Facebook, BUON ANNO.

Nascita o Rinascita?

14 dicembre 2017, Enzo Pettinelli
Sul mio ultimo post, Rotondo Maurice disquisiva tra nascita e rinascita sul nostro sport. È sempre stimolante quando nell'argomento si cerca di fare chiarezza sull'etimologia delle parole. Ora cercherò di spiegare, perché ho utilizzato rinascita e non nascita. Un po' di storia. Negli anni 60 è arrivata la racchetta sandwich, che ha aperto il gioco al topspin. Il serbatoio dei giocatori della federazione proveniva dalle parrocchie. Non c'erano scuole di indirizzo tecnico. Il gioco si sviluppava col piacere di sperimentare con libero spirito. Negli anni 70, attraverso l’attività del C.S.I. il gioco si è sviluppato, con una forte componente ludica. Molti tecnici si sono formati dentro un clima di elasticità mentale e di continua curiosità. Dal C.S.I. verso la FITET. Nell'attività federale, con l'arrivo di giocatori e tecnici, il gioco si rinnova. I vecchi giocatori sono superati soprattutto dal gioco della racchetta sandwich. La nascita del nostro ping-pong è avvenuta. La tecnica ha preso la sua forma. Ma trascina dietro un peccato originale, il topspin. I giovani vogliono fare solo il top-spin. Si affacciano nuovi tecnici che pensano che il ping-pong sia solo top-spin. Allenano lanciando le palline sui malcapitati giovani e pretendono che facciano solo top-spin, forte e che la palla giri sempre di più. Così i nuovi giovani, non allenano i fondamentali. Come succedeva nelle parrocchie. Con la conseguenza di perdita dell'istinto e dei movimenti delle gambe. Trasformando un gioco arioso in gesti ripetitivi, come dei burattini mentre l'allenatore diventa un burattinaio. Recuperiamo le radici dimenticate. Il principio di ogni vita sono le radici. Se si pensa di farne a meno, la superbia prende il sopravvento. Le reazioni che sembrano scomposte, hanno una ragione. Noi abbiamo il compito di cercare le soluzioni. Dopo la denuncia, occorre indicare una nuova via. Anche noi siamo un frutto del caos. Non facciamo condizionarci..

I Senatori e i Fantasmi

11 dicembre 2017, Enzo Pettinelli
Mi piace ricordare, che tempo fa avevo proposto una commissione fra i presidenti regionali. I quali potessero portare dei suggerimenti tecnici e organizzativi al consiglio FITET. Vedendoli come senatori in rappresentanza attiva della propria regione. Oggi questa proposta è diventata una realtà. Grazie al presidente FITET che l'ha subito accettata. È risaputo che le novità portano dei cambiamenti politici, così il dialogo tra consiglio e regioni trova ostacoli. Un po’ di storia Il nostro sport da troppi anni è stato governato dal vertice. Oggi si ha l'impressione che i vecchi fantasmi ostacolino il dialogo. Nessuno vuole riesumare il passato. Anche perché il dialogo si è avviato e nessuno lo vuole interrompere. Dei cambiamenti in meglio ci sono stati. C'è più attività regionale. Ma il lato dolente è il settore tecnico. Questo non è colpa dei tecnici, ma di chi ha dato loro l'incarico. Pertanto è importante elaborare un progetto tecnico di una vera rinascita.

Mondiali Juniores a Riva del Garda - Considerazioni

05 dicembre 2017, Enzo Pettinelli
La Cina vince 7 titoli su 7. E mette in ginocchio il resto del mondo. Unica resistenza viene dalla Corea, dal Giappone e dallo svedese Truls Moregard che perde in finale nel singolo. Ma dalla sua ha l'attenuante di avere solo 15 anni. Con il cambio della pallina dalla celluloide alla plastica hanno ripreso il gioco in mano. La stella cinese con l’impugnatura a penna, Xue Fei sale sul podio più alto per 4 volte, singolo, doppio maschile, misto e a squadre. La storia - L’influenza occidentale in Cina È da diversi anni che in Cina si è diffusa l'impugnatura occidentale a discapito di quella a penna. La federazione cinese, è corsa ai ripari. Nelle gare a squadre, su 3 giocatori, almeno uno dovrà impugnare a penna. Non solo si è salvata la tradizione, ma essendo più rara, l'effetto sorpresa è più alto nel confronto tra giocatori che hanno meccanizzato il gioco contro l’impugnatura occidentale. Finale singolo maschile Finale, i primi due set vanno al cinese di misura. Lo svedese non si arrende. Il tifo del pubblico è per lui. Al terzo set il cinese da un’accelerazione al gioco. Cambiano le geometrie. Mentre lo svedese continua a palleggiare tutti i servizi e non trova più i suoi colpi. Dal mio punto di vista ha talento e personalità. Farà parlare di sé. Tra il pubblico, non si sono notati i tecnici federali italiani. Mentre i commenti sono stati che il migliore italiano, non fa parte del centro federale. Dove la Fitet investe denaro, come nel progetto Italia per i giovani, senza un pensiero tecnico e psicologico conosciuto. Siamo ancora all'alchimia.

Mondiali Juniores a Riva del Garda

25 novembre 2017, Enzo Pettinelli
Le gare si svolgeranno dal 26 novembre fino il 3 dicembre. La manifestazione ha una rilevanza tecnica importante. Con il cambio della pallina dalla celluloide alla plastica, il gioco è cambiato. Ma una vera interpretazione, è in evoluzione. Però in questa gara i giovani in campo hanno l'età che va dai 16 ai 18. Questi per la giovane età hanno un adattamento più rapido. Molte sono le nazioni presenti. Sarà interessante osservare chi avrà intrapreso lo studio tecnico migliore per il futuro. Perché sono gli juniores, che cominciano presto in massa a confrontarsi nelle gare dei migliori giocatori del mondo. Per ora, occhi puntati a Riva Del Garda, per osservare la tecnica e lo spettacolo che potrà produrre il ping-pong in futuro.

Pari opportunità è crescita

07 novembre 2017, Enzo Pettinelli
In una federazione l'attività deve dare pari opportunità a tutti gli aderenti. È macroscopica la differenza che c'è fra i giocatori che entrano nella rosa della nazionale con quelli che anche per poco rimangono fuori. Infatti la Federazione, per i giocatori fuori dal giro, propone un'attività a squadre e qualche torneo. Mentre i giocatori della nazionale, oltre a queste attività, hanno una serie di stage e una massiccia attività internazionale, che crea un solco invalicabile con chi ne è rimasto fuori. Serve ridimensionare l’attività a squadre e dare maggiore sviluppo all'attività individuale. Più tornei e organizzare dei Top 10 per la 1° categoria e per le categorie giovanili. Chi è fuori dalla rosa privilegiata, deve avere la possibilità di misurarsi con i migliori e coltivare la speranza di superarli. Se manca questo confronto, cadono i presupposti di ricambio. Ma anche l'incentivo di crescita per i migliori.

Il bambino, lo sport e il dolore

05 novembre 2017, Enzo Pettinelli
Quando un giovane si avvicina allo sport, è come entrare dentro un nuovo mondo. Occorre apprendere nuove regole e rispettarle. Il corpo assimila nuovi gesti. Tutti i giovani partono sullo stesso piano. L’ apprendimento della cultura dello sport che si è scelto, permette la crescita personale. Gli operatori dentro la sfera dello sport, hanno un compito difficile. Devono proteggere l’ambiente dai condizionamenti negativi che provengono dall'esterno e stare attenti a non alimentarli con i propri.

L’APPRENDIMENTO E I RISCHI
Il giovane nell'apprendere arricchisce la propria gestualità. Questo proprio bagaglio verrà portato nelle gare. La gradualità è: formazione, allenamento e confronto con l'avversario. Il giovane partecipa con la mente, l'emotività e il fisico. Tre condizioni che collaborano fra di loro e che lo accompagnano nel suo percorso di vita. In questa fase l'aspetto emotivo è fondamentale. In questo percorso di crescita, l'atleta quando dovrà esprimere il proprio gioco, ridurrà la sua azione per evitare il dolore e la fatica se provati nell’allenamento. Questo è un danno psicologico che reprime la libertà. È un riflesso condizionato, che porterà alla rinuncia ad eseguire il gioco appreso.

Il consigliere e il confronto

02 novembre 2017, Enzo Pettinelli
È un anno che il consiglio FITET è cambiato. Non è molto tempo. Ma nemmeno poco. Dipende da quello che ci aspettavamo. Un presidente e 5 consiglieri contigui alla passata gestione più 5 nuovi. La mia riflessione è: cosa avranno in mente di fare? Quali idee vogliono realizzare? Non esiste un programma né scritto né dichiarato. Alcune novità si sono viste. Mentre nel settore tecnico il treno è fermo sul binario del passato. Non conosco i consiglieri e non conosco il loro pensiero. Eppure chi riveste un ruolo che decide per il nostro futuro, dovrebbe farci conoscere quali sono le proprie idee. E quale compito intende svolgere. Per chi a scuola non studia ed è assente culturalmente, si dice che sta “scaldando il banco”. Oggi con internet i giocatori scrivono e dialogano fra di loro. Oggi con i mezzi moderni è più facile. I consiglieri devono scrivere quale sarà il loro impegno. Attraverso il dialogo con le persone interessate possono migliorare e completare il progetto. Quindi non un Consigliere di sé stesso, ma che si confronta con tutti..

Creiamo in Italia quello che non può dare l'esodo

27 ottobre 2017, Enzo Pettinelli
Riprendiamo dall'esodo dei giocatori che sono ritornati in Italia. La scelta di andare all'estero non ha portato i risultati sperati. È come quando si frequenta un liceo non adeguato, non si può scegliere poi una università troppo elevata. Non è stata una scelta della FITET ma una scelta disperata dei giocatori, che se fossero rimasti in Italia avrebbero avuto solo il centro federale. La storia della Pellegrini è illuminante. È vero che da noi non esiste l'università. E nemmeno Formia lo può essere considerata neanche per scherzo. Perché raccoglie giocatori di tutte le età, e dà un indirizzo tecnico uguale per tutti.

UNIVERSITÀ
Quindi è necessaria un’università? Niente affatto. Mancano i maestri? Nemmeno, sulla carta sono tanti. Ma nella realtà i maestri veri, sono molti di meno. Perché il maestro è quello che nella vita è stato attratto dal ruolo di allenatore. Così per decenni ha insegnato. Un lavoro da artigiano, che per ogni allievo doveva adattare l'insegnamento. Doveva scoprire nella pratica nuove conoscenze umane e tecniche. E applicarle con varianti a seconda dell’allievo.

NON EX GIOCATORE
È un compito che non può essere di un ex giocatore, oramai robotizzato nel gesto e nella mente. Solo i veri allenatori possono fare corsi di formazione e di perfezionamento. La Fitet, deve fare una scelta ponderata. Incaricare istruttori con un curriculum di valore acquisito sul campo. Per trasmettere l’autonomia tecnica alle regioni. Per creare un polo tecnico, scientifico e umano, al servizio delle società. E coprire il vuoto nelle 20 regioni italiane.

Ritorno dall'esodo per i centri privati

26 ottobre 2017, Enzo Pettinelli
Qualche tempo fa avevo scritto sulla Pellegrini (nuoto), entrata in crisi, che aveva abbandonato un centro federale, per entrare in un altro. Per lei è stata la rinascita. La Fitet ha un solo centro, quello di Formia. Però il meccanismo autarchico si è rotto. Quest’anno alcuni giocatori, scappati all’estero sono tornati in Italia. Ma hanno scelto di confluire nel centro di Milano e di Castel Goffredo. Così si è creata un’alternativa a Formia. Viene riconosciuto a Sciannimanico il merito di essere ritornato operativo nella sua società di Castel Goffredo, dopo la caduta dalla Presidenza Fitet. Aprendo le porte a quei giocatori che rifiutano Formia. Ricordiamo che Formia è stata voluta da Sciannimanico e difesa ad oltranza. Tanto da escludere Nicoletta Stefanova dalle selezioni preolimpiche. Mentre per il centro di Milano il percorso naturale non è stato travagliato come Castel Goffredo. Questo è un processo nuovo che potrà avere solo sviluppi positivi. Ora è necessario che si continui sulla strada del decentramento anche per la promozione giovanile. Dando il compito alle regioni, e non a progetti lanciati dall'alto, fatti di slogan. Su questi argomenti ci ritornerò in seguito con maggiori approfondimenti.

Sportitalia e concentramento A1

20 ottobre 2017, Enzo Pettinelli
Preferisco aprire un nuovo post, sull'evento di Terni. Il coraggio di sperimentare la nuova formula, ha diradato ombre e abitudini. Si è aperta una nuova finestra per il nostro sport. I commenti sul post sono stati positivi. I contatti personali altrettanto. In un passato articolo, avevo proposto di organizzare per i migliori giocatori, un giro d'Italia, in città diverse per portare promozione e far uscire dalla gabbia il ping-pong. Ma bisogna preparare con competenza il pacchetto innovativo. Al regista che ha mandato in onda su Sportitalia, vanno fatti i complimenti per l'ottima riuscita dei filmati. E chiedere di seguirci ancora. Mentre la Fitet, deve incaricare degli esperti, per migliorare la manifestazione così da attirare il pubblico. I nostri suggerimenti sono importanti. Ma ad ognuno il proprio lavoro. La commissione in rappresentanza delle regioni, presente per l'occasione, dovrà far conoscere l'opinione del territorio e portare il proprio contributo.

A1 concentramento da ripetere

19 ottobre 2017, Enzo Pettinelli
Si è concluso l'esperimento di giocare la serie A1 in contemporanea su 4 tavoli. L'evento è stato positivo, perché un tavolo era sempre in gioco e le pause non hanno pesato.

ASPETTO NEGATIVO
Quando si gioca con un solo tavolo, il gioco attivo può arrivare al 20%. Mentre le pause, per raccogliere la pallina, prendere posizione prima del servizio, e altre interruzioni, possono arrivare al 80%. Inoltre l'incontro può durare anche 3 ore, mentre il gioco effettivo può risultare 36 minuti. Non si può pretendere che in 180 minuti il pubblico attende 144 minuti mentre i giocatori si asciugano il sudore, fanno i raccattapalle, parlano con l'allenatore ecc.… Questo succede solo nel nostro sport, annullando suspense e patos. Vi sembra normale? Poi c'è qualcuno che vorrebbe il pubblico. Sportitalia, ha dato un taglio utile per il nostro sport evidenziando fasi di gioco spettacolari e interviste ai giocatori

TIRANDO LE SOMME
L’esperimento fatto, può solo migliorare. Basta incaricare degli esperti di comunicazione, per studiare un evento che possa essere migliorato. Sempre con Sportitalia che faccia il servizio. In modo che anche i giocatori escano dall’anonimato e creino curiosità fra i telespettatori..

Terni evento innovativo

13 ottobre 2017, Enzo Pettinelli
Sabato e domenica a Terni si svolgeranno le prime due giornate di campionato di A1 maschile e femminile. La novità è che le squadre giocheranno in contemporanea. Oggi nella sala comunale si è svolta la conferenza stampa tenuta dal presidente Fitet, Di Napoli. Mentre domani al Palatennistavolo di Terni ci sarà la presentazione delle squadre, prima degli incontri che inizieranno alle 10:00. Sarà presente la TV di Sportitalia, che metterà in onda le fasi più spettacolari dell'evento mercoledì prossimo dalle ore 16:00 fino alle 17:00. Sul sito web della Fitet la manifestazione sarà trasmessa in streaming. Per l'occasione saranno presenti anche i membri della commissione dei presidenti regionali, che si riuniscono per la prima volta, dopo l’incarico. Due momenti importanti. La serie A1, per la prima volta esce dalla solitudine degli incontri del campionato a giornate. Ora si assisterà ad uno spettacolo vivace e ricco di suspance. Una gara che potrebbe essere esportata anche in altre città italiane. Per questo è importante la presenza anche della commissione delle regioni.

Il mistero e l'attesa

08 ottobre 2017, Enzo Pettinelli
Quando la mente si libera, il pensiero scorre lungo il corpo. L'atleta è pronto per l'azione. I piedi, come le ali di un gabbiano che si appoggia nell'aria, producono il moto. Un moto che coinvolge il corpo. In armonia l'azione realizza il progetto della mente. Quando c'è questa condizione c'è la crescita. Altrimenti c'è il mistero dell'attesa.

Senigallia - 4° edizione trofeo CONI

27 settembre 2017, Enzo Pettinelli
Si è svolto a Senigallia il 4° Trofeo del Coni. 40 discipline per giovani under 14 in rappresentanza di tutte le regioni. Questa manifestazione è stata voluta dal Presidente Malagò. Il taglio delle gare è sportivo ma anche di socializzazione fra i giovani. Un monito per la Federazione che da 7 anni porta avanti il Progetto Giovani, ma che a Senigallia è presente solo con 14 regioni. Un terzo delle regioni non aveva due giovani atleti per partecipare appartenenti ad una stessa società. Mai un'analisi o un chiarimento sull'obiettivo del Progetto Giovani. In compenso parole, parole.... Di positivo possiamo dire che la manifestazione ha avuto successo, con la complicità di 3 giornate di sole, si sono goduti lunghe passeggiate in città e sul lungomare. Un piacevole ricordo da portare a casa per tutti i partecipanti. Immagine di una piccola Olimpiade. Con cerimonia di fuochi, musiche e balli. In apertura con sfilata di colori di sorrisi. Chiusura di voci canti, ancora fuochi d'artificio. Una marea di occhi in cerca di amicizie e di nuove emozioni.

Sorpresa amara nei V categoria

22 settembre 2017, Enzo Pettinelli
Quattro tornei in contemporanea su tutto il territorio. Amara sorpresa da Ortona, Casamassima ed Este. Tutto regolare per Chatillon. Al termine delle iscrizioni della gara di singolo, le tre società sorprendentemente aggiungono la gara di doppio da disputare subito dopo i gironi del singolo. Le iscrizioni a questa gara verranno fatte sul posto. Ma quello che più grave si interromperà la gara del singolo. Così i vincitori dei gironi di singolo che pensavano di continuare la propria gara si dovranno fermare. E probabilmente continuare dopo la gara di doppio o a tarda serata o il giorno dopo. La decisione mi sembra maldestra. Al termine dei gironi di singolare i giocatori perdenti, invece di tornare a casa, con questo fuori programma sono incoraggiati ad iscriversi alla gara di doppio. Così con questo contentino, diventano complici degli organizzatori e della Federazione che hanno permesso l'imbroglio. Se si vuole inserire il doppio, prima avrebbero dovuto terminare la gara di singolo in programma, poi far giocare i doppi. Perché penalizzare i giocatori vincenti dei gironi di singolo? Mi sembra che debbano essere i doppisti ad affrontare eventuali problemi per una gara inaspettata, visto che questi hanno la facoltà di partecipare o rifiutare.

Più libertà alle regioni

18 settembre 2017, Enzo Pettinelli
I comitati regionali hanno la libertà di organizzare un tipo di manifestazione liberamente. C'è stato un precedente. Nei primi anni 80 a Senigallia si è fatta la prima gara Open. Con 100 dollari per il primo classificato, 50 per il secondo e 25 per il terzo e il quarto. Il successo è stato immediato. I giocatori delle regioni confinanti delle Marche hanno partecipato con entusiasmo. Alla Federazione la gara non è piaciuta. Col timore che si perdessero iscrizioni nei tornei nazionali, l’ha vietata. Il motivo è semplice. La gara nazionale viene assegnata ad una società amica. Se mancano gli iscritti, si incassa meno. Oggi occorre liberalizzare tutte le domeniche e smettere che le regioni siano un feudo sotto il potere assoluto di Roma.

Non serve Napoleone

02 settembre 2017, Enzo Pettinelli
La Fitet ha gettato le basi per il cambiamento. I presidenti regionali, oggi hanno la facoltà di fare proposte condivise, per presentarle al Consiglio Federale. Il consigliere Sergio Pezzanera è a capo della commissione. Di Napoli ha dato l'incarico. E lo ha incoraggiato a raccogliere le proposte e portarle in Consiglio. Società e giocatori attraverso il proprio Presidente Regionale, hanno la possibilità di proporre o suggerire dei cambiamenti. Pezzanera ha il compito di traghettatore delle esigenze del nostro mondo. A me sembra che ci siano tutti i presupposti per operare come una democrazia diretta. La Commissione sta già lavorando e stanno elaborando delle proposte. Ora servirebbe che la Fitet aprisse una pagina online, per informare le società e i giocatori perché tutti possano conoscere e partecipare. Dopo più di 30 anni di immobilismo, si è persa la capacità del dialogo. Occorre pensare che non sarà Napoleone a risolvere i problemi. Ma dipenderà da tutti noi, proponendo nuove idee.

Il ping-pong al via

24 agosto 2017, Enzo Pettinelli
A settembre riparte attività agonistica del ping-pong. La guida Fitet è cambiata. Ci sono stati alcuni cambiamenti di apertura verso la periferia. Alcuni giocatori della nazionale dopo aver giocato per una stagione all'estero, faranno ritorno nel campionato e nei tornei nazionali. La Fitet lascia lo sponsor prestigioso della Butterfly e firma un contratto con la Stag indiana. Ci sono delle perplessità. Sembra che la Fitet abbia avuto dei vantaggi notevoli nel contratto. Tavoli, tute, palline ecce... Ma per le società che vogliono acquistare gli stessi prodotti i costi sono notevolmente più alti rispetto alla concorrenza. Se le cose stanno così, vorrebbe dire che i vantaggi che ha ottenuto la Fitet, li dovranno pagare le società. Aspettiamo per conoscere i dettagli. Sul tavolo del Coni, c'è un ricorso avanzato da un altro candidato per irregolarità sulle elezioni di questo consiglio. Poiché i voti in mano alle società (anche in altre federazioni) sono antidemocratici tanto che il Coni starebbe per intervenire definendo criteri generali validi per tutti, questo sarà l'anno che porterà chiarimenti importanti, non solo per la Fitet.

Il motore e l'anima

11 agosto 2017, Enzo Pettinelli
Facciamo una riflessione sulla storia sportiva della Pellegrini. Nel mio penultimo post, ho scritto che aveva vinto la medaglia d'argento a 16 anni alle Olimpiadi. In seguito è entrata in un centro federale. Lontano dalla famiglia. La ragazza entra in crisi. Il sogno svanisce. Con la famiglia decide ed entra in un centro federale vicino a casa. La Federnuoto gestisce 10 centri. Dove casualità e intenzione rendono flessibile l’operato dell’uomo.

TENNISTAVOLO
Nel tennis tavolo esiste un solo centro, quello di Formia. Se vuoi entrare nel giro della nazionale, o entri o sei tagliato fuori. L'aggravante è che questo centro viene gestito da chi fa le convocazioni. È una vecchia storia. La Fitet ha sempre avuto un solo centro. Le migliori promesse non hanno scelta. Se non ti adatti è meglio che cambi sport. È ora di cambiare. Dove esistono le condizioni, apriamo altri centri. Se non c'è scelta, non c'è libertà, e non c'è vita. Lasciamo che sia il giocatore con le famiglie a scegliere. Non serve tenere tutti i giocatori nello stesso luogo come una prigione. Il nostro sport non è la pallanuoto che deve allenare il gioco di squadra. Inoltre, questi sono tutti adulti. Facciamo che nella libertà ci sia una concorrenza attrattiva sui valori umani. E non il terrore dell'ultima spiaggia. Nella tecnica c'è sempre variabilità e illusione. Ma sui valori umani, c'è dialogo e comprensione. Che è alla base della crescita dell'uomo.

Padre e Padrone

08 agosto 2017, Enzo Pettinelli
A metà degli anni 60. Campionati Italiani a Varese. Una giovane promessa scende in campo e fa qualche scambio di riscaldamento. Prima di iniziare la gara, il suo allenatore lo chiama e gli spacchetta una racchetta nuova di zecca. Uguale a quella che già usava. Con amorevole decisione, gli impone di sostituirla. Il ragazzo ha cercato di spiegargli il suo disagio. Non c'è stato verso. L'amore e l'autorità cercavano un loro successo. Il seguito: ricordo un giovane avviato al tavolo, a testa bassa e sconvolto. Riflessione di mezzo agosto.

Federica Pellegrini: college e rinascita

28 luglio 2017, Enzo Pettinelli
La Rai ha trasmesso la storia della Pellegrini. Grande trasporto per il suo sport, fin da bambina. Si allena e cresce. Il talento la porta a vincere l’argento alle Olimpiadi a soli 16 anni. Subito occhi puntati e un college che la strappa alla famiglia. La bambina cresce fisicamente. Ma l'habitat non è e non può essere come quello lasciato. Entra in crisi. Sente che gli altri hanno bisogno delle sue medaglie. Lei si sente prigioniera. Gli sfugge la sua identità. Con la famiglia decide. Lascia il college e ritorna nella sua terra. Sarà la rinascita e la storia che conosciamo. Un importante riflessione per tutti i dirigenti di tutte le discipline.

Europei. Meglio non vincere

25 luglio 2017, Enzo Pettinelli
Portogallo, europei giovanili senza medaglie. Questo è il titolo di chiusura sulla pagina online della Fitet. Non è la prima volta. Non sarà l'ultima. Nel passato abbiamo vinto medaglie importanti. Ma poi i giovani atleti crescendo di età si sono persi. È inutile vincere. È l’illusione del momento per la Fitet. È una delusione per il giocatore. Occorre rivedere il funzionamento del settore tecnico. Quando le gare diventano assolute le vittorie giovanili scoppiano come palloncini. Manca un progetto di lungo respiro. Manca un progetto tecnico e psicologico. Se la Fitet, non cambia questo settore obsoleto, è meglio non vincere. I giocatori ci guadagnano e non diventano strumenti di propaganda temporanea.

Chi siamo e cosa vogliamo

21 luglio 2017, Enzo Pettinelli
La Federazione del ping-pong col nuovo presidente di Napoli, senza proclami e senza slogan, ha cambiato il rapporto tra base e vertice. Si è aperto il dialogo. Dopo più di 30 anni di immobilismo le società sono un po' perplesse. Vorrei suggerire una proposta. Facciamo un check up. Che ci deve dare lo stato di salute del nostro sport in tutto il territorio. Contiamo le società che hanno una sede fissa. E i tavoli a disposizione. Le società precarie che hanno spazi temporanei. Conteggiamo gli atleti di ogni società divisi per età. Prendiamo una cartina geografica dell'Italia e contrassegniamo dove il nostro sport è presente. Osserviamo gli spazi dove ancora non è arrivato il nostro sport. Chiediamo a tutte le società se hanno un progetto di miglioramento della loro sede di gioco. E i problemi di realizzazione. La Fitet sulla base di tutte le conoscenze al dettaglio, potrà intervenire con una politica di aiuti, consulenze ecc... Se si vogliono aumentare il numero di giocatori, come prima cosa, deve diminuire le precarietà e aumentare i luoghi fissi dove giocare, e con questi il numero dei tavoli a disposizione. In seguito vengono corsi di allenatori anche di prima accoglienza. Ma se non sappiamo chi siamo e in quanti siamo, come possiamo fare per essere quello che vogliamo diventare.

Dalla serie A al dattero

14 luglio 2017, Enzo Pettinelli
Chiedono spiegazioni del perché il TT. Senigallia non riproduce ciò che ha fatto in passato. Eppure è storia anche di altre società. A quei tempi, c'erano il Cus Firenze, la Malbert Roma, la Mirella di Sant’ Elpidio a Mare, la città dei ragazzi Modena, il Cus Milano e altre. Queste società oramai scomparse da tempo e dimenticate. Cosa è successo e perché. Tutte società che militavano in serie A con onore. È come se la Juventus, il Milan e l'Inter avessero sciolto i loro club da più 30 anni. E pure la ragione la stiamo vivendo tutti i giorni. Quando un giocatore diventa bravo, tutti lo vogliono portare nel proprio club. La società di appartenenza, se ne libera volentieri perché oramai è diventato un costo e dovrebbe mantenerlo come un pensionato. Chi prova a trattenerlo scoppia e sparisce dalla storia.

VUOTO STORICO
Così si crea un vuoto nel girone del campionato di Serie A. Nuove società senza storia si gettano all'avventura. Giocando con atleti che avevano un territorio. Ora sono nel mercato. Partecipano per uno o due anni, poi spariscono. Poi altri ancora. Fino a distruggere società vecchie e nuove. Noi forse con il vantaggio di avere vissuto in modo più completo, abbiamo interrotto in tempo l'avventura della serie A.

IL DATTERO
Il TT Senigallia, libero dal peso del costo dei giocatori, ha costruito un proprio territorio per tutti, ampliando l’orizzonte agonistico anche per chi non è della nostra città, facendo attività di socializzazione ed integrazione per l’uomo. Per le differenti abilità. Lo Stato riconosce il nostro progetto con il 5x1000 ed il Servizio Civile. Non chiedeteci perché nel nostro giardino sta crescendo il seme del dattero a fianco del pitosforo. Dopo millenni in solitudine.

Progetto racchette di classe

08 luglio 2017, Enzo Pettinelli
Il Coni con il nuovo presidente Malagò aveva fatto capire subito che la specializzazione precoce non porta risultati agonistici. Non solo, ma inibisce un sano sviluppo psico-fisico, deturpando la personalità di un giovane in erba. Un progetto di far giocare i giovani con la racchetta da tennis, con quella del badminton e del ping-pong, arricchisce la gestualità e stimola la mente. Le nuove generazioni, stanno crescendo come dei polli di allevamento. Poi gli diamo un telefonino e si mettono seduti in solitudine. Poi gli diamo delle colpe, senza proporre un progetto. Oggi il progetto c'è, ma non è facile realizzarlo. Credo che bisogna abbandonare le gelosie, iniziando ad attuarlo dove si creano le condizioni. Bisogna uscire dal ghetto del proprio sport. Sono oramai passati 40 o 50 anni, dove giovani facevano attività libera, nelle strade, piazze, parrocchie o nelle periferie delle città. Non possiamo tornare indietro, è un passato che non può essere recuperato. Nuove vie dobbiamo ricercare. Questa è una e dobbiamo percorrerla. Perché ha la stessa importanza, per chi gioca a ping-pong, a badminton e a tennis. È indispensabile al giovane per uno sviluppo sano ed equilibrato.

Serie A, il cimitero degli elefanti

03 luglio 2017, Enzo Pettinelli
Facciamo un'analisi sulla serie A. E perché il campionato distrugge le società. Le squadre che partecipano non sono alterate nella classificazione, come le serie immediatamente sotto. Il pubblico non ne vuole sapere. I 3 giocatori spesso vivono nelle proprie città. Arrivano poco prima dell'incontro, giocano e se ne vanno. L'incontro può durare 3 o 4 ore. Il pubblico, da uno studio di anni fa, non resiste oltre un'ora e mezza. Per uno spettacolo che abbia gli ingredienti giusti. Per il ping-pong, una sfilza di partite di singolo per fare la somma, in 3 ore in silenzio, proprio non funziona.

UNA FIAMMATA
Negli anni fine settanta, il campionato ha avuto una fiammata di successo. La prima ragione è dovuta che i giocatori erano il prodotto della città dove giocavano. Quindi legati al territorio. Un po' di televisione di stampa avevano creato un’illusione che è durata 4, 5 anni. Ma la durata della gara di 4 ore ha allontanato anche i più affezionati.

SOPRAVVIVENZA
Oggi la serie A non interessa al pubblico. Le società per sopravvivere, hanno utilizzato i proventi economici dei vivai. In seguito i giovani trascurati, hanno svuotato i vivai di queste società. Costringendo al mercato dell'acquisto. Negli ultimi anni ci sono state rinunce fino al 50%. Avevo fatto la proposta di giocare a concentramenti, come fanno gli inglesi con successo. Ma i presidenti si rifiutano. Così la Federazione cambia il regolamento. Chi è promosso e rinuncia scende di due livelli, che nella realtà è una serie C.

PERCHÈ LA NOSTRA VIA È SBAGLIATA
Mentre il tennis che è uno sport simile al nostro, con Cramer inventa il Grande Slam con diretta tv. Diventando quello che conosciamo oggi. Nel passato il tennis e ping-pong come immagine erano molto vicini. Tanto che Fred Perri campione del mondo di ping-pong nel 1929 in seguito passerà al tennis legando il suo nome per tre volte a Wimbledon. Il successo del tennis è basato su gare di singolo e basta. Trascurando anche tutte le gare di doppi.

Il rospo e il principe azzurro

29 giugno 2017, Enzo Pettinelli
Torniamo sul campionato a squadre e perché è sbagliato collocarlo come attività primaria. Il ping-pong è disciplina individuale. Basta pensare come funziona il tennis. Allora perché non si vuole capire? L'analisi è semplice, con lo sponsor il campionato diventa “cosa loro” tra il presidente della società e qualche fiancheggiatore. Il resto della società e soprattutto i giovani, sono fuori da questo meccanismo.

LO STRAPPO
Così si forma una nuova società nella società. Questo crea distacchi e disagi. Per attirare lo sponsor da molti anni è stato alterato il nome del campionato. La serie B viene chiamata A2; la serie C, B1; la serie D, B2. Così la squadra si gonfia come il rospo della favola e aspetta il bacio del principe azzurro. Che sotto mentite spoglie promette amore e denaro. In questo clima si gioca il campionato. Risparmiando dove non è proprio educativo e sportivo. Così nella formazione si può trovare anche il presidente della società. Che si camuffa da giocatore. Fa finta di giocare, stringe la mano all'avversario, all'arbitro, e se ne va. Lasciando dietro uno spettacolo penoso. Queste società per evitare la retrocessione, hanno anche un mercenario che entra in formazione al momento giusto, contro le squadre dello stesso livello, che non hanno il coraggio di fare altrettanto.

LA SOLITUDINE DEL BAMBINO
Così la favola continua, abbracciati al principe generoso e a qualche intimo per dividere risparmi e vergogna. Mentre i giovani che ancora sognano le favole vere, ignari di tanta nefandezza, rischiano di esserne risucchiati.

Fitet, dialogo e condivisione

21 giugno 2017, Enzo Pettinelli
Si chiudono i campionati nazionali di tutte le categorie. La gara dei seconda che apre la porta al vertice nazionale è stata vinta da Piccolin. Concentrato e sereno. Si ha l'impressione che abbia un retroterra privo di ostacoli. Il gioco scorre bene. Anche la nuova Fitet con il nuovo presidente, chiude il passato e propone dei cambiamenti. Lo studio per il futuro è impostato con le commissioni, che lavorano con autonomia e libertà. La Commissione delle regioni, che ha la funzione di far convergere i pensieri di tutti i giocatori è già operante. Il progetto “Racchette di classe” ci permetterà di entrare nelle scuole, la Fitet fornirà attrezzature. Quello che interessa a noi è lo scambio di esperienza gestuale fra i tre sport. Con un programma giocoso per i giovani di questi tre discipline si otterrà attraverso la socializzazione, una preparazione polivalente. Il CONI con il presidente Malagò propone condizioni di gioco per allontanare uno sport specialistico per i più giovani. Quindi chiudiamo l'anno agonistico con tre notizie importanti: Piccolin vince il titolo con serenità. La Commissione delle regioni rappresenta il ponte fra territorio e consiglio federale. La Fitet con di Napoli ha inaugurato il nuovo corso, sul principio della condivisione.

Il conflitto fra uomo e bambino

01 giugno 2017, Enzo Pettinelli
Noi che giochiamo a ping-pong ci chiediamo cosa ci sia di magico in questo gioco. Ci sarà una ragione perché è lo sport più diffuso tra quelli che partecipano alle Olimpiadi. Non possiamo fermarci alla magia. Ci sarà pure una ragione. Forse il termine “magia” corrisponde al fatto che questo gioco più di altri ci fa tornare bambini, o meglio fa uscire il bambino che è dentro di noi. Con tutti i problemi, risolti e non risolti, della nostra vita. Per questa ragione siamo attratti. Durante una partita, in pochi minuti, questi problemi riaffiorano. E noi cerchiamo di risolverli. A volte di non farli emergere, cercando palliativi per evitarli. Giocare è come un’autoanalisi psicologica. Si gioca e si verifica che certi problemi siano stati superati. E qui ritroviamo il bambino che prova e riprova con la speranza di un cambiamento. È proprio nel gioco che l'uomo trova la sintesi di sé stesso. Ed è in questa sintesi che si specchia e vuol migliorare.

Blocchiamo le gomme illegali antigioco

25 maggio 2017, Enzo Pettinelli
Occorre risolvere il problema delle gomme trattate. La Fitet con le commissioni sta affrontando e dibattendo problemi vecchi da decenni. Trovare le soluzioni, porterà serenità e sviluppo. Due sono i problemi che ha il nostro sport. Il primo, sono gli spazi da gioco. Se mancano, il numero dei giocatori non si possono aumentare. Il secondo sono le racchette truccate. Un giovane che non ha completato la formazione, se si trova un avversario che ha una racchetta truccata, non è in grado di giocare. Conseguenza confusione tecnica e rischio di abbandono. Oggi esistono delle attrezzature che controllano le gomme. Basta che l'arbitro sia dotato per i tornei e i campionati dove è previsto l'arbitro. Nell'attività minore, dove dilagano le gomme truccate, è sufficiente che la Fitet organizzi dei controlli mirati, e che offrono alle società di acquistare, la macchinetta di controllo, a prezzo ragionevole. Il costo può essere minore di una buona racchetta. La spesa diventerà utile e ragionevole, perché porterà ordine ad un problema che ha sempre danneggiato il nostro sport. Mi risulta, che in Germania, quando un giocatore incontra un avversario che gioca con una gomma truccata, questo si rifiuti di giocare. Da noi occorre che le regole siano fatte dalla Fitet. Abbandonando il lascismo del passato.

Fitet Di Napoli e C.S.I. le radici storiche

15 maggio 2017, Enzo Pettinelli
Nel 1920 il ping-pong sbarca in Italia. Entra nei salotti come un gioco di società. Il gioco è leggero e ritmato, anche le donne partecipano. La nuova pallina di celluloide, sostituisce quelle di sughero. Si crea il gioco del tennis fatto in casa. Le famiglie benestanti seguono per la moda e per il fascino del nuovo gioco. Il passaggio nelle parrocchie, circoli cittadini e bar è rapido. I tavoli li costruiscono i falegnami, comprese le racchette. Nel periodo fascista si organizza il primo campionato italiano di ping-pong in Ancona. In seguito il fascismo lo vieta. Non ritiene che sia una disciplina aggressiva. Così perde importanza. Ma non la diffusione.

LA CULLA DEL PING-PONG
Mentre nel mondo nascono federazioni sportive, in Italia il ping-pong vive e cresce nelle parrocchie. Nel 1945 a Genova nasce il gruppo italiano di tennistavolo che diventerà in seguito Federazione. Ma la diffusione e la fortuna di questo sport rimarrà legata alle parrocchie. Che con il CSI organizza campionati italiani di tutti gli sport. Ma per il ping-pong sarà la culla e la diffusione dal 1920 a oggi. Domenica scorsa si è conclusa la fase nazionale del CSI. Gradita è stata la presenza del presidente Fitet Renato Di Napoli che ha il significato di riconoscenza e di collaborazione con l’ente storico del nostro sport.

L'immagine del gioco e la Cina padrona

08 maggio 2017, Enzo Pettinelli
Se troviamo difficoltà a giocare con le nuove palline forse dipende dalle immagini che abbiamo impresse nella mente. È normale quando eseguiamo un colpo, nella mente abbiamo il programma. Ma se questo programma è stato codificato con la vecchia pallina, con la nuova, non funziona più. I giocatori che avevano maturato il gioco, con decine e decine di situazioni, dovranno fare delle rinunce su quei colpi più raffinati. Perché questi non funzionano più. La nuova pallina esprime un gioco più semplice. Mentre per i colpi rimasti, dovranno essere ritoccati. I giovani che sono in via di formazione sono avvantaggiati. Non ci saranno nel prossimo futuro giocatori come Waldner che giocano ad alto livello fino a 40 anni. Quando la raffinatezza del gioco cresceva col passare degli anni. Le nazioni meno evolute si trovano più vicine alle nazioni giganti come la Cina. Sarà interessante osservare l'evoluzione tecnica. E sarà altrettanto interessante la via nuova della Cina. Gli occhi sono tutti puntati ai prossimi mondiali, dove la Cina da anni è stata sempre padrona.

Di Napoli e l'editoriale

29 aprile 2017, Enzo Pettinelli
Leggo volentieri gli editoriali del nuovo presidente federale. Non c'è più il gioco a nascondino. Gli argomenti sono chiari. Le commissioni per rinnovare la politica federale, possono lavorare in libertà e chiarezza. Oggi spetta alle anime del nostro mondo, uscire dal pessimismo che sono state attanagliate dal passato. L’attività agonistica volge al termine, con i giovani che rappresentano il futuro e gli amatori che sono la base solida dove poggia la crescita. Queste due potenzialità devono avere due attività distinte e non mescolarle fra loro come nel passato. Giovani con i giovani, amatori con amatori.

Rilanciamo l'attività femminile - Serie A con 27 squadre

20 aprile 2017, Enzo Pettinelli
La situazione femminile deve essere rilanciata con un programma che tenga presente la realtà. Propongo di creare un campionato a squadre, mettendo in un unico campionato tutte le squadre di A1 e di A2. Le squadre iscritte attualmente sono 24. Aggiungendo tre squadre dalla serie B, si raggiungono 27 squadre. Queste sono divise in tre gironi da 9 squadre. Così che ogni girone con quattro concentramenti porterà a termine la fase di andata. Poi altri quattro concentramenti per il ritorno. Formate le classifiche dei 3 gironi, si procederà con lo stesso meccanismo tutt’ora usato nel campionato di A2 femminile. Per avere una classifica finale dalla 1° alla 27° posizione. Con un campionato così formato, le migliori 27 squadre e le 81 ragazze potranno avere un’attività consistente e continuativa. Le ragazze del campionato di A2 hanno espresso il gradimento di giocare tutte in un unico concentramento.

La consulta dei C.R. in un clima costruttivo

10 aprile 2017, Enzo Pettinelli
A Molfetta si è svolta la Consulta dei presidenti dei Comitati Regionali di tutta Italia. Il presidente federale di Napoli ha aperto i lavori. Nelle parole e nei modi, ha ribadito il concetto di apertura e dialogo che aveva annunciato in occasione della recente elezione: “Sarò il presidente di tutti”. Come una federazione che venga incontro alle esigenze di tutte le anime. Di Napoli ha indicato il consigliere Pezzanera come referente del gruppo di lavoro dei CCRR. Nel rispetto delle aree Coni sono stati individuati tre presidenti regionali come rappresentanza di nord, centro e sud. I lavori si sono svolti in un clima sereno e costruttive. Di Napoli con la sua pacatezza ha messo i presidenti regionali nelle migliori condizioni per operare in sintonia con il consiglio. Forse consapevole che per il presidente Fitet, la vera vittoria sarà valutata alla fine del quadriennio. Ora il nostro futuro passerà attraverso le commissioni di studio e i CCRR. I rappresentanti territoriali, coordinati da Pezzanera, sono Cicchitti (Lombardia), Ippoliti (Umbria) e Carruccio (Sardegna), dovranno presentare le loro richieste alla Fitet, come cinghia di trasmissione con tutti i comitati regionali. Alla fine nella commissione è stato aggiunto Ubaldi, come segretario. Alla Consulta erano presenti anche i due vicepresidenti Fitet Borella e Barbieri unitamente al segretario generale Giuseppe Marino e al Consigliere Giordani. Il Prossimo appuntamento si terrà a Terni nei primi di giugno e non l'anno prossimo come era di abitudine. Anche questo è di grande novità e di sicuro auspicio.

Siamo tutti paraolimpici

06 aprile 2017, Enzo Pettinelli
Nessuno può considerarsi normale, siamo tutti paraolimpici. Ogni giocatore dovrebbe avere la propria categoria. Dove per esprimersi al meglio, deve avere un percorso tecnico personalizzato. E non come succede spesso, un modello tecnico uguale per tutti. È come curare le malattie con la stessa medicina. Il ping-pong è uno sport complesso dove il fisico può compensare la tecnica e viceversa. Molti giocatori, considerati normali, hanno reazioni mentali e fisiche più lente di un paraolimpico. Con questa carenza, come possiamo classificarlo? Oppure non sa valutare, l’effetto della pallina, mentre alcuni paraolimpici sono maestri. Anche in questo caso, chi è paraolimpico? Non lo sono forse anche i normodotati, con le loro carenze fisiche e mentali?

Lo sviluppo in mano alle regioni

27 marzo 2017, Enzo Pettinelli
Siamo negli anni 70, collaboro con la Fitet, per la Nazionale e per la scuola italiana. Presidente Penna, il segretario Sturlesi mi chiede di studiare una gara giovanile. Isernia aveva chiesto alla Fitet una manifestazione appunto giovanile a loro spese. Così nasce il trofeo per le regioni. Nella stessa data è consuetudine di svolgere un incontro del governo Fitet, con tutti i presidenti delle regioni d'Italia. Quest'anno l’incontro si svolge il 1 aprile. È da tempo che si sente l'esigenza di organizzare un'attività nazionale per l'attività di ingresso. Occorre organizzare delle gare giovanili. Abbiamo una trentina di domeniche all'anno libere nelle regioni. Occorre occuparle. Un esercito di bambini attendono. Mentre noi teniamo le porte chiuse. I presidenti regionali, come dei Senatori di un governo, devono fare le proposte per promuovere e rimuovere gli ostacoli burocratici. Lo sviluppo oggi è nelle mani dei Comitati Regionali. Allargando la base della piramide si alzerà anche il vertice.

Tutti sulla linea di partenza

21 marzo 2017, Enzo Pettinelli
Oggi il ping-pong, non ha più tecnici. Con il cambio della pallina, con i nuovi materiali per la racchetta, il gioco cambia. I gesti del gioco non sono più gli stessi. La danza del giocatore è cambiata e cambierà ancora. Si riparte. Questo è un momento straordinario. Chi capirà per primo, e imposterà la nuova scuola, prenderà subito il vantaggio. La ricerca e la sperimentazione si fa in palestra. Allenatore e giocatore. È un momento importante per ripartire dalla base. E coinvolgere allenatori vecchi e nuovi attraverso confronti e dibattiti. Ogni regione, come un centro studi con libero pensiero, cerchi la propria via. La Fitet, dovrà coordinare, promuovere e stimolare. Negli anni ‘60 è arrivata la racchetta sandwich. Un famoso tecnico italiano, se non ricordo male Eusepi, aveva fatto uscire un articolo sulla rivista del ping-pong, dove diceva che la racchetta Barna, sarebbe rimasta la regina. In dieci anni queste racchette usciranno dalla circolazione. Questo cambiamento della pallina non sarà così drastico. Ma col passare del tempo, chi non si adegua perderà terreno.

L'interesse e lo stallo

14 marzo 2017, Enzo Pettinelli
I tornei nazionali hanno meno iscritti di un tempo. L’interesse di chi organizzava era che l’intera attività dovesse fermarsi. Tutto per avere la massima partecipazione di atleti, con la complicità della FITET. Così si sono fermate le regioni. Decisione presa negli anni ’70. Da allora non sono cambiati sostanzialmente i tesserati alla federazione. Non si semina più nei territori. Ogni regione potrebbe organizzare una ventina di tornei in più, circa 400 in tutt’Italia. Da una organizzazione simile uscirebbero giocatori più idonei a partecipare ai tornei nazionali che non rappresenterebbero più un’avventura. Perché oggi un torneo nazionale significa viaggio, costi e tempo in gare che dovrebbero servire a confrontarsi con giocatori di livello più elevato. Liberiamo date per l’attività, permettiamo la contemporaneità delle manifestazioni come era un tempo. Visto che la politica delle restrizioni non ha portato l’espansione, lasciamo alle regioni il compito di svolgere il proprio lavoro. Con entusiasmo e creatività.

Italiani Assoluti - La pallina nuova non canta più

04 marzo 2017, Enzo Pettinelli
A Riccione si chiudono gli Italiani Assoluti di tennis tavolo. È stata una gara di transizione. È da poco tempo che la Federazione mondiale ha cambiato il materiale della pallina. Dalla celluloide si è passati alla plastica. La pallina durante il gioco ha perso il suo canto. Il suono è diventato roco. Per chi ha la musicalità nell'orecchio, è come diventare un po' sordi. La pallina ha perso anche la variabilità geometrica. Danza un po' impacciata. Esprime parabole semplici e prive di creatività e di fantasia. I giocatori con più anni, cadono spesso in errori di automatismo del gioco di celluloide. Che la plastica non accetta. Agli occhi del pubblico lo spettacolo si è semplificato. Il gioco si è avvicinato al tennis. Tutto più lineare. La tecnica non è più la stessa. Occorrono nuovi studi per comprendere come si dovranno portare i colpi. E si dovranno attendere, nuove gomme e nuovi telai che il mercato proporrà. La finale maschile è stata vinta da Bobocica. Dotato di una migliore flessibilità muscolare che gli ha permesso di adattarsi con maggiore facilità alla nuova pallina. Per Stoyanov qualche inciampo in più dovuto a gesti meccanizzati dal passato. Mentre la simpatica Tian Jing ha interpretato bene il nuovo gioco. Senza forzature accarezzando la palla con moderazione e continuità d'azione. Seconda classificata: Wang Yu. Il pubblico presente, fatto soprattutto di giocatori, ha seguito con interesse, ma con molta preoccupazione per i cambiamenti che la nuova pallina sta portando.

I senatori del ping-pong

26 febbraio 2017, Enzo Pettinelli
È qualche mese che la Fitet ha cambiato la guida. Il nuovo presidente di Napoli è disponibile a parlare con le società in ogni torneo nazionale. Presto ci sarà un incontro anche con tutti i presidenti regionali. Su questo terreno si giocherà il futuro del nostro sport. I 21 senatori che operano su tutt’Italia dovranno far capire che la crescita passa attraverso la loro autonomia e le esigenze del proprio territorio. Il vertice federale e i senatori devono trovare la simbiosi di un progetto comune. Il futuro non può appartenere all'esproprio dei migliori giocatori, prelevati dalle loro realtà e racchiusi nel centro federale. Un centro gestito dal vertice, vecchio di cultura umana e tecnica. Dove dei talenti, vengono isolati, per realizzare progetti, mai spiegati e mai scritti. Così si ripete il sogno di illudere che il lavoro duro pagherà. Dopo il fallimento si prelevano ancora giovani dalle regioni, e si creano altre illusioni. Occorre portare risorse economiche alle regioni. Occorre che ogni regione abbia la propria scuola. Per i propri giocatori, con i loro tecnici. Puntare sui tecnici come sacerdoti che operano nelle regioni. Con progetti dal volto umano e col pensiero scientifico che guardi al futuro con speranza, lontano dalle frustrazioni. Occorre isolare i cultori della fatica, che negano l’esistenza del talento, per mettersi al centro del teatro, creando spettacoli visti e ripetuti.

Il senato delle regioni

16 febbraio 2017, Enzo Pettinelli
Occorre una nuova strategia per opporsi al potere quasi assoluto del presidente di una federazione. Da solo infatti il presidente può decidere per tutto il movimento del ping-pong nazionale. Anche il consiglio non può fermare le sue decisioni. Nemmeno se viene messo in minoranza. L'unico potere perverso è quello di dimettersi al 50% più uno, per andare a nuove elezioni. In questa situazione il Presidente decide in solitudine. Il Consiglio può solo rovesciare il tavolo. Questo non è un modo civile per governare. Il passato ne è l’esempio. Propongo che i presidenti delle 21 regioni nazionali, costituiscano un Senato delle Regioni. Così che i presidenti regionali diventino senatori della propria regione. Molti problemi sono comuni. I senatori possono discutere, confrontarsi e proporre dei progetti comuni per ottenere risorse economiche adeguate. Con la forza di chi vive nella periferia attiva di tutto il territorio italiano. I senatori possono dare uno slancio di freschezza, di entusiasmo e di idee. Consapevoli che l'unione, dà forza a tutte quelle voci che oggi non sono ascoltate. Il presidente ed il consiglio potrebbero utilizzare i suggerimenti del “Senato” sapendo che “politicamente” la rielezione passa attraverso i Comitati Regionali.

Nuovi dirigenti vecchi errori

06 febbraio 2017, Enzo Pettinelli
A Terni si è svolto il torneo di quinta categoria. Questa è la gara più importante per il nostro futuro. In questa gara si confrontano i vecchi giocatori, con le nuove generazioni. Questa è la porta di ingresso per la scalata ai vertici del ping-pong. In questa gara di accoglienza la Fitet si gioca il futuro. Invece si continua come nel passato. Si affolla la giornata con la gara di doppio, per fare cassa. Mentre la gara di singolo che è il banco di prova per i giovani, si interrompe e si rinvia al giorno dopo. Facendo perdere denaro e tempo. Se non si fa un'analisi e un progetto per un obiettivo futuro, vuol dire che non si sono capiti gli errori del passato. Un cattivo esempio, proprio nel centro di Terni che per tradizione è terreno preferito della Fitet. Mentre a La Spezia il torneo si è svolto nel rispetto degli orari ragionevoli, sono mancati i tavoli di riscaldamento. Ritorna l'esigenza, che per ogni manifestazione, occorre che l'iscrizione debba avere un numero chiuso. Incominciare a sistemare gli errori ovvi. Un progetto complessivo la Fitet lo sta studiando, ma se non c'è la filosofia per il rispetto degli atleti, la navigazione continuerà a vista.

Sogno disperato

03 febbraio 2017, Enzo Pettinelli
Non è lontano il tempo che il giovane europeo in armi, al servizio del monarca o dell'imperatore invadeva la terra degli ignudi. Col cannone e le catene piegava la storia e la vita dei “barbari”. Oggi la famiglia senza orizzonte, cede il figlio al despota. Con il dolore nel cuore, lo mette sul barcone, Verso una terra sconosciuta. Ma nella speranza e con il sogno che un'anima buona, lo faccia vivere e crescere in serenità. Ma anche con la speranza che col tempo, possa ritornare in pace con un po' di cibo per un futuro migliore. Un'attesa tormentata per le notizie dei venti e delle tempeste del Mediterraneo, che continua ad ingoiare, sogni e speranze disperate. Anche i poveri d'Europa, scappavano attraverso l'Atlantico, per l'America. Con un sogno meno nefasto. Mentre emerge che il sogno del povero diventa sempre più disperato.

Oasi e miraggio

02 febbraio 2017, Enzo Pettinelli
Non solo nel tennistavolo si vive un momento dove si sente il bisogno di cambiamento. È da qualche tempo che si sono persi i pensieri forti dove gli uomini lottavano per un ideale. E che per ogni gruppo rappresentava il cammino e la conquista dell’oasi. Oggi gli ideali si sono persi. Lottare per un’oasi collettiva è più difficile. C’è delusione per il mancato successo. Però l’oasi vive ancora dentro di noi. Ma si è trasformata in un’oasi privata. Un’oasi emotiva che mantiene in vita il vecchio sogno. Oramai diventato un surrogato, misto di egoismo e delusione. Condizione con forte prevalenza emotiva. In condivisione di instabilità socio-economica, la predicazione di un miraggio diventa attraente. Sono partito con il tennistavolo, perché la crisi degli ideali investe tutti i settori della società. Creando instabilità morale, densa di risentimenti sul passato.

Il potere è la sindrome della mediocrità

23 gennaio 2017, Enzo Pettinelli
Il superbo con un patrimonio intellettivo medio, si trova spesso con risultati inadeguati alla propria superbia e ambizione. La scalata verso dei piccoli o grandi vertici di potere, può diventare l’unico obiettivo per placare la sindrome della mediocrità. Mentre le persone capaci sono impegnate nella loro attività. Gli incapaci si specializzano negli intrighi e in alleanze di convenienza per raggiungere i propri obiettivi. Favoriti da una cultura dell’arrivismo che giustifica il successo indipendentemente dai mezzi. Nei momenti di difficoltà emerge la loro inadeguatezza, lasciando gli eventi nel caos così che le colpe ricadono nella casualità. Mentre loro senza parole si abissano nell’anonimato. Che sarebbe il ruolo della loro natura. Ma afflitti dalla sindrome della mediocrità, aspettano pazienti l’opportunità di qualche riflettore per mettersi nuovamente in mostra. E con superficialità continuano a deturpare l’onestà sociale in ogni campo.

L'ordine e la razionalità

14 gennaio 2017, Enzo Pettinelli
L’apologo del console romano Agrippa, riporta la pace a Roma dopo una ribellione dei plebei. Interpretando in tempi moderni, Agrippa spiega che una società funziona come un corpo umano. E ognuna parte deve svolgere il ruolo che gli compete. Perché tutte le parti hanno lo stesso valore. Non possiamo trasferire i piedi alla testa e viceversa. Altrimenti tutte le parti del corpo vivono nel caos e nella sofferenza. E come si vede in alcuni quadri di Picasso, che nella scomposizione, c’è la deformazione delle parti, che produce dolore. Il malessere della nostra società, che non colloca al posto giusto le persone, crea il caos, disgusto e reazioni emotive. La razionalità della ragione mette ordine e produce nuove idee e nuove speranze.

Il talento, questo sconosciuto

10 gennaio 2017, Enzo Pettinelli
Un cantante, un musicista, un pittore, un atleta ecc. Quando sono giovani, molti sono in grado di dire che sono bravi. Ma riconoscere che sono talenti, occorrono persone che hanno talento, in ogni specifica disciplina, per riconoscerli. Perché non basta dire che c’è talento in un giovane, ma occorre capire la caratura. Vederli all’opera, si possono osservare i tratti somatici, la gestualità, la personalità, il fisico ecc. Un esperto del settore coglie istintivamente la summa ed è in grado di decodificare le sue impressioni emotive. È come quando ascoltiamo un critico d’arte, che ci spiega un dipinto, un mobile antico, un’opera architettonica ecc. noi rimaniamo sempre incantati. Certo per giudicare un uomo è più difficile. Nell’arte, l’esperto conosce la storia. Nell’uomo non si conosce l’inconscio. Il suo passato storico incide sulla sua proiezione futura. Il talento è: facilità d’approccio, di apprendimento continuo, carica emotiva, fisico che sorregge la motivazione ecc. Questo assieme di capacità, determinano il talento. Chi governa al vertice, deve creare un ambiente adeguato che è fatto di habitat a misura d’uomo e uno staff tecnico che ha la sensibilità di cogliere le libere aspirazioni degli atleti. Questi senza talento vanificano le opportunità. Creando malessere, sofferenza e danni fisici e mentali.

I giocatori di talento esistono?

06 gennaio 2017, Enzo Pettinelli
Dopo il grande risultato dell’Ungheria, che batte la Cina a squadre con Jonyer, Gergely e Klampar, inizia il declino dei magiari. L’allenatore di allora rilascia un’intervista e assicura che presto l’Ungheria ritornerà a brillare. Sono passati oltre quarant’anni, ma quel periodo d’oro non tornerà più. Una storia simile l’hanno vissuta poco dopo la Svezia di Waldner, Persson e Appelgren. Il nostro sport, come tutti gli sport, brillano quando nascono dei talenti e si trovano a giocare nello stesso periodo storico. Queste situazioni rare però, se non trovano il terreno giusto, non si realizzano. L’unica cosa che una federazione può fare, è creare un ambiente che sappia cogliere tutte le opportunità. Quindi studiare un progetto che punti sull’armonia. Per evitare di produrre scarti e ancor peggio danni fisici e morali. Ma i segnali non sono rassicuranti. Sembra che il primo messaggio che circoli sia: il talento non esiste. Esiste solo il lavoro duro. Se questo fosse vero, sarebbe una dichiarazione in contrasto con il discorso fatto dal nuovo presidente federale appena eletto. Se qualcuno ha notizie più precise lo invito a darmi dei chiarimenti.

Risposta ad un dirigente amareggiato

22 dicembre 2016, Enzo Pettinelli
Caro……., capisco la tua delusione. Il ping-pong è uno sport a misura d’uomo. Da non confondere con gli sport spettacolo, che attirano pubblico, denaro e TV. Noi abbiamo scelto questo sport, perché ci piace, non perché pensavamo di diventare famosi. Questo per me è un vero sport. Il secondo più diffuso al mondo. La potenzialità è che tutti possono giocarlo a qualsiasi età. E non perché si riempiono i palazzetti. In Italia si vive l’illusione della serie A e dei campionati a squadre, che da sempre sono un tritacarne per le società. Il ping-pong è soprattutto uno sport individuale.

SVILUPPO
Giovani e amatori quando trovano gli spazi per giocare, giocano e si divertono. Spiagge, campeggi, nelle pause di lavoro, sulle navi, nelle piattaforme, giardini, garage, soffitti circoli ricreativi, in montagna, nelle parrocchie ecc… Tutti i luoghi dove altri sport non possono entrare. Con dei mini tavoli possono trovare altri spazi, come luoghi di attesa, per distrarsi, socializzare e fare movimento fisico ecc… I dirigenti vivono con la sindrome del pallone. Come dicevo, senza un progetto che sappia guardare lontano, la potenzialità di sviluppo rimarrà legata alla casualità.

DA PRIVATO A PUBBLICO
Da una lettera privata, colgo l’occasione di dare una risposta pubblica indirizzata a tutti i dirigenti di ogni grado del mondo del tennistavolo. Buone festività!

Lo sguardo oltre l'orizzonte

19 dicembre 2016, Enzo Pettinelli
Il nuovo consiglio si è messo al lavoro. Alcuni segnali di cambiamento nel dialogo con le società è iniziato. Ora che l’attività è ripresa, ma impostata da vecchi pensieri, si potranno fare solo degli aggiornamenti. Fra sei, otto mesi, si dovrà conoscere il progetto per l’anno prossimo. La storia passata degli ultimi 25 anni ci insegna quello che non si dovrà più fare. Non si dovranno più sentire dichiarazioni della Fitet e dei tecnici di obiettivi emotivi o strumentali che placano il presente. Serve un progetto e un percorso per un obiettivo. Un obiettivo che la Fitet deve indicare, perché questo è il compito istituzionale di chi governa. Mentre il mio compito non è quello di sovrappormi. Buone festività a tutti i lettori.

Tornei a numero chiuso

13 dicembre 2016, Enzo Pettinelli
Nell’ultimo torneo giovanile di Terni è emerso l’annoso problema della mancanza di orari certi per il termine delle gare. È inutile spiegare la ragione di queste necessità. Ritengo che per le iscrizioni alle gare si possa stabilire il numero chiuso. Un numero di atleti che sia commisurato col numero di tavoli disponibili e alla formula utilizzata. In altre parole solo quando la Fitet organizza un torneo nazionale, si deve pensare che sia rivolto ai migliori, lasciando organizzare sul territorio altri tornei della stessa categoria. Altrimenti il vuoto di attività per gli altri giovani meno preparati o che non partecipano per eccessiva distanza dalla propria residenza, creano una frattura tecnica e psicologica. In altre parole ritengo che questo tipo di appuntamento nazionale debba servire per la Fitet, come attività che promuove il nostro sport.

Il ping-pong senza informazione

05 dicembre 2016, Enzo Pettinelli
Il ping-pong è veramente particolare. Quando c’è una manifestazione, non ci sono i tifosi come in tutti gli altri sport. Perché gli spettatori sono tutti giocatori. Quando finisce la manifestazione tornano a giocare. Non ci sono i giornalisti che illustrano lo spettacolo e che attraverso le storie degli atleti, esaltano il campione. Gli spettatori atleti sono esperti, ma anche rivali dei giocatori più bravi. C’è sempre un conflitto di interesse con quelli che hanno raggiunto il vertice. In questa situazione i migliori non hanno fans. Non hanno la protezione dei loro beniamini. Alcuni per diventare più bravi, scappano all’estero. Altri soffrono l’ambiente o hanno problemi fisici. Ma di questo non ne parla nessuno. Perché non c’è informazione. Questo è un problema importante, perché può alimentare l’arroganza del potere.

Fitet, l'onda lunga delle tensioni

27 novembre 2016, Enzo Pettinelli
Il primo torneo assoluto di Terni dopo il rinnovo del Consiglio, suona la sveglia. Bisi Paolo, fuori da anni dalla nazionale si piazza al secondo posto. Baciocchi Alessandro, che si è affidato alla Nazionale, interrompe la gara per problemi seri alla schiena. Non sono buone notizie per la Fitet. Anche se sono errori della vecchia gestione, questo Consiglio è nuovo e deve correre ai ripari. Il problema è la gestione tecnica. La nuova Fitet dovrà mandare un messaggio chiaro di come vorrà cambiare il settore. La vecchia ha fallito. Terni è stata la riprova. Si sta aspettando un progetto nuovo per il futuro. Il vecchio ha già fatto troppi danni. E non saranno nemmeno nomi di prestigio che faranno cambiare le cose. Nel passato abbiamo avuto tecnici campioni del mondo, ma quello che è sempre mancato è stato un progetto completo e chiaro. Il resto sono illusioni e chiacchiere. Sul problema Baciocchi aspettiamo spiegazioni dalla Fitet, perché il problema è troppo serio.

Ping-Pong al mercato

20 novembre 2016, Enzo Pettinelli
Il nuovo regolamento che permette l’allenatore dalla panchina di dare suggerimenti al proprio giocatore, sta creando dei problemi, perché il suggerimento, per la distanza si trasforma in un comizio. Poi se il giocatore non entra in sintonia, dai suggerimenti, all’aggressione verbale il passo è breve. Questa commedia a due voci potrebbe coinvolgere anche l’arbitro. Perché può essere trascinato ad osservare i giocatori se mettono in pratica i suggerimenti ricevuti. Ancora gli allenatori sono un po' timidi. Ma col tempo potranno prendere più coraggio. Alzando sempre di più la voce e diventando i veri protagonisti. Il regolamento non prevede che il giocatore possa parlare. Deve ascoltare in silenzio. I giocatori minorenni potranno rivolgersi al telefono azzurro. Ma quelli più grandi? Nei tornei con 20 tavoli da gioco e quaranta tecnici che danno fiato alle proprie trombe si assisterà ad un mercato di venditori. Si potrà assistere che il giocatore andrà a raccogliere la pallina, con la massima velocità e rimetterla in gioco. Per chiudere la bocca al proprio allenatore. E per trovare un po' di pace. Oppure ad ogni passo sbagliato, arriverà una raffica di parole come una ragnatela che lo avvolge e lo inibisce. Gli allenatori dovranno capire. Anche gli arbitri non si sentiranno più come una volta. Che guidavano il gioco, immersi nel silenzio.

Allenatore senza controllo?

10 novembre 2016, Enzo Pettinelli
Un bravo giocatore, dopo aver perso un set, se è concentrato, mentre si avvicina all’allenatore, dovrebbe già avere elaborato la strategia per il set successivo. Infatti questo giocatore, potrebbe anticipare il consiglio dell’allenatore. Ma cosa succederà con il nuovo regolamento, che l’allenatore oggi può inviare consigli dopo ogni punto giocato? Questo comportamento non favorisce la concentrazione del giocatore. Trasformandolo in un robot radiocomandato. Solo nel caso che tra allenatore e giocatore ci sia una sintonia straordinaria, questo può essere possibile. In ogni modo può essere solo una strategia breve e temporanea. Perché il giocatore deve esprimersi per maturarsi, nella massima libertà. Dove gli errori servono per la formazione del giocatore. L’allenatore lo sa?

Il presidente mondiale traccia la nuova via

31 ottobre 2016, Enzo Pettinelli
Il nuovo presidente mondiale, ha detto che il nostro sport, non crea l'immagine del giocatore campione. Bisogna creare un 'attività che crei il personaggio che trascini la nostra attività verso la TV e i giornali. Per molte nazioni non sarà difficile dal momento che hanno già i campioni. Per noi, in mancanza di una scuola che abbia creato star internazionali, il risultato si può ottenere creando una struttura tecnica che studia, si confronta e opera collegialmente. Rispettando i tempi umani di ogni giocatore per realizzare il progetto, che si fonde su una scuola di vertice diffusa in libertà su tutte le regioni. Il progetto del presidente mondiale è affascinante, per far conoscere il nostro sport. Ma c’è anche l’insidia che per uscire dalla solitudine si scatenino interessi materiali che possano far perdere il valore della crescita morale.

Serenità a bramosie del potere

24 ottobre 2016, Enzo Pettinelli
Le elezioni Fitet sono alle spalle. Il presidente Di Napoli ha pronunciato un discorso alle società e a tutti i tesserati. Non si è espresso come Cesare in armi, per la conquista dei successi. Non ha presentato nomi di generali, desiderosi di gloria. Ha parlato con umiltà di coesione e di cambiamenti. Ha chiuso il sipario del teatro passato senza clamori. Ha presentato un nuovo scenario che deve essere costruito con tutte le forze migliori. E chiude il suo intervento dicendo: “creare una Federazione che venga incontro alle istanze di tutte le sue anime”.

EUROPEI
Domenica 23 a Budapest si sono chiusi i campionati europei. Purtroppo ancora una volta sono mancati i risultati che fanno sperare. Il settore tecnico è in crisi da anni. Qualche illusione nel passato con l’inserimento di naturalizzati. Mentre i risultati dei giovanili, alternati, sono ottenuti formando il percorso dei giocatori. Trascurando il rapporto umano e tecnico. Sostituendo il sogno con l’illusione, per soddisfare le bramosie di potere.

Elezioni Fitet a sorpresa

17 ottobre 2016, Enzo Pettinelli
Le elezioni Fitet hanno proclamato il vincitore. Il piemontese Renato Di Napoli è il nuovo presidente. Con un discorso pacato ringrazia tutti. Compreso il presidente uscente. Poi chiarisce. Lui sarà diverso. Sarà il presidente del cambiamento e il presidente di tutti. Continuerà il dialogo iniziato con i suoi concorrenti. Dalle parole traspare la volontà di guidare il nostro sport sulla linea del presidente del CONI Malagò e dai paesi nordici, che da più di 40 anni considerano lo sport un’opportunità di crescita sociale, al servizio dell’uomo.

CONSIGLIERI
L’assemblea prosegue con le votazioni dei dieci consiglieri. Come da consuetudine dovevano uscire dall’area del presidente appena eletto. Invece uno dei delegati, forse guidato dalla Dea, questa volta non bendata, ha spostato la mano, modificando le previsioni.

NOVITÀ
Così dalle urne escono cinque consiglieri previsti e cinque dell’opposizione. Un ringraziamento alla Dea e alla mano senza colpa, che ci hanno regalato questo consiglio. Così che per la prima volta nella nostra storia, rappresenterà tutto il nostro mondo del ping-pong. Questo risultato sarà di aiuto al nuovo presidente per realizzare il proposito appena annunciato. Attraverso il dialogo e la trasparenza che sono la madre di tutte le democrazie.

Elezioni Fitet verso la sconfitta

14 ottobre 2016, Enzo Pettinelli
I delegati si troveranno a Terni domani pomeriggio. Presentazioni di programmi e dibattiti. I delegati hanno già contato i propri voti e continueranno a ricontare e fare nuovi calcoli. Qualcuno con una mano depositerà nell’urna un centinaio di voti. Altri solo 4 o 5. È un metodo anti democratico. I presidenti dell’ultimo ventennio, sono usciti. Lasciandoci l’eredità di un furto da sanare, fatto alla democrazia. Dopo lo spoglio, la proclamazione del vincitore! Gli sconfitti verranno avvolti nello sconforto e nella delusione. I vincitori, nell’entusiasmo della vittoria, saranno i veri sconfitti. A meno che non sapranno utilizzare l’effimero successo per sanare il maltolto. E si impegnano a restituire alle società quello che gli è dovuto. E preparare, la prossima assemblea, con volontà di rinascita. Così che il futuro presidente abbia l’autorevolezza che deriva dal consenso. E che prosegua verso un pensiero libero, sereno e costruttivo.

La solitudine

10 ottobre 2016, Enzo Pettinelli
Mancano pochi giorni per votare il nuovo presidente della Fitet. Speriamo che si chiuda il ventennio di presidenti della solitudine. Speriamo anche che il nuovo presidente sappia dialogare con i giocatori, prima ancora che con la società. Speriamo che sia il presidente che avvicini collaboratori capaci di altro profilo morale. Isoliamo clan e famiglie di adulatori che puntano su ronzini e gli fanno credere che sono cavalli di razza. Puntiamo su uomini che sanno ascoltare con umiltà e pazienza. Il nuovo presidente non sarà il vincitore. Per lui sarà l’inizio della partita. Il risultato finale dovrà essere costruito giorno dopo giorno, punto dopo punto, come fanno gli atleti del nostro sport. Con passione onestà e coraggio. Dove la materia è lo strumento. Mentre il gioco è lo spirito che si eleva.

Disinquinamento

05 ottobre 2016, Enzo Pettinelli
Negli anni 70 la Fitet senza un’analisi ha scommesso sugli allenatori stranieri. Ha dato a loro in mano la nostra realtà tecnica. Sposando un’illusione. Dopo anni non sono arrivati i risultati sperati. L’allenatore italiano si è imbarbarito. Ha copiato l’allenamento diventando un lanciatore di palline, senza conoscere il dosaggio e la cultura di questo metodo. Qualche risultato si è ottenuto quando alcuni stranieri sono stati nazionalizzati. Così si è realizzata la seconda illusione. La conseguenza è, che dopo decenni, siamo immersi nell’ inquinamento culturale. Fra poco ci saranno le elezioni per il rinnovo delle cariche federali. Il sistema di attribuzione di voti è antidemocratico. O se vi piace di più anche le elezioni sono inquinate. Facciamo in modo che gli inquinatori e i loro fiancheggiatori, non ci facciamo più vergognare. Sia in Italia, che all’estero. Mettiamo insieme le forze migliori. Che sanno ascoltare le società ed i giocatori e che governino con trasparenza. Un buon governo che sa dialogare conviene sempre a tutti. Perché per il progresso, tutti devono collaborare. E tutti ne trarranno i benefici.

La soglia dell'essere

28 settembre 2016, Enzo Pettinelli
Approfondiamo il complesso equilibrio della prestazione sportiva dell’atleta. Teniamo presente che nell’attività, qualsiasi essa sia, c’è sempre l’uomo. Nella gara sportiva, questo metterà in campo le sue capacità intellettive. Il suo fisico, sarà al servizio. Nell’addestramento, c’è sempre una soglia che non deve essere mai varcata. Perché si perde l’armonizzazione del gesto e una soppressione della mente. Lo stesso vale se c’è troppa strategia, perché in questo caso si perde la spontaneità, penalizzando l’improvvisazione. Nella gara deve uscire il proprio modo d’essere. Una preparazione, negli allenamenti, non deve percorrere sentieri che non sono propri, perché si troverà nei momenti cruciali privo di risorse. Dove inevitabilmente entrerà nel panico. Nel ping-pong, l’atleta esprime potenza e delicatezza. Se l’allenamento fisico è eccessivo, la muscolatura perde la sensibilità. Capita che un giocatore in gara non riesca ad esprimere il proprio gioco d’attacco. Questo dipende a volte dalle difficoltà di preparare con precisione tale azione. In questi casi, invece di insistere ad allenare il gioco di forza, è meglio curare la sensibilità, del gioco interlocutorio. Per ogni atleta occorre l’analisi precisa delle proprie potenzialità. Un progetto per una sua evoluzione futura. Se non si attua un progetto equilibrato e si trascurano i parametri personali dell’atleta, il gioco va fuori controllo. In questi casi si rischia di affrettare emotivamente la preparazione, peggiorando una situazione già precaria.

Democrazia e consenso

22 agosto 2016, Enzo Pettinelli
Le elezioni della Fitet si avvicinano. I candidati alla presidenza sono a caccia di voti. Hanno stilato programmi scritti con parole noiose. Il tutto confezionato come un collage per giustificare una linea di consenso. Poche società una cinquantina su seicento, possono decidere per tutti. Le società che possono decidere sono nella palude che loro stessi si sono creati con la complicità del potere. Affetti da malaria, aspettano una cura, che non conoscono. Eppure la soluzione che si può ipotizzare è semplice. Proposta:
1) Lasciare che i campionati a squadre rappresenti un‘ attività per scelta, e non primaria. Intensa attività regionale e interregionale individuale.
2) Lasciare ai comitati regionali libertà per il proprio sviluppo. Dotare i comitati regionali di un tecnico pagato per la crescita della propria regione sia tecnica e di supporto per lo sviluppo.
3) Liberare una parte delle risorse economiche della nazionale. La storia ha parlato chiaro, quando i giocatori raggiungono l’età della ragione, scappano all’estero con il desiderio di migliorare che questa federazione non sa soddisfare.

Due senigalliesi a Rio

07 agosto 2016, Enzo Pettinelli
Nel 1978 il Tennistavolo Senigallia vince l’ultima edizione della Coppa Italia. La formulazione prevedeva una ragazza e due ragazzi: quattro singolari maschili, uno femminile, un doppio maschile ed uno misto. La squadra schierava Emanuela Audisio, oggi a Rio come corrispondente de “La Repubblica”, per cui ha presentato l’apertura dei Giochi Olimpici. Poi Massimo Costantini, già atleta a Seul nella prima Olimpiade del tennistavolo, ora è a Rio come tecnico della squadra degli USA dove si è trasferito da cinque anni. Il terzo protagonista della vittoria fu Manoni Luigi. Ad Audisio e Costantini, cresciuti nel Tennistavolo Senigallia, facciamo i migliori auguri

Il pianto dei taroccatori

03 agosto 2016, Enzo Pettinelli
È un paio d’anni che la federazione mondiale sperimenta le nuove palline di ping-pong di plastica. La ragione ufficiale è che la celluloide è un materiale infiammabile. Ma non abbiamo notizie di incendi o roghi causati da palline di celluloide. Forse dietro c’è un maggiore profitto economico. Ma il cambiamento geometrico e la minore rotazione della pallina, sta facendo del ping-pong un gioco più accessibile come sport.

RACCHETTE TRUCCATE
Prima la pallina di celluloide prendeva effetti da giocoliere difficili da capire. Molti giocatori per superare, questa difficoltà, truccavano con ogni sorta di diavoleria la propria racchetta. Il danno più grave lo subivano i giovani principianti che scoraggiati smettevano di giocare. La federazione avrebbe dovuto fare i controlli. Ma nelle attività regionali, dove nascono e si sviluppano i vivai, la Fitet ha chiuso occhi e orecchie.

COMITATI REGIONALI
Anche i comitati regionali non hanno protestato contro lo scandalo di Roma. Così il litigio si consumava fra giocatori, con accuse reciproche. Ora la pallina nuova ha vanificato il taroccaggio delle racchette. Adesso i falsari sono in lacrime.

La tribù dei piedi scalzi

28 luglio 2016, Enzo Pettinelli
Sembra oramai prossima l’invasione della tribù dei piedi scalzi. Nel ping-pong è arrivata la nuova pallina con materiale plastico. La vecchia pallina di celluloide ora viene bandita. Sembra una piccola cosa. Invece cambierà tutta la tecnica di gioco. Dalla Fitet e dai suoi tecnici non una parola. Qualcuno dice che non cambierà niente. Beati loro. Intanto la nuova pallina più lenta negli effetti e nella velocità, ha reso il gioco più facile. Avvicinandolo al ping-pong che si gioca nelle spiagge fra ombrelloni e sdraie. Questa marea di giocatori potranno avvicinarsi con più facilità al gioco dei federali. Già si prevede una marea di barbari dai piedi scalzi che sfidano i professionisti. Per difendersi, la federazione sta ingaggiando quattro o cinque bagnini che porterà al centro federale di Formia per sostituire tutto lo staff tecnico. Per portare una ventata di novità e di cambiamento.

La Fitet e il gambero rosa

25 luglio 2016, Enzo Pettinelli
Il settore femminile cammina all’indietro come i gamberi. Eppure la federazione è la stessa. Lo staff tecnico e il centro di Formia è aperto a tutti. I ragazzi vincono, le ragazze perdono. I risultati provengono dal lavoro fatto dalle società. E questo lo si vuole nascondere. Lo staff tecnico federale deve prendere i meriti quando arrivano. Per il settore femminile i risultati non arrivano mai, però lo staff federale non ha colpa. Basta non parlarne. In realtà non ha colpa e non ha meriti. Perché se dalle società non arrivano giocatori ben preparati, lo staff, ben poco può fare. Per la verità qualche responsabilità ce l’hanno. Perché i giocatori vincenti, quando diventano seniores, scappano all’estero. Mentre per il settore femminile, la federazione non ha e non ha mai avuto un progetto di sviluppo. Poche società e gare inadeguate. Così quando le giovani ragazze, vengono vestite in azzurrino, lo staff e il centro federale diventano evanescenti. A meno che lo si faccia per il bene delle ragazze, che se diventano brave, sono costrette a riparare all’estero. Come da tempo fanno i ragazzi. Allora grazie a tutto lo staff tecnico. Però con la promessa che non scappiate voi.

L'ombra di Formia

19 luglio 2016, Enzo Pettinelli
Oggi c’è l’ombra del centro federale. Dove i giocatori migliori vengono prelevati dalle società e trapiantati. Ogni giocatore ha il proprio sogno. Così i sogni, nel college, si scontrano fra di loro. Si creano tensioni fra i ragazzi che hanno gli stessi obiettivi. Rivalità, preoccupazioni, tempi di maturazioni fisiche, di apprendimento e psicologiche, si amplificano. Ecco perché sono contrario al college.

SOCIETÀ
Mentre sono favorevole alla crescita delle società. Questi sono gli ambienti dove il giocatore cresce bene. Anche se le rivalità emergeranno sempre, ma tutto è più controllato. Perché nella società si crea una famiglia allargata, con altri giocatori, che non vivono le stesse tensioni. Poi alla sera ogni ragazzo, torna a vivere la dimensione della famiglia dove è cresciuto. Dove i genitori possono stemperare tensioni e preoccupazioni. Non è come il college, che ci si ritrova a cena con compagni rivali, a trovarsi in camera con un compagno, che può fermare la sua speranza.

PSICOLOGO
L’apporto di uno psicologo nella società sarebbe utile. Un raccordo umano fra giocatore, allenatore e famiglia. La federazione deve avere dei tecnici capaci per dialogare con il tecnico di società. In armonia per un obiettivo comune. È questo il compito della federazione, e non espropriare i giocatori, per farli diventare soldati.

L'Italia Junior vince l'Europeo

14 luglio 2016, Enzo Pettinelli
Zagabria, la squadra juniores maschile batte in finale la Repubblica Ceca. La gara ha creato emozione perché l’Italia parte con due sconfitte, poi rimonta e vince per 3 a 2. La gara juniores è la gara più importante fra le 3 gare giovanili. Perché questa categoria si affaccia alla categoria assoluta. Questo è il momento dove il percorso di un giocatore diventa difficile. Lungo circa 10 anni.

NUOVI OSTACOLI
Nuovi ostacoli devono essere superati. Ogni nuovo avversario metterà alla prova il bagaglio tecnico e le correzioni da adottare. Quindi la flessibilità al cambiamento è indispensabile. Occorre fare l’analisi tecnica e psicologia del passato storico dell’atleta. Il coinvolgimento dell’allenatore che ha formato il giocatore è necessario per raccogliere informazioni e suggerimenti per ogni intervento. Ricordo che negli anni 80, in occasione di alcune gare internazionali, durante il pranzo della nazionale svedese, nella tavolata c’era un tipo strano. Chiedo a Costantini e Giontella chi era quel tipo.

MISTERO
Mi dicono, che ogni tanto compare. Era un tipo misterioso. Piccolo di statura, capelli fra il rosso e il biondo. Parlava con Waldner, Person e Hazel che era l’allenatore, sempre col fare di chi fa domande e di chi alla fine conclude. Faccio un’indagine più approfondita. In questa sala da pranzo l’accesso è permesso solo agli addetti ai lavori. Arriva finalmente la notizia. È un professore svedese. Alcuni dicono che non sa giocare a ping-pong. Altri che non abbia mai preso la racchetta in mano.

L’UOMO IN PIÙ
Il suo compito è lo studio del ping-pong sul piano scientifico. Quindi risulta dalle voci dell’ambiente, che è l’uomo che collabora con Hazel, attraverso modelli matematici. Opportunità sulla parabola della pallina. Gestualità utili per un colpo che permetta, senza usura, di esprimere il pensiero. È questo quello che ho immaginato.

Agli uomini del ping-pong

04 luglio 2016, Enzo Pettinelli
Agli uomini del tennistavolo. Allenatori e giocatori, che senza di questi non esisterebbero i dirigenti. Eppure questi scrivono programmi e parlano. Ma per la distribuzione iniqua dei voti fra le società, il movimento vero del ping-pong, non ha voce. È un’elezione viziata nella sostanza e nella morale. Ho scritto su facebook, al presidente federale, alle società che hanno l’accumulo straripante dei voti, e ai nuovi candidati. Per esortarli ad un patto di non belligeranza fra di loro. Per mettersi al servizio della vera ragione di ogni elezione. Mettersi al servizio del movimento sportivo. Non il contrario.

IL MONDO CAMBIA
Con internet, il mondo è cambiato. Il potere non è più l’unica voce. Oggi è una voce, in contrapposizione a 1000, 10000, ecc…voci. Voci che dovranno essere ascoltate. Ecco perché occorre un presidente che sappia coniugare il passato con il futuro.

SINTESI
Gli allenatori, i giovani e gli amatori, rappresentano entusiasmo, creatività e bellezza. Immaginiamo una sinfonia musicale. La politica di talento si ispira e interpreta. Così che le due parti si incontrino per un’opera condivisa. Che guardi con nuovi occhi un futuro migliore e di speranza.

Lettera ai candidati Fitet

30 giugno 2016, Enzo Pettinelli
È da un po' di tempo che avete annunciato una vostra candidatura alla presidenza della federtennistavolo. In considerazione del meccanismo imperfetto sulla distribuzione dei voti, io credo, che in questo momento possa essere l’occasione straordinaria per un patto fra tutti gli uomini del tennistavolo. Dobbiamo evitare che il confronto culturale per raggiungere lo scopo, non sia viziato dalla muscolosità. Che avvilisce ragioni e sentimenti di troppa parte del nostro mondo. Il mio appello, già rivolto al presidente federale e alle società grandi elettrici, è di aprire un capitolo nuovo che si basa su due punti:
1) Ricerca di un candidato presidente condiviso da tutta la famiglia del nostro sport.
2) La modifica della tabella voti, per rendere un futuro politico plasmabile da tutte le società affiliate. L’obiettivo auspicabile è che attraverso il cambiamento, la prossima elezione possa concludersi senza sconfitti. Ma composta da vincitori che guardano il futuro, con nuovi occhi e con fondate speranze per il nostro futuro.

Al presidente fitet Franco Sciannimanico

28 giugno 2016, Enzo Pettinelli
Caro Franco, sono passati alcuni giorni da quando hai annunciato che non ti candiderai per la presidenza della nostra federazione. Nel frattempo ho mandato un mio pensiero ai presidenti che, per l’accumulo dei voti, hanno in mano il futuro del nostro sport. Io credo che in questo momento, si sta preparando il cambiamento e potresti svolgere un’azione primaria. Guardiamo il passato come una ricchezza di conoscenze, per preparare il futuro. Un futuro che possa lasciare negli uomini del ping-pong un riconoscimento su di te, negli anni futuri. Ecco la mia proposta: fai in modo che i grandi elettori abbandonino le logiche del passato e guardino un futuro più democratico della nostra disciplina. Eleggendo un presidente che cambi la tabella voti per dare voce autorevole a tutta la famiglia del tennistavolo. E che attraverso l’ascolto sappia cogliere idee e progetti che nascono da chi è impegnato nella formazione giovanile e da chi svolge il ruolo di vertice. Questo è un appello, per lasciarci una condizione diversa da quella che hai trovato. Ma migliore da quella che ti accingi a lasciare. Sicuro che non me ne vorrai per la mia franchezza.

Lettera aperta a tutti i presidenti

23 giugno 2016, Enzo Pettinelli
A Seretti Claudio, Massari Mauro, Gargiulo Anna, Gabba Mario, Di Lorenzo Carmela, Dernini, Ettore, Merlino Alfio, Greif Robert, Carrucciu Simone, Giordani Domenico, Gattulli, Elvira, Radice Donato, Filippi Gabriella, D’Elicio Riccardo, Vincenti Stefano, Giunta Biagio, Massolo Giorgio, Boccacci Patrizia, Merciadri Alessandro, Barbieri Giacomo, Quartuccio Giorgio, Battani Alessandro, ecc… Cari presidenti, il breve periodo della presidenza Sagrestani per me rimane il momento più vivace e costruttivo. In seguito il cambio della tabella voti ha dato in mano a voi il destino politico del nostro sport. Vorrei ricordare che meno di 50 società detengono la maggioranza di voti su poco meno di 600 in totale affiliate. Una responsabilità pesante. E una volta scelto il potere, voi non avrete più nessuna possibilità di decidere nella strategia di crescita e sviluppo federale. Come è avvenuto per le centinaia di società escluse dalle decisioni politiche, che hanno subito la stessa involuzione. Io credo, che in attesa di una tabella voti più equa e che possa aprire un dialogo con tutto il movimento pongistico, voi potete creare una condizione di pacificazione e collaborazione fra tutti. La mia proposta è questa: cercate un uomo che rappresenti la pacificazione, il dialogo e la crescita. Voi rappresentate il vertice del nostro sport. Molte società credono nei vivai giovanili dove anche voi attingete per crescere in Italia e all’estero. Spero in una federazione che abbia un corpo sano, dove ogni parte di questo svolga con facilità ed entusiasmo la propria missione. Ci sono uomini seri e di valore che possono svolgere il delicato ruolo di presidente. Ma con questo meccanismo negoziale non si faranno mai avanti. Sta a voi ricercarlo e sostenerlo. Il CONI ci sta osservando. Malagò ha già iniziato un’azione di cambiamento. Noi dobbiamo interpretarla positivamente. Questo è quello che mi sono sentito di dire. In pace e libertà.

Gratta e vinci e fantasia

31 maggio 2016, Enzo Pettinelli
In queste belle giornate di prima estate, vorrei mettere al centro il futuro del nostro sport. Fra qualche mese ci sarà il rinnovo delle cariche federali. Cinque candidati cinque programmi: Bosi, Sciannimanico, Vermiglio, Di Folco e Cicchitti. I primi due, non li prenderei in considerazione. Si sono già espressi, con risultati finali conosciuti. L’impressione è che abbiano giocato a gratta e vinci. E vogliano ancora grattare. Gli altri tre hanno come dote la loro storia personale. Il giudizio non può essere dato. Sappiamo solo che non sono mai stati presidenti. I primi due non possono farci sognare. Per gli altri tre, occorre uno sforzo di fantasia.

Mondiali veterani in Spagna, prossimi a Las Vegas

29 maggio 2016, Enzo Pettinelli
Alicante Spagna, i campionati del mondo veterani. È anche il momento che promuove nuovi eventi. Fra due anni toccherà Las Vegas ad organizzare. Nel frattempo il Kuwait a fine anno organizzerà una classica per amatori. Costi tutto compreso. Ping-pong dentro una bolla da mille e una notte. Anche Madrid segue la scia. Gli italiani giocano contro cinesi, tedeschi, americani, inglesi ecc. in un clima euforico. Vanno al mare e si rilassano. Tanto quando arriverà il loro turno l’avviso gli verrà segnalato dal loro cellulare. Orario, tavolo di gioco e avversario. Una maglietta uguale per tutti, l’avrebbero pagata. Poi per chi partecipa la prima volta, si sono visti regalare dall’avversario un gadget mentre loro imbarazzati non avevano nulla da dare. Quante lacune del passato trasciniamo con questa federazione. In questo caso è l’immagine Italia che è mancata. E per questo ci dispiace. In compenso l’italiano vero in queste occasioni sa fare amicizia, scambi di indirizzo e reciproci inviti. E un grande arrivederci alla prossima gara. Bella soddisfazione per il grande Pisano Efisio per il bronzo nel doppio. Giocatore che con serietà e bravura attraversa la storia del nostro sport. Complimenti per la simpatica Veleva Hankova, argento nella consolazione.

Il giocatore, questo sconosciuto

25 maggio 2016, Enzo Pettinelli
Quando si gioca in una squadra, ogni giocatore in base alle sue caratteristiche occuperà il ruolo più congeniale. Nell’attività individuale, dovrà svolgere un po' tutti i ruoli. Organizzare il gioco, attaccare, realizzare il punto, o difendere. Per facilità d’esempio fissiamo cinque qualità necessarie. Organizzazione, attacco, realizzazione, difesa e strategia. Poniamo il quesito che al giocatore, manca la realizzazione. Il gioco d’insieme si allunga, il punto l’ottiene sulla regolarità e strategia. L’allenatore in assenza del colpo finale, lo allena facendo fare esercizi di tiri forzati, per colmare il colpo mancante. Nulla di più sbagliato. Perché l’insieme del gioco è il modo d’essere del giocatore. La conseguenza, è portare il giocatore, in uno stato di sofferenza emotiva e peggiorare i risultati. Un psicologo può fare chiarezza, purché venga esaminato il giocatore e noi riteniamo anche l’allenatore. Compreso il presidente che è sempre il primo responsabile, spesso inconsapevole, del clima culturale e morale di ogni associazione.

Mondiali veterani di ping-pong - Alicante 2016

23 maggio 2016, Enzo Pettinelli
Campionati del mondo veterani di ping-pong in spagna Alicante ridente città turistica di mare. 4600 partecipanti da 80 nazioni, record di presenze. Magliette e tute con scritto Germania, Francia, Giappone, Corea ecc.. Giocatori dai 40 in su. Impianto con 150 tavoli da gioco, 60 tavoli di riscaldamento. Una marea di atleti maturi, che sono diventati bambini. Il grande impianto elegante e ben illuminato. I giocatori percorrono i corridoi di accesso al tavolo e iniziano la danza con la pallina. È uno spettacolo che si svolge contemporaneamente su 150 spazi distinti e transennati. Solo gli italiani, sembrano i figli dei fiori. Ognuno ha una maglietta e una tuta diversa. Stiamo ancora alla ricerca di un’identità e della nostra federazione. Vorrei ricordare che con la gestione Sagrestani, gli azzurri erano stati dotati di maglietta con scritta ITALIA.

La punta dell'iceberg

20 maggio 2016, Enzo Pettinelli
La nave della Fitet, come il Titanic ha urtato contro l’iceberg. Il viaggio verso le olimpiadi si è bruscamente interrotto. Nicoletta, spicca il volo e ritorna nel suo nido. Nel suo paese il comune, le mette a disposizione un impianto di ping-pong, per creare una scuola per i giovani. Sulla nave Fitet c’era anche la nazionale maschile. Però due di questi da tempo giocano e si allenano all’estero. Il terzo della rosa non l’hanno fatto salire, anche questo, vive e gioca fuori dall’Italia. Quando chiama la nazionale questi devono salire sulla nave. Guidata e condotta dalla Fitet. Proprio da quelle persone che li hanno costretti ad espatriare. Il nostro sport è speciale, l’atleta di qualità non è mai arrogante. La sua forza è la serenità interiore e la concentrazione. Il capitano deve avere le stesse qualità per pilotare la nave. Non si possono usare metodi e linguaggio alterati, nel modo e nei contenuti. Il quadro si completa, quando al bordo del campo di gara, il C.T. sembra seduto sul patibolo, irrequieto nei modi e nel linguaggio come se espiasse le proprie colpe, trasmettendo tensioni all’atleta. Intanto la nave affonda.

L'ape operaia

18 maggio 2016, Enzo Pettinelli
Mi piacerebbe fare un viaggio per l’Italia per conoscere gli allenatori che accolgono e coltivano il sogno dei giovani pongisti. Mi viene in mente la pazienza del lavoro delle api operaie, che volano delicate tra un fiore e l’altro. Ma le api operaie hanno una missione che nasce dalla vocazione di aiutare i giovani. È il sentimento primario che hanno sentito, quindi si sono avvicinate al ping-pong. Non sono ex giocatori che dopo la decadenza, si riciclano e continuano a giocare con i muscoli in affitto. Questi possono avere altre funzioni. Per l’ape operaia allenare è un bisogno innato.

IL TALENTO
L’allenatore di talento lo riconosci subito perché si esalta insegnando fin dai primi passi a chi desidera entrare nel nostro mondo. Li vedi nei tornei, hanno sempre con loro dei giovani. Col tempo i giovani crescono d’altezza, cambiano d’aspetto. Ma l’allenatore no, sembra sempre uguale. Arriva inevitabile l’interesse della nazionale giovanile. C’è subito euforia fra i ragazzi. È un momento di riconoscimento. Però la convocazione crea una frattura.

RICORDO
Ricordo che un giocatore convocato per gli europei, consegna una lettera del proprio allenatore al C.T. dicendogli che è una relazione sul suo gioco. Il C.T. prende la busta senza aprirla e gliela strappa in faccia. In seguito si aprirà il centro di Fiuggi. Il clima resterà lo stesso. Con l’aggravante che il centro diventerà un alveare con il cuore di plastica. Mentre le api operaie sparse per l’Italia si vedono strappati i fiori del loro lavoro. La federazione ora ha aperto un nuovo centro federale. Lo smembramento dei vivai continua. E i migliori giocatori, da decine di anni, scappano all’estero, con la speranza di coltivare il proprio sogno. I presidenti, oramai del passato, sono vogliosi di riprendere in mano il giocattolo perduto. Dai tempi del centro di Fiuggi fino a Formia, l’esercizio di tagliare le ali alle api operaie, non si è mai fermato.

Il medagliere dei dirigenti (6° parte)

14 maggio 2016, Enzo Pettinelli
Ho iniziato con il titolo “il medagliere dei dirigenti”. Poi ho tracciato la storia del nostro sport che si basa sui ricordi. Per la storia, non è il mio compito. Sono un contemporaneo. Mi astengo a giudizi personali. Ora proverò a pensare alla classifica. Al primo posto metterei il candidato che non c’è. Non c’è perché è un presidente che ha un sogno. Vorrebbe vedere un vivaio per ogni società. Dei giovani che giocano e che si divertono. In una attività fatta per loro, fra di loro. Vedere le regioni impegnate su tre strade distinte.

LE TRE VIE
Gli adulti che completano la loro crescita per lo sviluppo umano e tecnico. Secondo: gli amatori che giocano, e continuano nella loro attività sportiva nella maturità e nell’esempio, perché questi rappresentano l’ossatura della nostra disciplina, ma contemporaneamente le radici della storia del nostro movimento. La terza: i giovani, come il cuore pulsante di ogni regione perché in loro c’è il nostro futuro. Ma con l’obiettivo che, attraverso la formazione dell’atleta ci sia il percorso per aiutarli a diventare uomini.

LE REGIONI
Il governo di ogni regione, in autonomia di mezzi e di pensiero possa organizzare l’attività in base alle proprie esigenze del territorio per ottenere con serenità la crescita dei propri atleti e tecnici. Mentre per l’attività della nazionale, lasci che i giovani crescano e maturino nelle società e nelle regioni di appartenenza. Facendo in modo che le società e le regioni migliori, servano da guida e da stimolo per tutte le altre e con il loro esempio portino freschezza e idee al governo centrale. Mentre per l’attività internazionale, il presidente che non c’è, stabilisca che la meritocrazia sia la base morale di ogni scelta. Continua...

Il medagliere dei dirigenti (5° parte)

09 maggio 2016, Enzo Pettinelli
Sciannimanico dopo la cessione del centro federale di Terni e il declino del centro di Castel Goffredo, apre a Formia un nuovo centro federale. Nonostante la storia non gli dia ragione. Costi e risultati non lo fanno riflettere. Così si ricade nella triste storia nata agli inizi degli anni 80 del centro federale di Fiuggi. Aperto da Penna, con l’attenuante che era convinto di trasformare l’Italia in una piccola Cina. Ben presto i sogni di grandezza svaniscono. Così si riprova costruendo e successivamente ampliando il centro di Terni e anche questo chiuderà. Risultato: le società con vivaio chiudono. Chi sopravvive lo fa eroicamente.

RINASCITA
Si ricorda che prima dell’apertura dei centri, l’Italia aveva dato inizio ad una vera e propria rinascita. Una decina di scuole originali, con la propria identità e su tutto il territorio italiano. Si confrontavano con vivacità e ricerca tecnica. Con la certezza che i giocatori sarebbero rimasti nel club di origine con l’orgoglio di appartenenza. Anche i giocatori della stessa regione fraternizzavano in occasione delle gare nazionali. Dimenticando le rivalità e i campanilismi.

NON È PIÙ COSÌ
Oggi non è più così. C’è la polarizzazione del nucleo di appartenenza. Non solo i giocatori più bravi sono costretti a cercarsi nuovi padroni. Il campionato a squadre imposto come attività primaria ha reso i giocatori come emigranti in continua ricerca di un lavoro deturpando il sogno per guadagno. I giovani che si spostano dalle società di origine, è ben più grave. Il ragazzo perde il mondo e la famiglia che gli appartiene. E si trova in mano a personaggi che devono realizzare i propri progetti.

USA E GETTA
Responsabili sono società prive di vivaio. Col rischio dell’usa e getta. O centri federali, con l’aggravante che i giocatori sentono la responsabilità, come dei piccoli marines. I nuovi candidati che si presenteranno per il cambiamento dovranno chiarire e far capire alle poche società che detengono la maggioranza dei voti che il nostro sport così fatto non è a misura d’uomo. Come diceva Montemagno in un recente post, riguardo al caso della Stefanova, non prepariamo i giocatori per entrare nel mondo del lavoro. Perché manca il rispetto della meritocrazia. Continua..

Il medagliere dei dirigenti (4° parte)

27 aprile 2016, Enzo Pettinelli
Sciannimanico segue con amore la società di provenienza che diventerà sempre più leader di risultati agonistici e di accumulo di voti. Sciannimanico deve affrontare la difficile gestione economica lasciata da Bosi, soprattutto nella gestione del centro federale di Terni. Alla fine del mandato anche Bosi si era reso conto che si era speso troppo, e voleva chiuderlo. Si scatena una vivace protesta delle società di Terni, fino a quel momento tutelate Fitet. Bosi rinuncia alla chiusura e si lava le mani. Sciannimanico che ha ottenuto il potere con un semplice passamano, ereditata l’incombenza, sarà costretto al silenzio. Così senza clamori, raggiunge un accordo con il comune di Terni. La Fitet cede l’impianto e i debiti e assicura di mantenere alcune gare a Terni. Con queste operazioni Sciannimanico dà una frenata al treno della Fitet che da anni marciava all’indietro. I passeggeri vengono sbattuti in avanti dallo scossone e hanno l’impressione che il treno abbia avuto un’accelerazione in avanti. Da Penna a Bosi l’investimento economico del centro di Terni è costato circa 20 centri federali che si sarebbero potuti costruire sul territorio nazionale. La conseguenza è stata che oggi non abbiamo un nostro territorio. Siamo un movimento sportivo nomade alla continua ricerca di spazi. Mentre il polo del centro federale di Terni, con i propri voti continuerà ad appoggiare il presidente di turno. Continua...

Il medagliere dei dirigenti (3° parte)

23 aprile 2016, Enzo Pettinelli
Da Bosi si passa a Sciannimanico. La nuova tabella voti, partorita da Bosi, lo porta alla presidenza, senza dibattito e senza confronto. È un semplice passaggio di mano. Sciannimanico trova una federazione con uno sbilancio economico da sanare. L’immagine del pingpong, dei tempi di Penna e di Sagrestani è svanita. È una parte di storia che Sciannimanico non ha vissuto e sembra che non conosca. Lui cerca di creare immagine, ma più per se stesso, che per il pingpong. La gestione è solo la continuità nell’isolare le società produttive che curano i vivai. Mentre c’è attenzione sulle poche società che comprano giocatori. La società di provenienza di Sciannimanico diventerà la più competitiva. Ma contemporaneamente accumula una quantità di voti che penalizza le società che lavorano sui vivai, che si trovano senza potere decisionale. Continua...

Il medagliere dei dirigenti (2° parte)

21 aprile 2016, Enzo Pettinelli
Nella prima parte abbiamo fatto una carrellata sui primi quattro presidenti federali, in ordine storico. Dragotto, Sineri, Penna e Sagrestani. È bene chiarire che Sagrestani rimane in carica solo due anni. La ragione è che alcuni consiglieri volevano fare di più e altri cercavano una carriera personale più rapida. Con la complicità esterna della Sicilia, che soffriva l’assenza di un rappresentante in consiglio propone a Bosi la presidenza in cambio di nuove elezioni. Così a metà mandato, la maggioranza dei consiglieri si dimettono. Si va a nuove elezioni e Bosi è il nuovo presidente. C’è molta aspettative per il suo passato da giocatore. Dopo pochi mesi viene sciolta la scuola italiana. Con la nuova stagione agonistica verranno tolti i premi in denaro. Ricordiamo che nelle fasi nazionali il primo classificato prendeva un milione di vecchie lire. E in proporzione, fino ad arrivare alle gare giovanili. Non ci saranno più gli arbitri ai segnapunti per le gare assolute. Il corpo arbitrale subirà un drastico taglio. Anche i giocatori della Nazionale perderanno la borsa di studio. Le risorse economiche risparmiate, verranno spese per l’ampliamento del centro di Terni. In altre si faranno dei debiti per ulteriori investimenti sempre su Terni. La sua gestione si è basata solo sulla cancellazione e arretramenti. Continua...

Il medagliere dei dirigenti (1° parte)

18 aprile 2016, Enzo Pettinelli
Quando si parla di medagliere, l’immagine si rivolge sempre verso l’atleta. In caso di squadre l’attenzione si sofferma sul giocatore più importante e anche sull’allenatore. C’è sempre bisogno dell’identificazione. Chi legge opera sempre un transfer, così per un attimo immagina gloria e successi. Però se cerchi un medagliere dei dirigenti, non si trova mai da nessuna parte. A pensarci bene, non credo che se ci fosse una classifica dei presidenti, qualcuno troverebbe il piacere di identificarsi. Non rappresenta l’immagine dell’eroe. Quando decade è come un vuoto che se ne va e lascia un vuoto che qualcuno andrà a riempire e lentamente si trasforma in un fastidio. Però una breve storia dei presidenti si può sempre fare: il primo Dragotto, negli anni 60, quando l’Italia era in miseria e lavorava per la ricostruzione, decide di sospendere l’attività internazionale e offre vitto e alloggio a tutti i partecipanti ai campionati italiani. Sineri, per i campionati italiani, darà solo un piccolo contributo economico. Si riprende l’attività internazionale, solo con una nazionale tutta giovane. Penna, arrivano più soldi dal CONI. Si organizzano gare internazionali in Italia, con successo. La stampa e la TV è presente. Arrivano tecnici e giocatori cinesi. Si apre il primo college a Fiuggi che ci costerà un mare di denaro e di problemi. Si costruisce il centro federale di Terni, che con quello che si è speso potevamo costruire un impianto per ogni regione. Poi sarà la volta di Sagrestani che governerà per soli 2 anni. Ma sarà il periodo migliore. I giocatori della Nazionale avranno una borsa di studio che li rende economicamente indipendenti. Ci saranno premi in denaro per le gare nazionali. Si adotteranno i gironcini in tutte le gare. Ci sarà uno psicologo che collabora. Si crea una commissione tecnica formata da soli italiani. Fine della prima parte.

Il giocatore non è mai solo

11 aprile 2016, Enzo Pettinelli
Ritorniamo sull’ argomento ping-pong e analisi. La tecnica in assenza della serenità, precipita inutilizzata. Allargando la riflessione, anche chi non scende in campo, fa parte del problema. I dirigenti attraverso le parole, i comportamenti e azioni influenzano il giocatore. In queste condizioni perde la libertà d’azione E’ come vivere dentro un treno che viaggia a tutta velocità, con tensioni e angosce, perché le stazioni sono terminate. E la corsa procede inesorabile, verso il buio.

Non tutti gli uomini sono scesi dall'albero

04 aprile 2016, Enzo Pettinelli
Ho visto un gabbiano prendere una conchiglia e portarla in alto e farla cadere su una superficie dura. La conchiglia si rompe, e il gabbiano con felicità si ciba. Anche i babbuini fanno qualcosa di simile. Quando vedono dei semi commestibili, sotto un albero, ma mescolati, fra la terra e dei sassi, prendono tutto con le mani e fanno cadere sopra la superficie di un laghetto. La terra, si dissolve, le piccole pietre affondano, così i semi rimangono a galleggiare. Con facilità il babbuino, si ciba. Sembrano comportamenti razionali. Qualcuno dirà che è semplice istinto. A me sorge un dubbio : non tutti gli uomini sono scesi dall’albero. Qualcuno è caduto, battendo rovinosamente la testa.

Il volo della rondine

29 marzo 2016, Enzo Pettinelli
Come le rondini in primavera. Dalla Bulgaria all’Italia. Una tappa in Sicilia, una a Monza, in fine a Castel Goffredo. Nikoleta Stefanova figlia d’arte. Il padre ex nazionale di ping-pong, ora ingaggiato in Italia. Gioca e allena la figlia. In seguito farà solo il papà. Nikoleta oramai maggiorenne, carnagione chiara, capelli biondi, occhi attenti, viso sorridente. Si allena, gioca e vince. 38 titoli assoluti fra individuali, doppi e squadre. Un titolo europeo a squadre. Il primo che arriverà in Italia. Sposata con Fabio e due bambini. È entrata in aeronautica dove lavora. Ma vola come una rondine solitaria quando gioca a ping-pong. Quest’anno rivince il titolo assoluto. È proprio in semifinale, mentre perdeva con una cinese naturalizzata per 2 a 6 , si è alzata nuovamente in volo. Dai piedi sente un caldo buono che sale e investe il corpo. Gli sembra di volare verso il sole che non brucia. Si sente in armonia con il mondo che la circonda. Il gioco non è più ostile. Anzi prevede il gioco che arriverà e quello che dovrà fare. Non è la prima volta che gli capita. L’incontro finisce 11 a 8 per lei. È qualche tempo che è uscita dalla nazionale. Non meraviglia, i tecnici che vivono a terra non capiscono che quando si gioca si può volare. Ora ci saranno le qualificazioni olimpiche. La partecipazione non è più di club. Si partecipa per l’Italia. E dovranno essere i migliori a rappresentarci. E soprattutto chi sa già volare.

L'immagine del ping-pong

24 marzo 2016, Enzo Pettinelli
La federazione organizza centinaia di manifestazioni. Oltre al giudice arbitro, sui tavoli da gioco l’arbitro non c’è mai. Salvo per la A1 fino alla B2. poi per migliaia di giocatori, il deserto. Qualche anno fa sono stato invitato in Spagna. In questa occasione ho assistito ad un torneo giovanile territoriale. Dopo i gironi, come d’incanto, in ogni tavolo da gioco è comparso un arbitro. Camice rossastre che si stagliano bene con l’armonia della palestra. La manifestazione è diventata subito solenne. Non ho potuto fare a meno di tornare con la mente ai tornei di casa nostra. Dove si vedono dei bambini al posto dell’arbitro, che scompaiono dietro il segnapunti. E sembrano dei folletti che ogni tanto ti fanno vedere un braccio o il ciuffo dei capelli. Questo non può essere un compito per bambini, si ha l’impressione dello sfruttamento minorile. Invece nelle gare di categoria, sarà il giocatore perdente, che dovrà arbitrare. Il senso del disagio e dell’imbarazzo è frustrante. Avrebbe voluto andare a fare una doccia e dimenticare. Invece deve arbitrare al posto dell’arbitro e della federazione. E rimanere nel campo di gara con il marchio della sconfitta. Poiché in queste gare possono giocare anche dei bambini. Il quadro può diventare imbarazzante. Il bambino che sarà costretto ad arbitrare, dove i giocatori saranno adulti, darà l’impressione che è tutto uno scherzo. La riflessione è naturale: sarà un accattonaggio della federazione per risparmiare soldi?

Il ritorno di Caligola?

17 marzo 2016, Enzo Pettinelli
Non esiste nessuna civiltà senza il rispetto della legge. L’impero romano, dopo la conquista di nuovi territori, esportava e imponeva il diritto romano. Fondamento di civiltà e dell’ordine. Mentre tutto quello che trovava di buono, l’inglobava per arricchire la civiltà di Roma. Quello che succede nel nostro ping-pong ci sembra il contrario. La legge non è uguale per tutti. I tecnici delle società che ottengono risultati sul campo, sono ignorati. Ripensando alla storia di Roma, il pensiero cade sull’imperatore Caligola. Che nomina il suo cavallo senatore, per far capire che il resto del senato e tutti i suoi collaboratori, per lui sono semplicemente degli asini.

Gli angeli e i figli d'Attila

14 marzo 2016, Enzo Pettinelli
L’arbitro nel tennistavolo durante l’incontro a squadre, fa dondolare la testa per seguire la danza della pallina, per circa 6mila volte. E con gli occhi la segue per una ventina di chilometri instancabile come l’aquila reale che non distoglie lo sguardo sulla preda. Alcuni incontri sono avvincenti. In altri il risultato è scontato. È come guardare un film visto. L’ incontro può durare più di 4 ore. Ma l’ arbitro deve rimanere attento fino alla fine. Nei tornei individuali arbitra per una giornata. Qualche turno di riposo. Ma spesso per qualche ritardo, viene trascinato a notte fonda. L’arbitro non reclama mai. Spesso regala un sorriso e chiude un occhio su qualche irregolarità, che non danneggia l’avversario. E questo non è sempre capito. È come un padre responsabile. In alcuni casi è stato privato del buon senso. E ha perso il potere di allontanare la racchetta proibita. E non gli hanno dato strumenti di controllo. Però, quando l’incontri, nella calca e nel flusso dei partecipanti, regala sempre un sorriso a tutti. Ha un viso sempre disteso. Forse perché, il suo è un servizio, e non deve arrampicarsi sul podio. Mentre nel resto del flusso c’è tensione, sorrisi interrotti e gesti spezzati. A volte gli arbitri sembrano degli angeli calati all’inferno. Il computer ha facilitato la vita dell’uomo. Ma per l’arbitro può diventare una condanna. Perché oltre a inviare telematicamente a Roma i risultati , dovrà sempre rispedire il tutto su carta. Busta e francobollo maggiorato a spese degli arbitri. Un doppio lavoro per gli angeli e un mare di carta inutile per la segreteria. Un po’ di cuore per questo esercito della pace. Sostenitori del gioco romantico, in difesa delle buone maniere e contro l’invasione dei figli di Attila.

Non superare il carico di sopportazione

08 marzo 2016, Enzo Pettinelli
Dopo l’uscita dell’ultimo post, mentre ero a cena, in un ristorante, si è avvicinata una persona. E mi chiede: “A proposito del fuoco amico nello sport, spronare con determinazione i giocatori, non è importante? Il vostro sport, non è come il calcio?” Rimango un attimo in silenzio. Poi gli dico:” Molti paragonano il giocatore di ping-pong un misto tra un velocista e un giocatore di scacchi. Nella corsa c’è l’espressione esplosiva del fisico. Negli scacchi c’è la lucidità della riflessione. Se si incita il giocatore oltre la soglia personale dell’aggressività, si abbassa quella della ragione. Così si perde l’equilibrio e si riduce la prestazione”. La gara è sempre il prodotto dell’intelligenza, che gestisce strategia e tempi. Questo vale per tutti gli sport. Eventualmente si può discutere su come dovrà essere la proporzione fra aggressività e riflessione. Dove per ogni sport la soglia è anche un limite individuale, e a sorpresa è anche temporaneo. Il ping-pong è un gioco complesso. Senza pedagogia e psicologia non si và da nessuna parte.

Il potere e il fante

06 marzo 2016, Enzo Pettinelli
Quando una squadra o anche un solo giocatore scende in campo per giocare, c’è l’avversario. Questo lo sai, per questo, ti alleni. Ma durante il gioco quando sei concentrato per battere l’avversario, puoi essere colpito dal fuoco amico. Questo ti disorienta, prendi paura. Non sei più capace di andare avanti. Perdi l’identità di appartenenza. Ti senti figlio di nessuno. Chi ha il potere, minaccia la decimazione. Allora pensi che il clima che stai vivendo, è partito da lontano, quando il sogno si mescolava con l’arroganza. E te resistevi perché il sogno era grande. Era il sogno del bambino, che lentamente è svanito e hai di fronte a te la minaccia della decimazione. Intanto il potere si prepara a nuovi arruolamenti.

Senza obiettività non c'è crescita

04 marzo 2016, Enzo Pettinelli
Quando si fa comunicazione verso gli addetti ai lavori, se non si è obiettivi, si danneggia tutta l’associazione. L’ Italia del tennistavolo perde con la Germania e esce nella prima divisione. Fin qui niente di male i giocatori hanno fatto tutto il possibile. È sempre così. Siamo sfortunati quando si poteva vincere e perdiamo, giochiamo bene quando gli avversari sono più bravi, ma perdiamo. È sempre così. Occorre che la comunicazione, rivolta agli addetti ai lavori, sia obiettiva, per passare alle analisi, quando c’è un insuccesso. Altrimenti le cose non cambiano. E non cambieranno. A me mancano alcuni parametri per elaborare un piano costruttivo. La federazione li ha tutti. Abbiamo il diritto di sapere. Aspettiamo.

Il capo dei capi ha detto

29 febbraio 2016, Enzo Pettinelli
Durante un torneo di ping-pong, un giocatore va dal giudice ufficiale gare e gli dice: ho perso con un giocatore sconosciuto, cattivo e la faccia sospetta. Ha di sicuro una racchetta truccata. Sembra un extraterrestre. L’arbitro: “ Una racchetta truccata?!?! Che non sia mai! La nostra federazione è seria e sana!!! Apriamo subito un’ indagine!” In breve tempo al malcapitato, gli viene sequestrata la racchetta. E l’accusato viene rinchiuso in una gabbia, già appositamente preparata al centro della palestra in sostituzione di un tavolo da gioco. È ben visibile, come deterrente per scoraggiare i contraffattori e mercanti di racchette. Immediatamente parte il processo. Prima ancora di conoscere la sentenza, il giocatore incriminato, viene squalificato. Il perdente viene riammesso al torneo. Si procede all’analisi chimica, termica e batteriologica della racchetta incriminata. Poi si aspetta il capo dei capi del sodalizio. Persona sorridente e pacifica. Ma grande lottatore per il mantenimento della giustizia. Al termine delle gare, durante la ricca premiazione, arriva il verdetto, che recita: la racchetta processata risulta conforme ai parametri di controllo. Poichè oramai giocano tutti con le racchette truccate, le racchette regolari verranno sequestrate e date al rogo. Per salvaguardare la spontanea allegria e serenità, mia e di tutti gli associati. Pertanto il giocatore, che si trova in cella, dovrà essere consegnato alle autorità competenti e trasferito nell’area 51, per valutare se c’è il pericolo nella nostra civiltà da parte degli extraterrestri. Un elogio solenne a tutti gli arbitri. Per virtù e dovizia professionale. Così si è deciso, e così sarà fatto. Firmato il capo dei capi.

Commedia o tragedia?

23 febbraio 2016, Enzo Pettinelli
L’allenatore è sempre un attore-regista. Quando svolge la sua attività, occupa la scena per realizzare il suo progetto. Guardate l’espressone del suo viso, e osservate il linguaggio del suo corpo. Così capirete se sta preparando una commedia o una tragedia. Il proprietario del teatro ha scelto il regista e confezionato il suo copione. Se chi ha la responsabilità MAXIMA, non è persona illuminata, l’opera risulterà mediocre o peggio un fallimento. Così non vedremo mai l’allenatore, che nel teatro degli allenamenti, dialoga con atleti, e interpreta i loro desideri. Non vedremo nemmeno l’allenatore che si ispira al talento dell’attore per migliorare il copione. Non sarà l’esplodere di nuovi sentieri. Si vedranno solo dei malcapitati, che ripetono fino alla noia i gesti del burattino. Mentre il regista, con il viso contratto, brontola e mena per l’aria le braccia. Il palcoscenico delle illusioni, perderà continuamente gli attori più giovani. Così che gli spettacoli si svolgeranno con vecchi giocatori dove alcuni truccano le racchette dando un cattivo esempio alle nuove generazioni. Permesso dalla distrazione del potere.

Il vuoto e il pieno

17 febbraio 2016, Enzo Pettinelli
Il vuoto, non esiste. È come un palloncino sgonfio. Noi possiamo riempirlo di superbia e di informazioni. In una partita di ping-pong, dove facciamo ricorso a tutte le nostre capacità, il contenitore con la superbia viene sostituito lentamente con un pieno di tensione e di paura. Mentre il pieno di informazioni, cresce e si arricchisce di altri contenuti. Dove non trova spazio la paura. Perché all’interno del contenitore avviene l’elaborazione delle informazioni, che è la fonte delle soluzioni e della ragione degli eventi. Il vuoto è come lo zero in matematica, esiste solo quando iniziamo il conteggio, 1,2,3, ecc… In questo caso iniziamo a creare uno spazio. Solo se viene riempito, diventa reale e quindi pieno e concreto. Quando si gioca a ping-pong, alcuni giocatori hanno fretta di raccogliere la pallina e rimetterla frettolosamente in gioco perché il loro contenitore è già pieno di tensioni e durante le pause aumenta lo spazio per accogliere nuove paure. Si ha l’impressione della sofferenza, dove il contenitore non regge più all’accumulo della tensione. E il giocatore non vede l’ora che tutto finisca al più presto.

Suono e immagine

10 febbraio 2016, Enzo Pettinelli
Il ping-pong viene giocato, attraverso gli occhi, che colgono le immagini, e attraverso il suono della pallina, che anticipa l’immagine. Si intuisce subito, che un gioco d’attacco, deve avere l’orecchio del musicista, per cogliere il suono e immaginare l’immagine. Per chi gioca attraverso l’osservazione ha un azione ritardata. Questo fa pensare che questo giocatore ha le caratteristiche del difensore. Tutti abbiamo osservato su di noi che quando sentiamo un forte rumore improvviso, facciamo un sobbalzo immediato. Mentre se un pericolo improvviso, lo osserviamo rimaniamo impietriti e ritardiamo la reazione. Perché tutto quello che passa attraverso l’immagine, siamo portati per natura all’elaborazione. Tempo troppo lungo per un giocatore di ping-pong.

L'illusione e il regime dei colonnelli

25 gennaio 2016, Enzo Pettinelli
È da anni che nei progetti e nelle intenzioni dei candidati per il rinnovo delle cariche federali gettano in pasto al movimento del ping-pong l’aumento dei tesserati. Ma se oggi non si riesce a soddisfare e dare ordine all’attività, cosa succederà con l’aumento dei tesserati? Sarà meglio capire i disagi e far funzionare bene il presente. Perché solo così saremo in grado di attirare nuove adesioni. Anzi solo un sistema ben funzionante attira e mantiene la crescita. Sono contrario a slogan o proclami d’effetto. Oggi le cose da cambiare sono tante. È un errore pensare che con il cambio del vertice, e proclami, tutto si risolve. Il potere elettivo è in mano al 10% delle società. Condizione antidemocratica. Sembra di vivere in un regime dei colonnelli. Questa situazione avvelena il confronto culturale. E genera superbia e arroganza di chi detiene il potere, e genera reazioni emotive. Bisogna rimanere nel versante democratico, e proporre soluzioni, perché questo sistema elettivo, l’occidente lo ha da tempo rigettato.

Rilancio dell'attività femminile

17 gennaio 2016, Enzo Pettinelli
Il settore femminile per 9 giornate resta a guardare. Solo l’ A1 gioca il campionato ed è impegnata per 14 giornate, le due serie inferiori A2 e B ,con 5 giornate tutto finisce. Quindi 9 giornate libere che possono essere utilizzate per 9 tornei. La Fitet dovrebbe creare un fondo economico, per incentivare la partecipazione. E creare una condizione di sviluppo. Se anche la serie A femminile giocasse il proprio campionato in 5 giornate, si darebbe l’opportunità anche alle ragazze della A1 di partecipare ai 9 tornei individuali. Così si creerebbe un numero di partecipanti adeguati a tutta l’eccellenza femminile coinvolta nel progetto “Rilancio dell’attività femminile”. Come ho già avuto modo di scrivere , precedentemente, raggruppiamo tutto il settore femminile in 3 categorie :1°, 2° e 3° categoria ( poi facciamo una proposta che dovrà essere valutata) 1° cat 16 giocatrici, 2° cat da 17 fino a 100, dal 101 in poi tutte 3° categoria. Mentre per l’attività regionale, le regioni più vicine tra loro ,a rotazione potranno organizzare l’attività con formule adeguate alle esigenze e al numero di giocatrici. Per realizzare il progetto è fondamentale che venga destinato un fondo economico ai comitati regionali. Perché è dalla periferia che deve partire lo sviluppo. Con meno di 50mila euro si potrebbe dar vita al progetto.

Il ping-pong al femminile è penalizzato

11 gennaio 2016, Enzo Pettinelli
Il mondo femminile del ping-pong è in subbuglio. Con una decina di giornate in un anno l’attività finisce. La Fitet, invece di varare un progetto per sviluppare il settore, le fa giocare nei campionati a squadre minori maschili. È da qualche tempo che le ragazze stanno raccogliendo delle firme, per sollevare la questione alla Fitet. Oggi la situazione è drammatica, le ragazze che si tesserano sono drasticamente diminuite. Quelle che ancora giocano, in un anno , hanno una media di una gara al mese. E un numero di chilometri da far paura. È ora di incentivare il settore per recuperare gli errori e per varare un progetto di sviluppo.

Si sente il bisogno dell'utopia

09 gennaio 2016, Enzo Pettinelli
Gli operatori dello sport devono lasciare cadere “la frusta” delle proprie tensioni. Lasciate che ogni allievo si cibi di quello che ha bisogno. Lasciate che ogni seme, sviluppi l’albero, per il quale la natura l’ha programmato. Creiamo il giardino “dell’utopia”, dove cresce la vita in armonia con se stesso e con la natura. I tecnici debbono avere il sapere. L’albero più alto può crescere ovunque. Se non lo sapete accettare avvelenate il giardino di tutti. Occorre ripensare all’utopia. Per abbandonare muscolosità, arroganza e false culture. Ci vuole umiltà e tempi necessari in modo che il risultato sia la crescita dell’uomo nello sport e nella vita. In pace con se stesso e con il mondo che lo circonda. Abbiamo smarrito la via. Si sente il bisogno dell’utopia. Per riprendere il sogno, e vivere lo sport in pace.

Il paese dei balocchi

30 novembre 2015, Enzo Pettinelli
C’era una volta il campionato a squadre nazionale. Serie A B e C. Era un eccellenza. Televideo e stampa riportavano i risultati. Si era creata l’illusione degli sport importanti calcio pallavolo ecc.. così ci si aspettava di riempire gli spalti. Poi il peso delle quattro ore per un incontro. Un pubblico castigato perché il tifo non può essere spontaneo. Lentamente si imbocca la strada del declino. Invece di andare verso il tennis che è uno sport simile al nostro. Si è continuato a scimmiottare l’attività a squadre. Così il campionato è diventato di A1, A2, B1, B2 e C1 a carattere nazionale. Così si è creato un falso in termini. La B2 equivarrebbe ad un campionato regionale dei tempi quando esisteva A B e C. Con questa operazione si sono illusi i presidenti di società, i giocatori e quello che è peggio la stampa, che non vogliono sapere niente della nostra attività. Guardiamo meglio il tennis e gettiamo le basi per un nostro sviluppo.

Analisi scherma e ping-pong

24 novembre 2015, Enzo Pettinelli
Senza cultura non c’è crescita. Senza ordine c’è confusione. Lo scherma in Italia è uno sport di successo. Le radici storiche di questa disciplina sono organizzazione e ordine. Nasce in caserma e diventa scuola per necessità di sopravvivenza. In seguito si trasferisce in palestra e diventa sport olimpico. L’ordine, la tecnica e la lealtà sono le fondamenta. Il ruolo del maestro, nella caserma, era l’unico riferimento rispettato e protetto dall’organizzazione militare. Questo rispetto e valore culturale oggi si è mantenuto anche nell’organizzazione sportiva. Perché il prestigio passa attraverso i risultati. Uno spadaccino qualunque non si improvvisava maestro, perché ne valeva la sopravvivenza. Nel ping-pong non c’è il rischio di incolumità fisica. Superbia, quattro chiacchiere e così un “soldato” si eleva al ruolo di maestro. In questo caso con leggerezza, si causano ferite psicologiche, deturpando e danneggiando giovani atleti. I”generali”, inconsapevoli restano a guardare. Mentre i fanti senza una preparazione adeguata, si lanciano all’attacco. Verso la collina invisibile delle illusioni. Ricordo Triccoli, maestro di scherma jesino. Occhi vivaci e dolci, portamento elegante, voce posata e romantica, mi diceva : nella mia palestra, il mio ufficio ha la porta sempre aperta. I giovani entrano e a volte usano lo spazio per qualche gioco. Io li guardo e li lascio fare. Queste cose un maestro le deve capire. In una scuola c’è ordine, ma anche incontro senza barriere.

Analisi del tifoso

17 novembre 2015, Enzo Pettinelli
Il ping-pong è uno sport di massa per praticanti. Non riempiono gli spalti per seguire una quadra e un campione e identificarsi inconsciamente per placare le frustrazioni. Lo spettatore di ping-pong, guarda, si esalta. La sua partecipazione è attiva. Non vede l’ora di ritornare a giocare per cercare di ripetere lo stesso gioco. La differenza con il tifoso passivo, è che questo guarda, si identifica, e ha bisogno che la sua squadra vinca. Non importa come, ma vinca per placare le tensioni. E’ come assumere una pillola antidolorifica. Mentre per lo spettatore di ping-pong, la pillola la prende quando gioca. Sente che la vittoria di un campione che ammira, non lo completa, gli piace, ma lui vorrebbe fare le stesse cose. Il suo è un tifo attivo. Non si identifica, si specchia, si ispira e spesso si illude. Col tempo capisce che non può fotocopiarsi, e ritrova la sua dimensione fatta di sogni e speranze. Per costruirsi il proprio percorso di vita e di gioco.

Mare nostrum

10 novembre 2015, Enzo Pettinelli
Non lo sappiamo perché. Abbiamo scelto il ping-pong come nostro sport. E’ un’attrazione consapevole. Forse il bisogno d’avventura, verso l’Eldorado. Intanto si gioca, si sfidano i compagni d’avventura. Si fanno allenamenti, provando e riprovando, istintivamente colpi impossibili, cercando di affrettare i tempi. E’ come salire sopra ad una zattera, e lasciare l’isola dove sei nato, per cercare l’isola dei sogni e della felicità. Così si prende il largo e si inizia la navigazione. Con il mare calmo inizia il sogno. Poi arriva la prima tempesta. Le onde oppongono resistenza. Si perde il controllo della zattera. Così fra paura e delusione il nostro navigatore si ritrova nell’isola di partenza. Dopo altri tentativi, si rende conto che per realizzare il suo sogno la zattera non è sufficiente. Ci vogliono anni per capire che ti devi costruire una barca, tua e unica. Poi diventare un capitano esperto. Per solcare quel mare, unico e sconosciuto, che vive dentro di noi. Che solo tu puoi navigare.

Ping-Pong e l'autoanalisi

03 novembre 2015, Enzo Pettinelli
Il ping-pong è uno sport che racchiude molte discipline, la musica e il ritmo. La velocità che libera l’istinto nell’azione. La pausa, che può liberare reazioni emotive o riflessioni costruttive. Il gioco può essere d’attacco. Oppure una pura reazione aggressiva dove la pallina viene colpita con forza, forse con il timore che questa possa tornare indietro. In questo caso il giocatore teme il confronto. E’ come quando due persone discutono, e uno alza la voce, per non far parlare l’altro. In questo caso la psicologia ci aiuta a capire meglio questo sport. Facendo un altro esempio: il gioco pur essendo d’attacco con aggressività moderata. In questo caso il giocatore ha un comportamento riflessivo. Ma nel ping-pong non c’è tempo per organizzare l’azione. Un equilibrio equidistante, fra l’istintività e riflessione, credo che sia la condizione migliore. Una partita per essere giocata con equilibrio, occorre che il giocatore svolga tutti i ruoli dei giocatori di una squadra di calcio, pallacanestro, pallavolo ecc… Se alcuni giocatori non partecipano all’azione, la squadra perde l’efficacia. Così è nel ping-pong, se un giocatore non sa organizzare l’azione per tirare a punto, si perde e si confonde anche se è bravo nel colpo decisivo. Quindi nel gioco molto spesso l’emotività prende il sopravvento. Desiderio di emergere. Necessità di compensare frustrazioni. Bisogno della vittoria o distruggere l’avversario. Oppure incapacità di lottare. O perdita del rapporto con il proprio corpo. Oppure esaltazione e lucidità in sintonia con l’istinto e la ragione. O il terrore della sconfitta. Un giocatore in base al suo gioco può ricavare una sua analisi psicologica. Per capire il dramma della vita, fra il voler essere e il poter essere.

Lucidità apparente e l'errore

27 ottobre 2015, Enzo Pettinelli
Il ping-pong, per sua natura, è uno sport dolce e graduale. Il fisico partecipa in sintonia con la destrezza. Con l’apprendimento tecnico il fisico gradatamente aumenta l’impegno. Le brevi interruzioni, dopo l’errore di gioco, mantengono il fisico attivo, come una passeggiata a passo sostenuto. Quando si acquisisce la destrezza, si aumenta l’impegno muscolare. Ma le interruzioni, favoriscono il recupero. Poiché il ping-pong è uno sport prevalentemente guidato dalla mente, quando il fisico sarà più impegnato, si perderà la lucidità dell’azione. Questo avviene senza che il giocatore lo avverta. In questo caso, la destrezza perderà ritmo e sensibilità. Così senza essere affaticato, il giocatore incorrerà nell’errore. Questa condizione possiamo chiamarla: “lucidità apparente”, che garantisce un ‘ attività dolce e graduale. Ci piacerebbe sapere perché nel nostro sport a 8 anni occorre una vista medica per agonisti.

Rilanciamo i tornei con premi veri

20 ottobre 2015, Enzo Pettinelli
Alla fine degli anni 60 il consiglio del Gitet (allora eravamo gruppo italiano tennistavolo) decide di annullare l’attività internazionale. Con i soldi risparmiati, si offriva gratuitamente vitto e alloggio per i partecipanti qualificati dalle regionali. Se non ricordo male, allora il bilancio si aggirava sui 5 milioni di lire. Oggi il bilancio della Fitet rapportato in lire è di 8 miliardi. Risparmiare 6 o 7 % sull’attività internazionale e dare dei premi per i tornei di prima categoria, mi sembra giusto. Creare un incentivo per i migliori. Stimolare tutti quelli che vogliono migliorare . Compreso i giovani, che crescendo sanno che non giocheranno più per la solita coppa. Basterebbe questo per portare un primo cambiamento. Nelle gare maschili di prima categoria, i migliori 4 o 5 non partecipano. Nel femminile la gara addirittura è deserta. Poi si passerà ad incentivare tutte le altre gare di categoria. Non è possibile che dal dopoguerra la Fitet, continui a premiare con le solite coppe. Le madri e le mogli, sono stanche di spolverare tutti i giorni le decine di coppe. Ad ogni coppa che arriva a casa non sanno se ridere o piangere. Qualcuno si deve svegliare.

La bisnonna ha deciso di non giocare

12 ottobre 2015, Enzo Pettinelli
Il campionato a squadre è partito. L’impegno sarà di 14 giornate, 7 di andata e 7 di ritorno. Solo in alcune eccezioni si gioca il sabato pomeriggio. Il vivaio, che è composto da giovani dai 10 ai 13 anni circa, resta a guardare. Eppure le 14 domeniche sono libere. Questi giovani potranno partecipare solo a 3 o 4 tornei regionali in un anno. Questo avverrà quando il campionato a squadre si ferma, perché anche questi parteciperanno ai torne...i regionali. Così i giocatori più grandi di età, in un anno giocheranno circa una ventina di gare, mentre i giovani principianti 3 o 4 volte l’anno. Ora non venite a raccontarmi che anche questi bambini possono giocare il campionato a squadre. Dove si iscrivono già giocatori di tutte le età, per la mancanza di numeri sufficienti per formare i gironi. Naturalmente parliamo a livello regionale. Così questi bambini si trovano a giocare contro il padre, lo zio e il nonno. E siccome partecipano anche le donne, potrebbero giocare contro la zia, la madre e la nonna. Per fortuna che la bisnonna ha deciso di guardare.

Settore tecnico senza cuore

09 ottobre 2015, Enzo Pettinelli
Domani partiranno i campionati a squadre delle illusioni, dalla serie A alle serie regionali. I giovani dai 10 ai 18 anni, se vogliono giocare, sono costretti a formare una squadra. Altrimenti per loro sono previste 5 o 6 gare l’anno. Così questi giovani vengono gettati nell’attività degli adulti. Questo viene sopportato, perché nel ping-pong non c’è il contatto fisico, ma a livello psicologico è ancora più dannoso, perché le ferite non sono corporee, e quindi, non valutabili. E’ una storia che si ripete da anni. I dirigenti si illudono di gestire un campionato come il calcio, pallacanestro, pallavolo ecc.. Però i giovani vogliono giocare fra di loro, come è nella loro natura. Organizzazione tecnica senza cuore, che spera in qualche risultato per giustificare il proprio lavoro. Dando l’impressione di aver rimosso la propria coscienza.

Contromano

05 ottobre 2015, Enzo Pettinelli
Gli europei di tennistavolo, sono volati troppo alti per gli italiani. L’onda lunga delle scelte tecniche sbagliate, fatte nel passato, incombono su di noi. Le capacità individuali, tipiche degli italiani, vengono osteggiate. Eppure l’economia delle piccole imprese, dovrebbe essere d’esempio. Un potere oligarchico senza fantasia, ha fallito. Perché insistere. Ora occorre ritrovare la vera identità. Il futuro dovrà passare attraverso l’iniziativa libera delle società. La Fitet dovrà garantire l’autonomia e la protezione di chi crea e produce. E non usando i giocatori per spingerli precocemente verso le illusioni. Questo vale anche per alcune società che raccolgono prodotti altrui, e bruciano la speranza dei giovani. Occorre un grande cambiamento. Non serve lottare per sostituire le persone. Occorre cambiare la cultura. Una cultura comprensibile e condivisibile. Non fatta di slogan ,ma che ha come titolo “programma”.

L'allenatore e l'archeologo

28 settembre 2015, Enzo Pettinelli
L’allenatore è un po’ come un archeologo. Il suo lavoro è di far emergere ciò che esiste. Ricomporre e far rivivere l’identità dell’atleta. L’educazione può avere dato un ordine. Ma può aver creato confusione. L’allenatore, che opera in palestra, non ha un compito facile. Mentre i dirigenti pensano solo a vincere.

La FITeT verso la Luna

24 settembre 2015, Enzo Pettinelli
Con la fine dell’estate i giocatori della Fitet hanno iniziato gli allenamenti. Si è calcolato che in un giorno, sommando il percorso di tutte le palline si è coperta la distanza fra la terra e la luna. Mentre i giocatori cinesi hanno raggiunto il sole. Se la pallina si fosse mossa alla velocità della luce, gli italiani si sarebbero allenati poco più di un secondo, mentre i cinesi oltre gli 8 minuti. Forza ragazzi ne abbiamo di strada da fare.

Il gambero rosso e il campionato a squadre

15 settembre 2015, Enzo Pettinelli
Il campionato prevede come titolari tre giocatori e una o due riserve. Siccome le prestazioni sono di singolo, il resto della squadra a turno resta a guardare. E’ naturale che i tre giocatori titolari, vorrebbero ottenere una prestazione migliore dei compagni. Questo crea una invisibile tensione emotiva fra i componenti nella stessa squadra. L’equilibrio emotivo è raro. Soprattutto se la formazione è giovane. Trascinare un campionato troppo lungo , non favorisce la coesione. Il campionato così giocato come viene giocato oggi è più adatto per giocatori oltre i quaranta anni, che si ritrovano assieme, per giocare e chiudere la giornata al ristorante. Momento ricreativo e distensivo dove i partecipanti trovano finalmente pacifica e allegra amicizia. Utile per passare un po’ di tempo lontano dai problemi giornalieri. E’ certo più edificante di chi passa queste ore al bar. Ma lo scopo ricreativo e umano non cambia. Per questa fascia di giocatori andrebbe studiato un campionato, adatto senza trascurare una guida Gambero Rosso o Michelin. Mentre per giocatori giovani occorre snellire e dare spazio all’attività individuale. Se vogliamo sviluppare il settore giovanile. Non me ne volete, se mi sono concesso un po’ di ironia.

Continua la proposta per la rinascita

11 settembre 2015, Enzo Pettinelli
Dopo l’analisi sul campionato a squadre di serie A, propongo la mia soluzione. Premetto che non c’è più niente di nuovo. Il campionato di serie A e B femminile l’ha già adottato. Non per ragioni rivoluzionarie, ma perché il fallimento è arrivato prima. In Inghilterra la formula viene adottata da anni per tutti i campionati. Prendiamo la serie A maschile. Quattro concentramenti. Due per l’andata, due per il ritorno. Ogni concentramento si giocherà il sabato e la domenica. Saranno impegnate contemporaneamente 8 squadre e 48 giocatori, fra i migliori italiani e stranieri, in circolazione in Italia. La manifestazione, risulterà densa di spettacolo e di emotività. Le gare potranno anche attirare pubblico e avranno anche la funzione promozionale. L’atmosfera di festa e di suspance, potrà favorire e avvicinare gli sponsor. I risparmi economici sono evidenti. L’esperienza per la crescita dei giocatori non sarà più frammentata. Le 10 date del calendario che si risparmiano , potranno essere utilizzate per organizzare tornei. Riconsegnando a tutti i giocatori emergenti il loro sogno. Togliendoli dal purgatorio, perché senza peccato. E aprendo anche per loro la porta del paradiso.

Proposte per la rinascita

04 settembre 2015, Enzo Pettinelli
Con la nuova stagione agonistica, riprendiamo a fare proposte per la rinascita del tennistavolo. Nel nostro sport l’attività individuale è insostituibile.

ANALISI
Attualmente i giocatori di vertice giocano 14 incontri di campionato e 6 tornei nazionali individuali. Nel campionato di serie A maschile le squadre iscritte per l’anno 2015/16 sono 8: Torino 2 squadre, Carrara, Roma, Norbello, Mugnano, Castelgoffredo e Cagliari. Prendiamo Roma che si trova al centro. Questa dovrà percorrere circa 3400 km e un giocatore alla fine del campionato non giocherà più di 28 partite in sette mesi. Un giocatore di serie A facendo la media su sette mesi gioca una partita alla settimana con una durata di 20 minuti circa. E l’atleta avrà percorso circa 250 km. Ma se la media la valutiamo solo sulle trasferte, per 20 minuti di gioco si farà circa 500 km. Se valutiamo un costo per il campionato di 50mila euro, una partita costerà una media di 700 euro. Complessivamente l’attività a squadre è antieconomica sia nel gioco che nei costi.

UN PO’ D’IRONIA
Qualcuno sta in paradiso. I giocatori della nazionale, non perderanno mai il posto in azzurro. Fra raduni e gare internazionali non hanno un giorno libero. Giocano in continuazione. Mentre i giocatori di classifica subito sotto non giocano mai o quasi. Questi si trovano nel limbo. La nazionale nel paradiso.

La sindrome di Stoccolma

20 luglio 2015, Enzo Pettinelli
Il ping-pong è un attività culturale. L’allenatore spesso allena facendo fare un lavoro faticoso e duro. In questo caso la mente si spegne. L’allievo soffre e scatta l’ istinto di sopravvivenza. Cade nella sindrome di Stoccolma. E si trasforma in un prigioniero. Il ping-pong ma anche tutti gli sport deve rendere gli uomini liberi. La libertà sviluppa il pensiero. Ho visto allenatori ricchi di sentimento, che creano ambiente e ottengono risultati anche sorprendenti. Invece altri allenatori, come sergenti di ferro, impoveriscono l’ambiente e portano all’abbandono. Dobbiamo rifondare il pensiero e pubblicare come deve essere una scuola. Significa conoscenza, capacità di esprimerla e confrontarsi senza timore. Il pensiero privato che non ha il coraggio di diventare pubblico è il pensiero delle tensioni. Quando si vive la sindrome di Stoccolma, il giocatore si innamora dell’allenatore. Questo trova il cancello aperto, scappa e non torna più. Succede in tutti gli ambienti educativi.

La rivista come un vecchio amico

13 luglio 2015, Enzo Pettinelli
Si sente il bisogno di una rivista di sport e sentimento. Sarebbe bello e stimolante se sotto l’ombrellone si potesse leggere di ping-pong. Si sente il bisogno di una rivista stampata da tenere in mano. E trovare le risposte alle tue domande. Capire e riflettere perché gli altri fanno bene il topspin e noi no. Capire come rispondere a certi servizi. Capire perché negli allenamenti ti diverti, mentre nelle gare soffri. Perché in gara sei confuso e il tavolo diventa evanescente invece le facce che ti guardano sono chiare e impietose. Capire perché la pallina che stai schiacciando va a rallentatore, mentre a te manca il tempo e ti senti soffocato. Perché a volte ti ritrovi la pallina all’improvviso sul tuo campo senza averla vista partire. Capire perché quando ti fanno uno spigolo, fai una smorfia da mostrare a tutti, mentre dentro sei sollevato, perché hai l’argomento per giustificare l’inevitabile sconfitta. Capire perché dopo una sconfitta dai la mano all’ avversario, come se fosse un portatore sano di chi sa quale virus. Mentre per chi guarda il virus te lo leggono in faccia. Si sente il bisogno di una rivista fatta di tecnica e di sentimento, Che la tieni nella borsa e quando meno te lo aspetti la ritrovi, come un vecchio amico. E non ti fa sentire solo.

C'era una volta l'allenatore

26 giugno 2015, Enzo Pettinelli
Alle origini del nostro sport si era creata una divisione fra i giocatori. Una parte giocava e si esprimeva prevalentemente d’istinto. Una seconda giocava ma contemporaneamente si poneva riflessioni sulla tecnica di gioco. Così si erano creati due ruoli distinti tra giocatori e allenatori. Durante le gare gli allenatori, osservavano, studiavano, provavano poi il gioco su di loro e lo trasmettevano ai giocatori che seguivano volentieri i suggerimenti e si confrontavano. Erano tempi che giocatori e allenatori erano impegnati per diletto e per vocazione nel rispetto dei propri ruoli. Nelle competizioni, i migliori giocatori venivano seguiti dal pubblico con grande attenzione e rispetto dei loro allenatori. Oggi gli allenatori, sono spesso giocatori che hanno imbroccato la via del tramonto. Con la speranza di trovare una nuova alba.

Tempo di vacanze e riflessioni

06 luglio 2015, Enzo Pettinelli
Se vi capita di giocare a ping-pong, non tirate fuori la vostra racchetta da più di 100€, prendete la racchetta che vi fornisce il vostro bagnino o il custode e giocate. Vi accorgerete che tutto quello che avete imparato non vi serve a niente. Spesso capita nella vita. Poi giocate e capite che quello che avete imparato, in questo caso è anche dannoso. Anche questo capita nella vita. Giocate per il puro divertimento. Forse l’avete dimenticato. Così facendo, per giocare dovete riflettere e pensare in modo diverso. Anche questo capita nella vita. Quando tornerete dalle vacanze potremo fare una chiacchierata. Buone vacanze a tutti.

L'ironia

16 giugno 2015, Enzo Pettinelli
Ricordo che nel passato un presidente, caduto dal trono, si era presentato a girovagare, fra i tavoli di un torneo. L’atteggiamento, fra arroganza e imbarazzo. Si notava isolamento e anacronismo. Mi sono avvicinato come ci si avvicina a un curioso e sprovveduto. Trattandolo come uno sconosciuto, gli ho spiegato come funzionava lo sport del tennistavolo e a cosa servono i tavoli da gioco. Naturalmente non ha apprezzato l’ironia. E si è allontanato borbottando. Io volevo fargli capire che quando si sale al potere, si dimentica il passato. Il mio voleva essere, con ironia, una riflessione su quanto la superbia può essere dannosa. Con mia meraviglia il malcapitato è andato a raccontare l’accaduto un po’ a tutti i presenti. La conseguenza è stata che queste persone, si sono divertite, e sono venute da me per raccontarmi la scena. E’ proprio vero, quando si perde il potere, se non c’è umiltà, si perde tutto.

Lo sport come cinghia di trasmissione della vita

11 giugno 2015, Enzo Pettinelli
La società sportiva è la famiglia allargata per ogni persona che ne fa parte. In questo luogo il giovane cresce e si prepara per entrare nel mondo reale. Questo è lo scopo principale. Rispetto dei ruoli, apprendimento, correttezza, studio della disciplina, impegno ecc…In questo luogo si vive un po’ la vita che vivevano le generazioni passate nei villaggi o nelle comunità contadine. Un bambino che entra nel club fa una nuova esperienza. Ma se all’interno ritrova genitori o parenti, l’esperienza è castrante per i figli e per gli altri ragazzi, ma anche per i genitori presenti e assenti. Nel mondo della scuola questi impicci sono vietati per legge. Quando il giovane entrerà nel mondo reale, non avrà fatto quell’esperienza indipendente che è come una cinghia di trasmissione fra la famiglia e il suo futuro. Questo vale quando entrerà nel mondo del lavoro, ma indispensabile anche per la sua realizzazione sportiva. Dal libro "Verso l’ignoto".

Aspettiamo per capire il talento

08 giugno 2015, Enzo Pettinelli
Dirigenti senza talento, ma superbi. Durante il mio percorso di allenatore, un giovane allievo mi ha detto : non mi insegnare più niente, perché mi diverto così come so giocare. Dopo qualche anno , mentre insegnavo un colpo nuovo ad un juniores, impegnato in squadra per la promozione, mi dice : non voglio fare questo colpo nuovo. Io gli spiego che con la promozione doveva incontrare giocatori più bravi. Con superbia mi risponde, che avrebbe vinto ugualmente. Un bravo giocatore, apprende per tutta la sua carriera. Questo esempio ci fa capire le diversità del comportamento umano. Quando parliamo di dirigenti, anche questi possono avere dei limiti, senza talento e superbi.

Mettiamoci nei panni dei giocatori

01 giugno 2015, Enzo Pettinelli
Quando si organizza un evento, per esempio i campionati di 5 categoria, gli organizzatori devono mettersi nei panni degli atleti partecipanti. Quindi bisogna scegliere un luogo facilmente raggiungibile. Bassi costi di soggiorno per i partecipanti. Impianto gara adeguato al clima. Numero tavoli in base ai partecipanti. Valutare la data che non coincida con impegni scolastici, esami, ricorrenze religiose, eventuali elezioni politiche, ecc.. Tutto questo può essere completato con altre riflessioni. Lo sport deve essere al servizio dell’uomo. Chi decide l’evento si deve mettere nei panni dei giocatori.

Obiettivo Nobel

28 maggio 2015, Enzo Pettinelli
Nei prossimi campionati italiani un terzo dei giovani dai 13 ai 18 anni non potrà partecipare perché impegnati negli esami scolastici. Se aggiungiamo, quelli che dovranno frequentare i corsi di recupero, la percentuale aumenta. Sarà stato un calcolo per distrarre i giovani dallo sport e per favorire un maggior impegno allo studio? In questo caso mi sembra una decisione lodevole. Anche perché in seguito questi giovani potrebbero puntare al Nobel.

Mettiamo le ali al ping-pong

07 maggio 2015, Enzo Pettinelli
Sono molte le società che non hanno impianti adeguati all’attività che svolgono. Se pensiamo ad un probabile sviluppo le difficoltà si moltiplicano. In questo caso occorre dare un immagine al nostro sport. Faccio una proposta: prendiamo i primi 10-12 giocatori migliori. Organizziamo un giro d’Italia. Prendiamo 10 città . Organizziamo un evento in ogni città. Stiliamo una classifica dopo ogni gara. Poi si cambia città e così di seguito. Fino alla tappa finale. Coinvolgiamo stampa e TV. Diamo dei premi di prestigio per dar valore all’iniziativa. La pubblicità, che ne deriva, andrà in beneficio a tutto il movimento.

Fuga da Nerone

03 maggio 2015, Enzo Pettinelli
E’ ora di pensare ad un centro studi per il nostro sport. E’ ora di mettere le basi per capire come deve giocare un italiano a ping-pong. Ogni anno assistiamo alle gare dei campionati italiani giovanili. Nel panorama, emergono sempre dei giovani talenti. Con il passare del tempo molti si perdono. Chi resiste sceglie di andare all’estero. E’ una storia vecchia, se non sbaglio il primo è stato Montemagno. Che è andato in Germania a giocare la terza divisione. Dopo qualche anno tutto è finito. La storia è continuata e continua ancora. Siamo senza una struttura tecnica. Manca lo studio scientifico. E’ come se la Ferrari non avesse un ufficio tecnico e dei progettisti. Ci sono alcuni incaricati. Non conosciamo il loro pensiero tecnico. Non conosciamo a cosa stanno pensando. Pescano dalle società i migliori giovani,li bruciano e poi li sostituiscono con altri giovani. Sembra la politica di Nerone. Poi chi resiste và all’estero. Per la Fitet è un fallimento, per i giocatori è un umiliazione. Se si mandano in Germania, devono essere pronti per giocare nella prima divisione. Altrimenti è inutile. E’ un ‘ammissione del fallimento.

Non espropriamo gli allenatori di passione

24 aprile 2015, Enzo Pettinelli
Si trovano sempre allenatori di passione e di talento. Come fra i giocatori. Facciamo un progetto comune che li coinvolge entrambi. Gli allenatori di passione rappresentano la radice in ogni disciplina. Se hanno un giocatore che viene convocato in nazionale, facciano in modo, che anche l’allenatore venga aggiunto alla comitiva. La convocazione di un giocatore non deve essere un esproprio. Ma deve essere un riconoscimento di entrambi. Il talento da allenatore non deve essere confuso con il talento del giocatore. Il primo produce, il secondo esprime. Questa collaborazione non può essere spezzata. L’allenatore vero è un maestro. Lo riconosci subito, quando entri in una palestra, allena i giovani, è sereno in viso, non si arrabbia mai. Allena con pazienza e passione, perché sente che nel suo lavoro non si può avere fretta. Non espropriate il suo lavoro con gli arrivisti e i frettolosi di professione. Altrimenti il nostro sport non si eleva, convochiamoli e facciamoli crescere, per il bene di tutti.

Non è nello slogan la qualità del progetto

20 aprile 2015, Enzo Pettinelli
Per il campionato a squadre impegniamo 14 giornate. Sempre di sabato. Mentre la domenica rimane libera. Perché non organizziamo 14 tornei per i principianti. Le società sono prive di vivaio perché la federazione non ha previsto un attività adeguata. Per inserirli nel campionato regionale, occorre come minimo un paio d’anni. Se li facciamo partecipare alle poche gare che hanno di qualificazione regionale per i campionati italiani, costringiamo i ragazzi ad una selezione selvaggia. Conseguenza: abbandoni precoci e cocenti delusioni. Se poi ci impegniamo a farli crescere, li iscriviamo anche nelle gare di categoria, così se non hanno smesso prima, ci pensa Attila. Facciamo un progetto serio. Chiamiamolo come volete. Non è mai lo slogan che fa la qualità di un progetto.

I nomadi del ping-pong

14 aprile 2015, Enzo Pettinelli
Se volete giocare a tennis, andate in un circolo, e vi rendete conto che ci sono dei campi da gioco. La stessa cosa se volete giocare a pallavolo o a pallacanestro, nella palestra, trovate disegnate a terra le righe. Anche se volete giocare a bocce, troverete dei campi ben piantati a terra. Tutti hanno un territorio, costruito e pensato per questi sport. Solo se giocate a ping-pong, non ci sono territori progettati e costruiti per la nostra disciplina. Noi abbiamo dei locali presi in prestito temporaneamente. Siamo un popolo senza territorio. Senza territorio vuol dire che siamo dei nomadi. Un giorno occupi uno spazio, poi devi fare le tende e devi lasciare. Siamo sempre in esodo, alla ricerca di uno spazio tutto nostro. In Italia siamo i Rom fra le discipline sportive. Se pensiamo che negli anni 80 abbiamo investito a Fiuggi e a Terni tante risorse economiche, con cui potevano costruire almeno un centro anche per ogni regione più piccola. Se l’avessero fatto saremo oggi un popolo con un proprio territorio. Solo così si riconosce una nazione. Invece siamo dei nomadi.

Senza crescita non c'è vita

10 aprile 2015, Enzo Pettinelli
E’ tempo di analisi e di consuntivo. L’attività regionale è migliorata. Con più attività nelle regioni, le società risparmiano denaro, e i giovani giocano di più. Lasciamo l’attività nazionale, solo per i giovani più preparati e maturi. La formula europea, che non prevede l’eliminazione diretta, è eccellente, se si danno più date ai comitati regionali, potrebbe essere adottata anche nelle gare delle regioni. Adottiamo la sesta categoria, dove sono ammesse solo gomme lisce e puntini corti. Questa dovrà essere la categoria d’ingresso dei nuovi giocatori. In Italia ci sono più di 2 milioni di praticanti. Che aspettano da anni la nostra accoglienza. Applichiamo la stessa regola per i campionati a squadre, la categoria più bassa, consideriamola anche questa d’ingresso. Quindi gomme lisce e puntini corti. Il nostro sport è al secondo posto, come numero di tesserati, fra gli sport olimpici. In Italia non possiamo rimanere con 10mila giocatori. Questo potrebbe essere l’obiettivo della Lombardia e regioni simili.

Gradualità e armonia

17 marzo 2015, Enzo Pettinelli
Il riflesso condizionato, guida le nostre azioni, a livello istintivo. Questa attitudine una volta assimilata, andrà a condizionare il comportamento della nostra vita. Nel ping-pong, se si incomincia con il gioco classico, le reazioni primarie saranno guidate da ciò che si è appreso. In seguito per prepararsi a giocare contro giochi atipici, l’atleta dovrà allenare il riflesso condizionato secondario, che per natura è più debole di quello primario. Pertanto l’utilizzo del riflesso secondario dovrà essere vigile per pilotare il gesto contro il gioco atipico. Questo atteggiamento comporta una repressione dei propri colpi e la rinuncia dell’istintività. La conseguenza è una sofferenza emotiva. Per questa ragione un giovane dovrà avere un percorso didattico graduale. Il testo “ Verso l’ignoto” credo che potrà essere d’aiuto per fare maggiori riflessioni.

Usciamo dalla palude

09 marzo 2015, Enzo Pettinelli
Propongo una prima soluzione. Organizziamo più gare giovanili nelle regioni. Facciamo le gare come sono state fatte a livello nazionale. Dove si continua a giocare fino al termine, anche per chi perde sempre. Questa formula in Europa funziona bene da molti anni. Creiamo una sesta categoria dedicata ai giovani e ai principianti dove le gomme antitop sono vietate. Lasciamo ai comitati regionali la facoltà di applicare il regolamento in base alla propria realtà, per favorire lo sviluppo giovanile. Promuoviamo i giocatori con gomme antitop alla categoria superiore in attesa che i principianti diventino più esperti. Però con controlli seri. Pensiamo alla rinascita del nostro sport, attraverso soluzioni ragionevoli. E mi ripeto: nel rispetto delle realtà territoriali.

La gomma di Attila e le lacrime dei bambini

28 febbraio 2015, Enzo Pettinelli
Nei primi anni 80 la Fitet decise che le gare di terza categoria non si giocassero più al meglio dei 3 set su 5 ai 21, ma 2 su 3. In questo periodo l’antitop era già diffusa e poco dopo compariranno le gomme con i puntini lunghi. Così con il timore delle gomme e per le difficoltà di giocarci contro, il primo set, il giovane perdeva facendo pochi punti. Con la confusione e tanta paura, giocava il secondo set, che era l’ultimo. Si ricorda che in questi tempi non c’erano i gironcini. Quindi subito eliminazione diretta. I giovani rimanevano impantanati in questa categoria che rappresentava la porta d’ingresso per salire nei seconda e poi negli assoluti. Per conseguenza e per imitazione, alcuni giovani iniziarono ad usare queste gomme e così l’inquinamento tecnico invaderà anche la base del nostro futuro. A peggiorare le cose ci sarà anche un'altra decisione. La Fitet diminuirà drasticamente il numero degli arbitri ufficiali favorendo in questo caos l’alterazione delle gomme con processi chimici e termici. Il potere di Roma sembra occupato da Attila mentre le onde barbariche invadono l’Italia distruggendo cultura e civiltà. Pensiamo a riparare..

Lo sport è al servizio dell'uomo

02 febbraio 2015, Enzo Pettinelli
Una palestra, un campo da gioco, una pista, una piscina, ecc., sono luoghi per il confronto e la crescita morale e fisica dell’atleta. Questi luoghi, però, possono essere solari o tenebrosi. Questo dipende dal gruppo che lo gestisce. I dirigenti non sono sopra le parti, comprese le federazioni.

La FITeT verso la Luna

19 gennaio 2015, Enzo Pettinelli
Con la fine dell’estate i giocatori della Fitet hanno iniziato gli allenamenti. Si è calcolato che in un giorno, sommando il percorso di tutte le palline si è coperta la distanza fra la terra e la luna. Mentre i giocatori cinesi hanno raggiunto il sole. Se la pallina si fosse mossa alla velocità della luce, gli italiani si sarebbero allenati poco più di un secondo, mentre i cinesi oltre gli 8 minuti. Forza ragazzi ne abbiamo di strada da fare.

Il gambero rosso e il campionato a squadre

15 settembre 2015, Enzo Pettinelli
Il campionato prevede come titolari tre giocatori e una o due riserve. Siccome le prestazioni sono di singolo, il resto della squadra a turno resta a guardare. E’ naturale che i tre giocatori titolari, vorrebbero ottenere una prestazione migliore dei compagni. Questo crea una invisibile tensione emotiva fra i componenti nella stessa squadra. L’equilibrio emotivo è raro. Soprattutto se la formazione è giovane. Trascinare un campionato troppo lungo , non favorisce la coesione. Il campionato così giocato come viene giocato oggi è più adatto per giocatori oltre i quaranta anni, che si ritrovano assieme, per giocare e chiudere la giornata al ristorante. Momento ricreativo e distensivo dove i partecipanti trovano finalmente pacifica e allegra amicizia. Utile per passare un po’ di tempo lontano dai problemi giornalieri. E’ certo più edificante di chi passa queste ore al bar. Ma lo scopo ricreativo e umano non cambia. Per questa fascia di giocatori andrebbe studiato un campionato, adatto senza trascurare una guida Gambero Rosso o Michelin. Mentre per giocatori giovani occorre snellire e dare spazio all’attività individuale. Se vogliamo sviluppare il settore giovanile. Non me ne volete, se mi sono concesso un po’ di ironia.

Aiutiamo la crescita

08 gennaio 2015, Enzo Pettinelli
La stagione agonistica di quest’anno si è aperta con la presenza dei tornei di 5^ categoria. E dopo qualche mese è possibile fare un primo bilancio. Per le regioni c’è stata una maggiore disponibilità di date e quindi di gare. La 5^ cat. ha permesso di far giocare con equilibrio giocatori che precedentemente sarebbero stati gettati nella 4^ cat. con una selezione selvaggia. Invece, diminuendo il livello, è stato possibile accogliere più tesserati facendoli giocare con divertimento. Nell’attività federale la partecipazione è stata più selezionata e riducendosi il numero si è data la possibilità di giocare maggiormente anche a chi non entra nel tabellone principale. Qualcosa di simile è accaduto per i tornei giovanili con una maggiore offerta di gare che permette di scegliere quella più idonea. La federazione quindi è andata nella direzione auspicata da molti, anche da noi nella “Rinascita del tennistavolo”. Ora occorre fare un ulteriore passo in avanti dando incentivi economici (rimborsi) ai giovani che nei tornei nazionali (giovanili ma anche 5^ cat) raggiungono una certa posizione del tabellone. In questo modo si riconosce il merito nel settore giovanile. I fondi necessari potrebbero essere quelli spesi oggi per il Progetto Giovani che oggi non persegue né la quantità né la qualità.

I sette re di Roma

01 settembre 2014, Enzo Pettinelli
Il primo è stato Dragotto che proveniva dalla cultura del CSI. Il primo provvedimento fu di azzerare l'attività internazionale e, con i risparmi, organizzare i Campionati Italiani ospitando gratuitamente gli atleti, tutti classificati dalla fase regionale. Il secondo, Sineri, era un appassionato di pallavolo. Persona docile a cui non piaceva il tennistavolo. Durante di incontri internazionali era facile vederlo stoicamente assopito come un angioletto. Il terzo, Penna, era un romano rampante. Ha riportato gli Internazionali in Italia ed ha organizzato per la prima volta Europa-Asia con il risultato di far diventare l'Italia la prima colonia pongistica cinese. Il quarto, Sagrestani, era Vice di Penna e Presidente degli arbitri. Ci sarà la svolta per una scuola italiana. I migliori giocatori saranno sostenuti con una borsa di studio in denaro e ci saranno anche premi, sempre in denaro per le gare nazionali. Il quinto è stato Bosi, il condottiero di tante vittorie come giocatore. Si pensava Cesare, ma invece di conquistare la Gallia ha tolto dalle gare gli arbitri pagati dalla FITeT e annullato gli incentivi ai giocatori. Il sesto è Sciannimanico (giorni nostri). La storia fin qui è conosciuta, il resto sarà disvelato poco a poco. Chi sarà il settimo? Un emulo di Nerone? Non costruite le palestre di legno, Nerone ne va pazzo!

Caino e Abele

03 luglio 2014, Enzo Pettinelli
Quando si è giovani il campionato a squadre non è la migliore attività. In un periodo evolutivo nel quale si cerca la propria dimensione, la rivalità e gelosia anche tra compagni è molto accesa. Il timore di essere sostituito in squadra è molto forte e si finisce per fare inconsciamente tifo contro i propri compagni bravi con la speranza di dividere la responsabilità della sconfitta. Con il passare degli anni ed il raggiungimento della maturità è frequente imbattersi in confessioni inaspettate. Basterebbe questo per evitare che i giovani siano fortemente impegnati nell’attività a squadre ed il baricentro si spostasse verso l’attività individuale. Per i quarantenni il discorso è diverso. Ci sono altre motivazioni, la rivalità è con gli avversari, il campionato è un momento di svago ed evasione, l’occasione di divertirsi, stare insieme e chiudere con una pizza una piacevole giornata. Vincere è importante ma lo è ancor di più divertirsi insieme.

Femmine contro maschi

11 febbraio 2014, Enzo Pettinelli
Non si tratta del titolo di un film ma di quello che avviene nei campionati a squadre nei quali sono introdotti vincoli restrittivi rispetto alla stagione 2012/13. L’apertura dei campionati maschili alle femmine non deriva da una questione tecnica ma da un motivo contingente: le donne sono poche e giocano molto meno degli uomini. Anziché fare una politica di incentivazione del settore femminile si prende la scorciatoia di farle giocare con gli uomini per poi mettere limitazioni progressive man mano che sono toccati interessi singoli. In Europa esiste un precedente illustre, di tipo funzionale però. L’olandese Vriesekoop venne ammessa nella massima divisione maschile e vinse poi due titoli europei a distanza di dieci anni. In Italia le cose riguardano invece i campionati minori…. Avere una ragazza in società è difficile, due ancor di più, figurarsi tre. Eppure il campionato a squadre è 3 contro 3 con formula ridotta (una follia) costringendo di fatto le ragazze ad abbandonare il club originario oppure non giocare. Già, quante gare hanno a disposizione le ragazze? E quanto costa? Ci si può permettere una influenza? Per il settore femminile dunque occorrerebbe ripensare completamente l’attività alla luce di una scelta tecnica e di diffusione. Se il termine ”crisi” evoca una repentinità, nel caso del settore femminile si tratta di un declino lento ed inarrestabile che negli anni ha visto diventare sempre più insignificante la presenza femminile non solo in termini assoluti ma anche rispetto al settore maschile. In circa trent’anni il rapporto tra maschi e femmine si è quasi raddoppiato e non certo perché gli uomini siano aumentati. C’è un termine diverso da “fallimento” per fotografare questa realtà?

Giocare di più

26 settembre 2013, Enzo Pettinelli
Giocare di più vuol dire più tesserati. Anni fa una società poteva avere solo una squadra nei campionati nazionali. Se partecipava alla serie D regionale e si qualificava per la C doveva scegliere se rinunciare oppure costituire un nuovo club. Alcune società, le più forti ed organizzate, avevano una seconda società ma in genere non accadeva. La “prima squadra” era un obiettivo per tutti i giocatori e frequentemente si lanciavano i giovani. Poi la regola è caduta, i campionati sono proliferati (A, B e C duplicati) ed è iniziato il declino dei vivai con riduzione conseguente dell’attività giovanile regionale e nazionale individuale. Con tornei privi di partecipanti o quasi i giovani potevano iscriversi anche alla categoria superiore ma si trattava di un palliativo perché nei giovani il cambio di categoria è troppo penalizzante sotto il profilo tecnico. La svolta ci fu con l’introduzione dei gironcini eliminatori. La partecipazione ad un torneo “garantiva” comunque più partite. E la situazione è nettamente migliorata.

Dinamica di un club

26 settembre 2013, Enzo Pettinelli
Il club è una comunità e per essere forte gli aderenti debbono sentirsi “gruppo” con pari opportunità, diritti e doveri. Se la prima squadra non è espressione della comunità, e quindi non è più un obiettivo da raggiungere anche per gratificazione sociale, ma è aperta ad esterni attirati con vantaggi economici per disputare il campionato, la comunità si divide. Una parte di giocatori viene subito trascurata per la necessità di dirottare maggiori risorse economiche sui nuovi arrivi che, tra l’altro, costano sempre di più dei giocatori del posto. Anche quelli bravi non si sentono più tranquilli perché il dirigente ambizioso potrebbe sempre preferire a loro qualche acquisto (che è pronto all’uso senza bisogno di doverci investire anni e anni di palestra). Un po’ alla volta il gruppo diventa un insieme di individualismi che si concentra sui propri interessi anziché sull’interesse comune. Il singolo guarda con distacco al campionato altrui e spesso non assiste perché impegnato nel “suo campionato” . Le risorse economiche sono sempre più assorbite dalla prima squadra, il vivaio è trascurato, i giocatori intermedi sono accontentati con un campionato intermedio. Il declino della prima squadra prima o poi arriverà e dietro esisterà ben poco perché il vivaio è stato abbandonato da tempo. In Italia solo poco più del 20% dei tesserati appartiene alle categorie giovanili. Ma è giusto che il campionato a squadre sia tanto importante da essere l’attività primaria del tennistavolo?

Strane elezioni

21 maggio 2013, Enzo Pettinelli
A Parigi si sono rinnovate le cariche della Federazione Mondiale Tennistavolo, Sharara è stato riconfermato Presidente. Le elezioni si sono svolte, per noi del tennistavolo italiano, in modo strano. La Repubblica di San Marino un voto. La Repubblica Cinese un voto. Poco tempo fa anche il CONI ha eletto il Presidente. Anche qui le elezioni si sono svolte in modo strano. La Federazione Tennistavolo un voto. La Federazione Scherma un voto. È tutto veramente strano.

Democrazia virtuale

11 maggio 2013, Domenico Ubaldi
Il 7,4% delle società detiene il 50,5% dei voti validi per l’Assemblea che elegge il vertice della federazione (fonte: Claudio Volpi). Detto in altre cifre, 46 società valgono più delle altre 577 messe assieme. Se questa fosse la contrapposizione e la federazione fosse un condominio, con numeri simili non si potrebbe decidere nulla se non qualcosa che riguarda il risparmio energetico degli impianti termici centralizzati. Situazione analoga esiste all’interno delle singole regioni. Il meccanismo delle vittorie agonistiche, che permette una cosa del genere, ha una qualche motivazione logica ma è perverso nella sua applicazione perché non pone limiti e fa sì che il potere elettivo sia concentrato in un ristretto numero di persone. Correttivi ce ne sarebbero diversi ma evidentemente non c’è interesse. Le regole possono essere cambiate naturalmente. Il fatto è che per farlo occorrono quelle 46 società e non centinaia... Però è anche vero che se le centinaia e centinaia di società a cui è stato sottratto nelle cose il diritto fondamentale della democrazia lo reclamassero a gran voce sarebbe difficile per le altre 46 e per il CONI fare finta che tutto sia regolare.

Classifiche

07 maggio 2013, Domenico Ubaldi
Se un giocatore batte un avversario più forte non conquista sempre lo stesso punteggio perché dipende dal tipo di gara. Batterlo in un torneo nazionale vale molto di più che batterlo in uno regionale. Un motivo tecnico non c’è perché l’avversario è sempre lo stesso. Che senso ha dunque introdurre criteri che nulla hanno a che vedere con il contenuto tecnico per stilare una classifica che mette in fila i giocatori per valore tecnico? Se un giocatore vince un torneo nazionale (oppure si piazza) ottiene un bonus consistente indipendentemente dal numero e dal valore dei partecipanti. E’ una cosa logica? E’ evidente che l’attuale impostazione miri a creare "interesse” ai tornei nazionali che probabilmente ne avrebbero molto meno se venissero tolti i privilegi di cui godono. Ma i tornei sono pagati dalle società e la scelta di far ricadere i costi “politici” sulle società partecipanti non è condivisibile in generale e soprattutto di questi tempi. La FITeT spende i soldi per l’attività di pochi, è una scelta, ma è ingiusto che le società siano chiamate ad impegnare consistenti risorse per palesi favoritismi. Il sistema dell’assegnazione di punteggi dovrebbe quindi essere aggiornato togliendo tutto ciò che non ha un vero significato tecnico, accentuando semmai proprio ciò che è tecnico. E se si dovesse rivoluzionare l’attività dando peso maggiore a quella individuale anziché a quella di squadra, anche il sistema dei punteggi dovrebbe essere nuovamente rivisto per adeguarlo maggiormente al significato originario di stabilire “il valore” del giocatore.